L’energia per tutti: reti locali, sistemi off-grid e sicurezza delle forniture

Per elettrificare le zone remote del pianeta si contrappongono due modelli: estendere le linee di trasmissione, costruendo grandi impianti di produzione, oppure puntare su rinnovabili e reti di piccole-medie dimensioni. Opzioni tecnologiche, obiettivi e problemi di entrambe le strategie.

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La strada per sconfiggere la povertà energetica è ancora in salita. Il problema è che la Banca Mondiale, insieme ad altre organizzazioni di questo tipo, sta finanziando progetti che rischiano di allontanare le Nazioni Unite dal loro obiettivo di garantire l’accesso universale all’energia entro il 2030, come stabilito dal programma Energy for All.

La strategia seguita dalla World Bank è “vecchia” perché si concentra sui grandi impianti centralizzati e sulle grandi linee di trasmissione, il modello opposto a quello delle reti locali e dei piccoli impianti alimentati da fonti rinnovabili. È questa la visione di Power for All, una coalizione internazionale di aziende e associazioni impegnate a sviluppare tecnologie e soluzioni di generazione distribuita, riassunta in un’intervista rilasciata dal direttore delle comunicazioni dell’ONG a un recente articolo di Greentech Media.

Generazione centralizzata o distribuita?

Il modello centralizzato, sostiene Power for All, ha due difetti principali: è troppo costoso e con tempi di realizzazione eccessivamente lunghi. Le barriere finanziarie sono molto difficili da superare, soprattutto nelle economie più arretrate e soprattutto quando si vogliono costruire reti di trasmissione/distribuzione che richiedono investimenti elevatissimi.

Pensiamo allora a tutte quelle zone rurali dell’Asia e dell’Africa prive di collegamenti ai servizi energetici basilari. Nel mondo, secondo le stime più recenti dell’ONU, oltre un miliardo di persone vive senza un allacciamento alla corrente elettrica.

Le previsioni sui costi per azzerare questa forma di povertà variano parecchio: 30-130 miliardi di dollari l’anno da investire nei Paesi emergenti, secondo un recente studio pubblicato su Environmental Research Letters (Paradigms and poverty in global energy policy: research needs for achieving universal energy access, in allegato in basso). In totale servirebbero circa 700 miliardi di dollari (stime IEA) per assicurare un accesso equo e universale all’energia entro il 2030.

La “sotto elettrificazione”

La ricetta proposta da Power for All è diversa e meno costosa: 70 miliardi di dollari basterebbero per diffondere micro-reti e fonti rinnovabili su vasta scala. Qui però s’innesta un altro problema, perché questo modello di generazione distribuita non potrebbe assolutamente coprire un fabbisogno energetico standard, analogo a quello cui siamo abituati nei paesi industrializzati. Stiamo parlando di forniture elettriche appena sufficienti per ricaricare un cellulare o accendere qualche lampadina.

Un recente studio IIASA-WRI (in allegato in basso) ha rivelato che le reti locali, in molti casi, non riescono a cambiare in modo profondo la qualità della vita delle persone, proprio a causa delle forniture discontinue. Se l’energia è poca e disponibile a intervalli irregolari, le persone continuano a vivere in condizioni di “sotto elettrificazione” in cui è possibile impiegare solo qualche dispositivo a basso assorbimento.

Anche guardando il mercato dei sistemi solari off-grid (SHS, Solar Home Systems) si vede che quelli più venduti appartengono alla categoria “entry-level” fino a 3 Wp. Piccoli, economici ma non certo potenti abbastanza da sfruttare chissà quale elettrodomestico.

I limiti del solare off-grid

Da un lato, quindi, è difficile fare progressi veloci con l’estensione del modello centralizzato (impianti di grandi utilities e reti di trasmissione/distribuzione). Dall’altro, però, la soluzione del solare off-grid non sempre riesce a soddisfare le esigenze “reali” degli abitanti.

Come ha osservato Sam Slaughter, amministratore delegato di PowerGen Renewable Energy (società del settore basata a Nairobi, in Kenya), il 70% delle case in Kenya si trova a poco più di un chilometro da una linea elettrica. In questi casi, sostiene Slaughter, potrebbe convenire di più ampliare la rete piuttosto che installare singoli sistemi solari da 500 o più dollari l’uno.

La partita, insomma, è molto più articolata di quanto appaia a prima vista. Tra i due estremi – generazione centralizzata vs distribuita – la carta vincente potrebbe essere data dalle reti locali di medie dimensioni, che sfruttano un mix di tecnologie con prevalenza di fonti rinnovabili.

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