Bene su CO2, male su sicurezza e costi: l’energia in Italia secondo l’ENEA

  • 1 Giugno 2016

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Le imprese italiane con consumi medio-bassi pagano l'elettricità circa il 30% in più rispetto a media Ue. Moltissimi dati interessanti sull'energia in Italia nel primo numero dell’ “Analisi trimestrale del sistema energetico italiano”, il nuovo servizio di informazione dell’Agenzia.

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Nei primi tre mesi del 2016, i consumi di energia a livello nazionale hanno registrato un calo dello 0,6% (in parte spiegabile da inverno più mite), con un incremento dell’utilizzo dei prodotti petroliferi del 4% e una diminuzione del 5% del gas nel settore residenziale. In parallelo, nel mix della generazione elettrica è aumentato l’utilizzo di fonti fossili (gas +11%) e si è ridotto l’apporto delle rinnovabili, a causa del forte calo della produzione idroelettrica (-17%). Stabili, invece, nell’insieme, eolico e solare.

È quanto emerge dal primo numero dell’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, a cura dell’ENEA (in allegato in basso), il nuovo servizio di informazione dell’Agenzia che in questo numero fotografa il primo trimestre 2016 e analizza le tendenze 2015.

Fra le novità un indice sintetico per valutare il livello di soddisfacimento del cosiddetto trilemma energetico – decarbonizzazione, sicurezza energetica e costo dell’energia. “Complessivamente – spiega Francesco Gracceva, dell’Unità Studi e Strategie ENEA, responsabile del gruppo di ricerca che ha curato l’analisi – a fine 2015 l’Italia presenta un grado di soddisfacimento del trilemma energetico del 63%, risultante da una situazione positiva di superamento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2020, combinata con la presenza di rilevanti criticità sul fronte dei costi dell’energia e della sicurezza energetica”.

Le principali criticità sono legate al costo dell’energia che incide sulla competitività del sistema produttivo: ad oggi, rileva l’ENEA, il prezzo dell’energia elettrica pagato dalle imprese italiane con consumi medio-bassi resta di circa 4 centesimi di euro a kWh maggiore della media Ue, vale a dire il 30% in più (al netto delle imposte detraibili); questa voce ha mostrato un andamento ambivalente negli anni 2010-2015, con un progressivo disallineamento tra i prezzi italiani e quelli medi europei, registrando però un leggero miglioramento a partire dal 2013.

Riguardo alla sicurezza energetica, a fine 2015 il mercato elettrico continua a presentare le criticità emerse negli ultimi anni, come ad esempio la bassa redditività degli impianti di generazione. La stessa criticità caratterizza il settore della raffinazione, nonostante l’incremento dell’utilizzo degli impianti e un aumento dell’export di gasolio (+150%) e benzina (+20%) rispetto al 2014.

Riguardo al gas naturale, il calo della domanda degli ultimi anni ha notevolmente allentato le tensioni, ma l’analisi mostra come eventi estremi (ma non escludibili a priori), come un’interruzione a fine inverno dell’approvvigionamento di gas dalla Russia, possano tuttora determinare rischi rilevanti.

In termini di decarbonizzazione, alla fine del 2015 l’Italia fa meglio del target Ue 2020 relativo alle emissioni di CO2 (che sono già inferiori del 34% rispetto al target), nonostante un incremento di oltre il 3% delle emissioni prodotte nell’arco dell’ultimo anno, principalmente a causa dell’aumento dei consumi di energia (+ 2,5% rispetto al 2014) e al maggiore ricorso alle fonti fossili (+3,8%).

Il bollettino (pdf)

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