Decreto rinnovabili elettriche, ecco perché è bloccato e forse non arriverà mai

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L'enorme ritardo del decreto rinnovabili sta paralizzando il settore. QualEnergia.it ha scoperto da cosa dipende l'attuale fase di stallo. Addirittura il provvedimento potrebbe non vedere mai la luce. Spieghiamo la situazione in un articolo più dettagliato su QualEnergia.it PRO.

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Doveva essere emanato entro il 31 dicembre 2014, cioè oltre un anno e 5 mesi fa, ma il decreto con i nuovi incentivi alle rinnovabili elettriche di fatto ancora non c’è. Ne abbiamo seguito con attenzione le vicende, tra bozze successive, passaggi in Conferenza Stato- Regioni e in Commissione Europea.

Circa un mese fa si era arrivati a un testo che si diceva pronto per la firma dei ministri competenti, del quale abbiamo analizzato i contenuti. Poi ancora il buio, con una crescente apprensione degli operatori: che fine ha fatto? Quanto dobbiamo aspettare ancora?

QualEnergia.it lo ha scoperto e lo spiega in dettaglio in un articolo a cura di Leonardo Berlen pubblicato oggi su QualEnergia.it PRO, la nostra sezione riservata agli abbonati:

L’articolo “Ecco perché il decreto rinnovabili è bloccato. Forse per sempre?” riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO

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Come si è arrivati a questo stallo e come la situazione potrebbe evolvere?

In estrema sintesi QualEnergia.it è venuta a conoscenza di una lettera formale della direzione generale “Concorrenza” della Commissione Europea che chiede al nostro Governo chiarimenti sugli incentivi alle biomasse elettriche, ex certificati verdi, presenti nel decreto fonti rinnovabili non FV visto che, si spiega, potrebbero essere la causa di una distorsione nel mercato di approvvigionamento dei combustibili legnosi.

Questo sarebbe probabilmente il motivo scatenante per cui il decreto, rinviato dalla Commissione ai nostri ministeri competenti il 29 aprile, non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a distanza di oltre un mese.

Non siamo a conoscenza dell’identità del ricorrente, cioè di chi ha sporto reclamo, ma abbiamo fatto delle supposizioni e controllato. In particolare alcuni ritengono sia stata la Fiper, che ha sempre sostenuto le argomentazioni presentate in quella lettera della CE. Il suo presidente nega fermamente di aver fatto un esposto simile.

Il fatto rilevante è però che, anche forse sotto l’input di questa lettera di chiarimenti, il neo ministro Carlo Calenda abbia voluto vederci chiaro sul tema incentivi, entrando a gamba tesa su questo provvedimento che non ha apprezzato neanche nel suo complesso.

Dallo stesso MiSE non si ha la percezione su quando questo provvedimento verrà varato e se mai lo sarà.

Qui ci limitiamo a una breve considerazione “politica”. Il Presidente del Consiglio ha affermato, non più tardi di qualche settimana fa, di voler raggiungere nel 2018 la quota del 50% di rinnovabili per la produzione di energia elettrica. E’ possibile allora che un settore che si considera così strategico venga lasciato in questo stato di abbandono normativo?

Il provvedimento, come noto, cesserebbe i suoi effetti a fine anno. Anche se venisse firmato oggi – cosa poco probabile, come emerge dalla nostra inchiesta su QualEnergia.it PRO –  i tempi sarebbero più che risicati per consentire di programmare investimenti come quelli in rinnovabili. Ad esempio, dato che per la consegna di una turbina mini eolica – ci viene segnalato – ci vogliono almeno 4-5 mesi – l’accesso diretto agli incentivi è di fatto precluso, mentre i registri, che permettono di prenotare il diritto all’incentivo sono già in overbooking e chiusi a tutti nuovi progetti, dato che il criterio di precedenza è l’anteriorità nei titoli autorizzativi. Immaginate quale banca scommetterebbe in nuovi progetti nelle rinnovabili elettriche in questo contesto.

Insomma, in Italia le rinnovabili (non FV) sono al palo: il know-how e i capitali che potrebbero essere valorizzati in Italia si stanno riversando all’estero, in Paesi che hanno definito un percorso più chiaro per lo sviluppo delle rinnovabili, come emerge dall’ultimo Irex Report di Althesys. Tutto questo per il fatto di non essere riusciti, in oltre due anni di lavoro, a creare un quadro normativo stabile.

Per questo motivo il decreto, anche alla luce di quel che emerge dalla nostra indagine, potrebbe ormai essere difficile da recuperare, ma si spera che gli stessi errori non si ripetano per il prossimo decreto, quello che dovrà definire i meccanismi incentivanti dal 2017 e – come annunciato dal governo – con un orizzonte almeno triennale.

Per rimediare al disastro fatto con il decreto attualmente atteso e “missing in action”, il Governo potrebbe pubblicare questo subito e accelerare con il prossimo, affinché gli operatori possano guardare al futuro con qualche certezza, anziché brancolare nel buio come sta tuttora accadendo.

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