Dare forza e diritti al “prosumer” di energia

La transizione energetica e la generazione distribuita passa per la figura del prosumer, cioè il cittadino che è contemporaneamente produttore e consumatore di energia da fonti rinnovabili. Dal Parlamento Europeo una spinta per la sua definizione giuridica e per affermare i suoi diritti nell'attuale mercato energetico.

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Il futuro della transizione energetica passa per la valorizzazione e la diffusione della figura del prosumer, cioè quella del cittadino che è contemporaneamente produttore e consumatore di energia da fonti rinnovabili. Una figura che sta emergendo sempre più con lo sviluppo della generazione distribuita: si pensi ad esempio ai proprietari di impianti fotovoltaici su tetto. E in Italia solo quelli di piccola taglia (sotto i 20 kWp) ammontano oggi a circa 600mila. Un cambio di paradigma nel settore dell’energia dove da sempre pochi produttori hanno guidato e comandato il mercato.

Fondamentale è allora la tutela del prosumer e, quindi, il fatto che le tariffe di rete e gli altri oneri di sistema che deve pagare riflettano equamente il suo impatto sulla rete, evitando il doppio addebito e assicurando parallelamente finanziamenti sufficienti per la manutenzione e lo sviluppo delle reti di distribuzione.

Anzi servirà prevedere anche una remunerazione per quei prosumer che forniscono alla rete capacità di stoccaggio (in Italia ad esempio è in corso una riforma che permetterà la partecipazione al Mercato dei Servizi di Dispacciamento anche a rinnovabili, accumuli e domanda).

Una recente risoluzione del Parlamento Europeo (26 maggio 2016) approvata a larga maggioranza in seduta plenaria contiene numerosi riferimenti all’importanza dei prosumer e alla necessità di definire giuridicamente il concetto, oltre ad eliminare gli ostacoli che essi incontrano.

I cittadini devono avere la facoltà di produrre, consumare, immagazzinare o scambiare la propria energia rinnovabile su base individuale o collettiva, di adottare misure di risparmio energetico e di divenire partecipanti attivi nel mercato dell’energia mediante la scelta dei consumatori, nonché di prendere parte con sicurezza e fiducia alla gestione della domanda”. Pertanto, si “ritiene, in questo contesto, che si debba trovare un accordo su un’interpretazione pratica comune della definizione di ‘prosumatori’ a livello di Unione, attraverso un processo partecipativo guidato dalla Commissione”.

Si tratta di una proposta sui “prosumer” di energia portata avanti dai deputati europei del M5S, in particolare da Dario Tamburrano, insieme ad altri deputati del PE. Un’altra proposta, sebbene non sia stata approvata dal Parlamento per pochissimi voti, era stata formalizzata in un emendamento che chiedeva di considerare bene comune l’energia rinnovabile prodotta da “prosumer” e dalle cooperative locali (questa proposta era stata approvata dalla Commissione ITRE del Parlamento Europeo).

La risoluzione votata dal PE si basa su una Comunicazione del 15 luglio 2015 della Commissione al Parlamento dal titolo “Un new deal per i consumatori di energia” (vedi sotto). Per creare questo “nuovo corso” per i consumatori si delineavano qui anche gli aspetti che caratterizzano il prosumer così, come gli ostacoli, che impediscono a famiglie, imprese e industria, ad esempio, di ridurre i propri costi energetici attraverso l’autoproduzione e l’autoconsumo.

In questo documento della Commissione si dice chiaramente che “la combinazione di una produzione decentralizzata e lo stoccaggio che danno maggiore flessibilità alla domanda possono consentire ai consumatori di diventare i propri fornitori e gestori di (parte) del loro fabbisogno energetico, diventando nel contempo produttori e consumatori e riducendo così le proprie fatture energetiche”.

Vi si specifica inoltre che “quando l’autoconsumo combina in maniera equilibrata produzione e carico di rete, può contribuire a ridurre le perdite della rete e situazioni di congestione, con un risparmio di costi di rete nel lungo periodo che altrimenti sarebbero fatturati ai consumatori”.

La conseguenza che ne deriva, e che viene affermata nella Comunicazione, è che se i consumatori producono la propria energia elettrica grazie alle rinnovabili, prelevando minori quantità di elettricità dalla rete, ciò inciderà sulle modalità di calcolo delle tariffe di rete. Quindi, si avverte, “le tariffe di rete dovrebbero essere strutturate in modo da rispecchiare i costi in maniera equa, sostenendo nel contempo l’efficienza energetica e gli obiettivi in materia di energie rinnovabili, pur restando di semplice comprensione e trasparenti per i consumatori”.

La risoluzione del 26 maggio del Parlamento, che si basa su tali indicazioni, raccomanda pertanto gli Stati membri di ridurre al minimo possibile gli ostacoli amministrativi che si frappongono alla nuova capacità di autoproduzione, in particolare eliminando le restrizioni di accesso al mercato e alla rete.

Secondo il deputato europeo Tamburrano, che nel suo sito affronta la questione, per continuare questa battaglia per questo concetto rivoluzionare in tema energetico ci si potrà basare, oltre che dall’appoggio di moltissimi eurodeputati, anche su un recentissimo documento dal titolo “Prosumer Rights: Options for an EU legal framework post-2020” (vedi sotto), curato dagli avvocati ambientalisti di Client Earth, su richiesta di Greenpeace, che spiega le modalità tecnico-giuridiche per dare un quadro legale europeo ai “prosumer” (sia al livello individuale che collettivo, quindi inclusi anche i condomini) e ai loro diritti nell’ambito del mercato interno dell’energia.

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