L’impianto fotovoltaico domestico: breve guida all’acquisto

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Avete deciso di installare un impianto solare fotovoltaico sul tetto di casa per produrre la vostra energia elettrica? Ecco qualche consiglio su come scegliere l'impianto giusto, come valutare prezzi e offerte che ci vengono presentate e i criteri da adottare per scegliere un installatore competetente.

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Avete deciso di installare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa per produrre la vostra elettricità? Qualche consiglio su come scegliere l’impianto giusto, come valutare prezzi e offerte che ci vengono presentate e i criteri da adottare per scegliere un installatore competetente.

Il dimensionamento

Ai tempi del conto energia, quando tutta la produzione dell’impianto era incentivata, con tariffe diverse a seconda della taglia, per gli utenti domestici si installavano di solito impianti da 3 kWp, la soglia massima dello scaglione di potenza incentivato più generosamente. Ora non è più così: la scelta più conveniente è dimensionare l’impianto su misura dei propri consumi. Impianti di taglia residenziale in genere vanno tra i 2 e i 6 kWp, ma possono anche avere una potenza maggiore.

Conviene, infatti, che l’impianto non produca più energia di quella consumata, perché l’eccedenza immessa in rete verrebbe sì retribuita, ma a valori inferiori di quelli pagati per i kWh prodotti fino al raggiungimento dei consumi. Inoltre, queste entrate sarebbero tassate (secondo la propria aliquota fiscale), in quanto le eccedenze generano appunto ricavi soggetti a imposizione fiscale.

Dato che l’impianto va “cucito su misura” dell’utente, a parità di consumi basterà un impianto più piccolo e dunque meno costoso per chi vive dove c’è più sole. Ad esempio, una famiglia che consumi 4.000 kWh/anno, se vive al Sud dovrebbe optare per un impianto da circa 2,75 kWp, mentre la stessa utenza al Nord dovrebbe preferire un impianto da 3,5 kWp.

Nello stimare la produzione dell’impianto, oltre che della latitudine e della radiazione solare disponibile il progettista terrà conto di altri fattori. Ad esempio bisogna vedere se il vostro tetto è esposto perfettamente a Sud e se permette di installare i moduli con la giusta inclinazione. Uno scostamento di 90° a Est o Ovest causa una riduzione del 20% della produzione su base annuale. Alle nostre latitudini, moduli inclinati oltre i 30° producono meno di quelli inclinati meno di 30°: più i moduli sono inclinati e meno producono. Moduli inclinati a 90°, quindi verticali, perdono il 30% rispetto alla condizione ottimale.

Spesso si dimensiona l’impianto in modo da coprire anche consumi elettrici previsti per il futuro, ad esempio l’installazione di condizionatori o di piastre ad induzione per la cottura.

Massimizzare l’autoconsumo

La convenienza del FV è più alta per chi consuma più elettricità. Per questo una buona idea potrebbe essere abbinare al fotovoltaico l’installazione di pompe di calore elettriche. Questa applicazione, spesso molto efficiente, fornisce sia raffrescamento che calore, sposta i consumi per il riscaldamento dalla bolletta del gas a quella elettrica, con grande convenienza per chi l’elettricità se la produce in proprio con il solare.

Altro fattore che aumenta la convenienza del fotovoltaico è la massimizzazione dell’autoconsumo, cioè il fatto di riuscire ad utilizzare direttamente, senza farla passare per la rete, quanta più possibile dell’energia prodotta dall’impianto.

L’energia usata direttamente, infatti, sostituisce quella prelevata dalla rete ed è conveniente perché su questa non si pagano oneri di rete e di sistema, tasse e costi di dispacciamento e commercializzazione. Queste voci pesano per quasi il 60% del prezzo del kWh che si compra dalla rete.

È molto più conveniente dunque usare sul momento tutta l’energia prodotta dal solare, anziché immetterla in rete, visto che non consumiano abbastanza di giorno, e poi dover acquistare altra elettricità dalla rete alla sera. Ciò nonostante il meccanismo dello Scambio su posto, che funziona come una sorta di batteria virtuale, rimborsa una parte degli oneri, di cui sopra, quando paga l’energia non consumata direttamente e che viene immessa in rete.

L’autoconsumo tipico di una famiglia italiana è dell’ordine del 30-40%. Ma si può aumentare questa quota, e dunque risparmiare di più grazie al FV, spostando nelle ore di sole tutti quei consumi elettrici ‘gestibili‘, come lavastoviglie, lavatrici e asciugatrici. Esistono anche dei sistemi di domotica capaci di coordinare i carichi con la produzione dell’impianto FV (si veda anche il nostro Speciale Tecnico: “Fotovoltaico e autoconsumo: tecniche e strategie per incrementare l’autoconsumo di energia elettrica prodotta dall’impianto”).

Aggiungere le batterie?

Altra soluzione per usare l’energia del FV senza farla passare per la rete è dotarsi di batterie per accumularla. Attualmente i costi sono elevati,  ma le batterie, come l’impianto FV godono della detrazione fiscale del 50% per cui si riesce a rintrare dell’investimento in tempi accettabili, anche se più lunghi rispetto al caso di un semplice impianto FV senza storage

Ci attendono nei prossimi anni significative riduzioni dei costi dei sistemi di accumulo: ad esempio Deutsche Bank prevede che il costo aggiuntivo per dotare di storage un impianto fotovoltaico in 5 anni calerà di 7 volte. Per questo una buona idea può essere installare già ora sul nuovo impianto FV un inverter con predisposizione per utilizzo con storage.

Il prezzo dell’impianto

Una volta che avete capito che impianto volete, dovrete valutare le offerte sul mercato. In genere un impianto residenziale oggi si può acquistare a poco meno di 2.000 euro per kW di picco (esclusa Iva al 10%). Ogni kWp richiede una superficie di circa 7 m2. Si tratta di un prezzo onnicomprensivo, che include non solo materiali, progettazione e installazione, ma anche le consulenze necessarie per richiedere le autorizzazioni e la connessione elettrica.

Sul mercato si trovano prezzi sia molto più alti che molto più bassi. Sappiamo ad esempio di offerte che scendono fino a 1.700 euro al kWp: su un impianto da 3 kWp in questo caso si andranno a spendere ben 1.500 euro in meno per il sistema, accorciando non di poco il tempo di ritorno dell’investimento.

Nel valutare le offerte va verificato se siano inclusi tutti i servizi di consulenza, oltre che verificare le garanzie, i livelli qualitativi dei materiali usati e last but not least, il rispetto delle normative di sicurezza nell’installazione, che può essere molto costoso per l’azienda, dato che solitamente si tratta di un lavoro “in quota”, sul tetto.

Gli incentivi: detrazione fiscale e Iva agevolata

Il fotovoltaico gode della detrazione fiscale del 50% per le ristrutturazioni edilizie: porta cioè in detrazione dall’Irpef su 10 anni, con quote di pari importo, il 50% della spesa sostenuta. Vale solo per le persone fisiche. Possono goderne non solo i proprietari, ma anche gli inquilini o i familiari, a patto che siano loro a sostenere le spese. Non è necessario effettuare una ristrutturazione contestuale (a differenza che per il bonus mobili), ma si può godere di questo incentivo solo per interventi in unità immobiliari residenziali o parti comuni di edifici residenziali.

In quanto “bene significativo”, l’impianto FV gode dell’aliquota Iva agevolata del 10%. Questa però si applica solo sulla differenza tra il valore complessivo della prestazione (costo installazione compreso) e quello dei beni stessi.

L’installatore

Per la progettazione e l’installazione si consiglia di preferire quelle ditte specializzate che possono dimostrare di aver realizzato tanti impianti, anche e soprattutto nell’ultimo anno: significa che sono rimaste aggiornate sia dal punto di vista tecnico (nuovi prodotti) che normativo (tante le nuove regole tecniche e amministrative).

I materiali

Se possibile preferire prodotti di marche internazionalmente riconosciute, sia per l’esperienza acquisita negli anni che per la solidità delle aziende. Aspetto da considerare per eventuali interventi in garanzia. Giusto sottolineare che un componente FV cinese non significa prodotto di scarsa qualità, anzi, spesso sono di gran lunga i più grandi produttori di moduli FV al mondo, con affidabilità e standard qualitativi ai massimi livelli.

Si consiglia di richiedere dispositivi di ottimizzazione della produzione energetica. Si tratta di “scatolette” da installare dietro i moduli (in certi casi sono già preinstallati nella scatoletta di giunzione dei moduli) che consentono a ogni modulo di lavorare indipendentemente dallo stato di quelli adiacenti, garantendo quindi maggiore continuità nella produzione e consentendo il monitoraggio di ogni singolo modulo.

Ricordiamoci che è bene chiedere che l’inverter sia predisposto a gestire i sistemi di accumulo, in modo che non lo si dovrà cambiare se in seguito si deciderà di installare una batteria.

Manutenzione

Si consiglia di sottoscrivere un contratto di manutenzione che preveda come minimo il monitoraggio dell’impianto fotovoltaico e un sopralluogo nei primi 2 anni, meglio se all’inizio del periodo di funzionamento dell’impianto: i problemi, a volte, si verificano soprattutto nella fase iniziale.

Garanzie

Sui componenti valgono le garanzie offerte dai costruttori. Per i moduli la copertura è tipicamente di 10 anni sulla parte meccanica e 25 anni sulle prestazioni. Genericamente la riduzione delle prestazioni è graduale e potrebbe essere del -10% dopo 10 anni e del -20% dopo 25 anni.

Per gli inverter la garanzia più comune è 5 anni, ma sempre più aziende offrono 10 anni di copertura. Si consiglia di preferire quest’ultima soluzione.

L’impianto fotovoltaico nella sua interezza ha per legge la classica garanzia di 2 anni, che deve essere fornita da chi realizza l’impianto. Se si verifica un problema che dipende da un singolo componente, la responsabilità è del fornitore. Se invece il motivo del malfunzionamento è legato all’installazione o alla progettazione, la responsabilità è della ditta installatrice/venditrice. In alcuni casi, per ora rari, la ditta venditrice offre una garanzia di prestazioni per il primo anno.

(Articolo originariamente pubblicato l’8 giugno 2016)

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