La produzione di petrolio non riesce più a soddisfare la domanda?

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Solo poche settimane fa la produzione di greggio era superiore alla domanda. Adesso è il contrario. La prima conseguenza è l'aumento dei prezzi per tutto il 2016. Secondo Goldman Sachs, solo nel 2017 la produzione supererà di nuovo la domanda, ma a prezzi lontani dai minimi di inizio 2016.

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Il deficit nell’approvvigionamento di greggio, indotto principalmente dalle interruzioni delle forniture in Nigeria e Canada, e la crescita della domanda globale hanno portato nei giorni scorsi la banca d’affari americana Goldman Sachs ad aggiornare verso l’alto le stime del prezzo del petrolio sul mercato WTI (West Texas Intermediate) di New York per il secondo trimestre dell’anno: dai 35 dollari al barile previsti a marzo ai 45 dollari odierni.

«Il mercato petrolifero è passato da una fase di saturazione degli stoccaggi a una di deficit molto prima di quanto ci aspettassimo», hanno affermato gli analisti della banca, che viene considerata tra le più ribassiste sui mercati delle materie prime a livello mondiale.

Le quotazioni degli ultimi giorni si aggirano intorno ai 48-50 dollari al barile in entrambi i mercati di riferimento (Brent e WTI), molto al di sopra rispetto ai minimi storici di febbraio, quando il prezzo al barile si attestava intorno ai 30 dollari.

Domanda maggiore dell’offerta per tutto il 2016

Secondo Goldman Sachs il deficit nella produzione si manterrà intorno ai 400.000 barili al giorno per tutta la seconda metà del 2016, mentre il ritorno al surplus di generazione è previsto per i primi mesi del 2017.

Surplus e deficit della produzione di greggio a livello globale dal 2014 e stime fino al termine del 2017 (fonte: Goldman Sachs).

Le previsioni di Goldman Sachs per il prezzo del barile si aggirano per la seconda metà del 2016 intorno ai 50 dollari. All’inizio del 2017 il prezzo del barile sarà sui 45 dollari (in precedenza era previsto un prezzo di 55 dollari) per poi crescere fino a 60 $ verso la fine dell’anno. 

La produzione tornerà a salire

Gli atti di sabotaggio che si sono susseguiti in Nigeria e i vasti incendi che si sono verificati in Canada hanno ridotto nelle ultime due settimane le forniture di greggio da 1,5 milioni a 2 milioni di barili al giorno. Poiché la IEA (International Energy Agency) stima una produzione di 96 milioni di barili al giorni nel 2016, questo vuol dire il 2% circa di produzione in meno ogni giorno.

I prezzi ne hanno comunque risentito ancora poco (sono saliti di solamente di 2 $ al barile nelle ultime settimane), segno che le scorte sono ancora consistenti. Il ritorno a una produzione superiore rispetto alla domanda nel 2017 è basata sull’ipotesi che i fornitori a basso costo, come Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti e Russia, continueranno a guidare la crescita della produzione.

Le stime della IEA

La IEA ha stimato per il 2016 una crescita media della domanda di greggio di 1,2 milioni di barili al giorno rispetto al 2015, in conseguenza soprattutto della richiesta di benzina in mercati chiave come Cina, Russia e India.

La crescita della domanda non è però compensata dall’aumento della produzione. Nei primi mesi del 2016 la produzione nei Paesi OPEC è infatti aumentata di 330.000 barili per un totale di 32,76 milioni di barili al giorno, mentre quella dei Paesi non-OPEC è scesa di 125.000 barili (56,6 milioni in totale). L’incremento della produzione di greggio dei Paesi OPEC è da ricondurre in primo luogo a Iraq e Iran, Paese che ha ripreso a vendere greggio sui mercati internazionali dopo la sospensione delle sanzioni.

Il prezzo del barile influenza le stime sulle riserve provate

Ricordiamo che c’è una correlazione diretta tra il prezzo del petrolio e la stima delle riserve provate di greggio. Le riserve provate rappresentano la quantità di greggio che tecnicamente ed economicamente può essere estratta dai giacimenti e dipendono quindi dal prezzo del greggio e dalle tecnologie disponibili.

Secondo le statistiche del BP Review 2015, tra il 2004 e il 2015 le riserve mondiali provate di petrolio sono cresciute di 334 miliardi di barili per raggiungere complessivamente 1,7 triliardi di barili. Ma non vuol dire che si tratta di nuovi giacimenti che sono stati scoperti: per lo più si tratta di petrolio che ha cambiato classificazione in conseguenza dell’aumento del prezzo del greggio.

Un esempio è quello del Venezuela, che a fine 2004, in un periodo di basso prezzo del petrolio, aveva riserve provate per 80 miliardi di barili e a fine 2014 per 298 miliardi. Il Venezuela nel decennio 2004-2014 ha rappresentato i tre quarti della crescita delle riserve provate di greggio nei Paesi OPEC. Al variare del prezzo del petrolio ci possono essere quindi delle variazioni (più o meno marcate) nelle stime delle riserve provate.

Ma questo non vuol dire ovviamente che di petrolio ce ne sia di più di quanto ipotizzato in precedenza. E anche che il picco della produzione di petrolio si sia allontanato indefinitamente.

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