Decreto rinnovabili, c’è la firma di MiSE e MinAmbiente

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L'annuncio dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha parlato di un decreto "da 9 miliardi nei prossimi 20 anni". Ora manca solo la firma del ministro delle Politiche agricole, ultimo passaggio prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il testo e le nostre analisi del provvedimento.

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L’attesa infinita per il decreto con gli incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche pare terminata: il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e quello dell’Ambiente Gian Luca Galletti hanno firmato il decreto, senza modifiche rispetto al testo promosso a fine aprile da Bruxelles.

L’annuncio, che conferma voci di stampa girate ieri, è arrivato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenuto oggi un una conferenza stampa con Eni, Enel e Terna, che ha parlato di un decreto “da 9 miliardi nei prossimi 20 anni” .

Al decreto ora manca solo la firma del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, per poter essere pubblicato in Gazzetta ed entrare in vigore.

Calenda dunque sembra aver confermato quanto annunciato mercoledì scorso, quando dichiarava: “Sto cercando di capire i criteri con cui verranno distribuiti gli incentivi e verificando che la distribuzione abbia razionali solidi e trasparenti. Credo di concludere il lavoro la prossima settimana (cioè questa, ndr)”.

A quanto pare – ma dobbiamo ancora vedere il decreto firmato – la verifica fatta dal ministro non lo ha portato ad intervenire sul travagliato testo, che dovrebbe essere rimasto invariato rispetto alla versione approvata dalla Commissione (in allegato in basso per gli abbonati a QualEnergia.it PRO).

Per un paio di analisi che abbiamo pubblicato su quel testo (che a questo punto dovrebbe essere quello definitivo) si veda: “Decreto rinnovabili elettriche, un’analisi dei contenuti” e “I punti critici del decreto rinnovabili in arrivo”.

Come avevamo scritto, a complicare l’odisseico iter del decreto, era arrivata la richiesta di chiarimenti della direzione generale Concorrenza della Commissione Europea in merito agli incentivi alle biomasse elettriche, ex certificati verdi. Richiesta di chiarimento mossa da un ricorso di Fiper e lasciata cadere dopo che nelle settimane scorse l’associazione ha ritirato il ricorso a Bruxelles.

Il provvedimento finalmente in arrivo, come noto, cesserà i suoi effetti a fine anno. I tempi della sua vigenza sono già più che risicati per consentire di programmare gli investimenti, causando uno stallo in molti settori.

Nel settore si guarda già con apprensione al post 2016. La settimana scorsa Luciano Barra, capo della segreteria tecnica del dipartimento Energia del MiSE, intervenendo in un convegno organizzato da ANEV, aveva spiegato che il decreto deve cessare i suoi effetti il 31 dicembre 2016 perché dal 2017 gli incentivi nazionali dovranno rispettare nuovi requisiti, imposti dall’Unione Europea in materia di aiuti di Stato.

Le linee guida europee impongono di privilegiare meccanismi market based, come le aste, “per questo dal 2017 – ha spiegato Barra – ci saranno aste già a partire da 1 MW di potenza”. Mentre nel decreto in vigore e in quello atteso il limite di potenza oltre il quale si deve passare per le gare è posto, con l’eccezione di idroelettrico e geotermia, a 5 MW.

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