Il ministro possibile, Chicco Testa, ipse dixit

Chicco Testa è uno dei papabili alla poltrona di ministro dello Sviluppo Economico. Siamo andati a ritrovare alcune sue dichiarazioni degli anni del “rilancio del nucleare in Italia” (2010-2011) e alcune più recenti. Sono passati solo 4-5 anni, ma sembra una vita fa. Tuttavia ricordare ogni tanto può essere utile.

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Chicco Testa è uno dei papabili alla poltrona di ministro dello Sviluppo Economico. Non che le alternative siano di particolare gradimento per tutti coloro che operano nel campo delle rinnovabili, dell’efficienza energetica e della green economy in genere (vedi Claudio De Vincenti o Teresa Bellanova). Anzi.

Ma l’attuale presidente di Sorgenia e Assoelettrica è, per usare un eufemismo, particolarmente organico ai grandi gruppi energetici italiani e ha dimostrato negli anni di non essere certo un fautore di un modello diverso di produzione e consumo energetico.

La sua storia e il suo curriculum sono su tutti i giornali. Testa è un uomo che da tempo incarna la classe dirigente di questo paese. Ognuno su di essa ha la sua opinione, ovviamente, ma quello che molti trovano stridente sono le sue battaglie, sempre dalla parte opposta alla generazione distribuita e alle fonti pulite.

Siamo andati ad esempio a ritrovare alcune sue dichiarazioni degli anni del “rilancio del nucleare in Italia”. Sono passati solo 4-5 anni, sembra una vita fa. Ma ricordare può essere utile.

All’epoca era operativo il blog “Forum nucleare italiano” curato e promosso proprio da Chicco Testa; uno strumento per accompagnare la rinascita del nucleare in Italia. Mission del sito era di dimostrare come, parole di Chicco Testa, “quella nucleare sia una scelta necessaria per il paese“.

Il Forum aveva anche promosso una discussa e discutibile campagna pubblicitaria (oggi non più visibile, come lo stesso blog: www.newclear.it, dissoltosi dopo Fukushima). Si stimava avesse un costo di 6 milioni di euro. Dietro si presume ci fossero Edf, Enel, Gdf Suez, Techint, Terna e Westinghouse e altri gruppi coinvolti nel potenziale business degli agognati reattori italiani. QualEnergia.it ne parlava qui: Chi paga la pubblicità (travestita) al nucleare.

Lo spot del Forum nucleare fu poi bocciato dal Giurì per la sua comunicazione ambigua.

Chicco Testa era entusiasta delle visite di quel sito, probabilmente esagerandone il numero (“30mila presenze al giorno e oltre un milione e 143mila pagine viste”). E si vantava dicendo che c’erano “più di 17mila commenti pubblicati sul blog”. Ma va detto che gran parte erano fortemente critici, e non mancavano certo gli insulti, come aveva detto lo stesso Testa.

In quei giorni di fine 2010 Chicco Testa commentava riguardo a quella campagna: “Molti interventi esprimono la loro contrarietà all’energia nucleare e il loro favore per le fonti rinnovabili; il fatto è che si tratta di due forme di energia che non sono alternative una rispetto all’altra. Anzi, possono e devono convivere, ciascuna svolgendo una funzione diversa”.

Il pensiero energetico del (forse) prossimo ministro del MiSE viene puntualizzato in quest’altro passaggio ripreso dalle agenzie, sempre nel dicembre del 2010: “Quasi il 70% dell’energia elettrica mondiale si fa con i combustibili fossili: carbone (40% circa), gas e olio combustibile. Le fonti rinnovabili da sole non possono ridurre il peso di queste fonti che sono molto inquinanti; inoltre le rinnovabili hanno alcuni limiti strutturali. Il più importante è che non sono sempre disponibili ma, soprattutto l’eolico e il solare, dipendono dalle condizioni climatiche”. E aggiungeva “… per cui ci vogliono impianti in grado di funzionare 24 ore su 24. E questi o sono alimentati dai combustibili fossili o dall’energia nucleare. L’alternativa non è tra rinnovabili e nucleare, ma tra carbone e nucleare”.

La bontà del rinascimento nucleare veniva avvalorata da Testa per il fatto che il referendum del maggio 1987 non aveva affatto bocciato ‘formalmente’ il nucleare, né stabilto la chiusura delle centrali.

Diceva, infatti: “Quella decisione fu politica. I tre quesiti su cui si votò erano relativi all’abrogazione di tre norme secondarie: un comma che attribuiva al Cipe poteri per la localizzazione delle centrali nucleari; un secondo comma sull’erogazione di fondi per le aree dove sarebbero state installate le centrali nucleari; infine una norma che consentiva all’Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero”.

Per Chicco Testa quel “referendum si svolse oltre 23 anni fa, sotto l’effetto emotivo dell’incidente di Chernobyl” “Nel frattempo – aggiungeva – moltissime cose sono cambiate, quell’incidente può essere valutato in una prospettiva storica, un’altra generazione di italiani è cresciuta e ha il diritto di discutere di un tema che da allora è stato cancellato dal dibattito nazionale; gli italiani hanno diritto di sapere perché in tutti gli altri paesi del G8 si continua a produrre energia nucleare e perché l’energia nucleare sta rinascendo nel mondo” (ecco qualche dato sul nucleare degli ultimi decenni: Nessun rinascimento nucleare … e intanto le rinnovabili crescono).

Poi gli italiani gli risposero nel referendum. Ma forse, secondo l’attuale presidente di Assoelettrica, ancora sotto un altro effetto emotivo, quello di Fukushima.

Solo a titolo di cronaca ricordiamo la sua difesa del nucleare anche nelle ore successive del disastro alla centrale atomica Fukushima, in una trasmissione de La7, dove minimizzava, senza avere nessuna informazione di prima mano, la situazione (vedi stralcio della trasmissione), anche se già in quei momenti alcuni esperti paventano il peggio.

Interessante anche il pretesto dei cambiamenti climatici “pro-atomo”. Affermava Chicco Testa: “Nel 1987 il cambiamento climatico non era ancora un’emergenza mondiale. Oggi lo è. Istituzioni internazionali come l’Onu, l’Ocse e la Ue lanciano l’allarme e indicano il nucleare come una delle soluzioni per limitare l’aumento della temperatura terrestre. Persino diversi dei fondatori del movimento ambientalista mondiale hanno cambiato idea e oggi credono che il nucleare sia una delle vie da percorrere per evitare la catastrofe climatica. E allora perché non riaprire su questo un dibattito nazionale?”. All’epoca il nemico da combattere era dunque il carbone.

Ma parlando della forte crescita della domanda elettrica che dovevamo attenderci, ecco la cantonata più grande del (forse) futuro Ministro: “Oggi – diceva all’inizio nel febbraio 2011 – nel mondo l’elettricità si produce sempre più con il carbone, e se vogliamo ridurre le produzione di energia elettrica dai combustibili fossili il nucleare è una possibilità, altrimenti non ce la facciamo”. “Sono cambiate tantissime cose in questi ultimi 20-30 anni, soprattutto la domanda di energia elettrica, che continua a crescere. Per rispondere a questa domanda, l’atomo serve”.

Poco meno di due anni e mezzo dopo, nel giugno 2013 affermava, leggendo i dati Terna si rammaricava: “siamo a 22 mesi consecutivi di contrazione della domanda: segno che la crisi economica si sta aggravando e che la strada da percorrere, per tornare a quello che eravamo prima del 2008, è sempre più lunga e più ripida”. E spiegava: “La situazione del settore termoelettrico si sta facendo drammatica; a fronte di un positivo risultato delle rinnovabili, cresciute sul giugno 2012 di ben 2 miliardi di kWh, le centrali termoelettriche hanno accusato un calo di quasi il 23%, passando da 16 a poco più di 12 miliardi di kWh di energia prodotta. Una situazione che richiede un urgente ripensamento degli assetti del mercato elettrico e delle regole del settore”.

Ma non dovevamo fare, non una, ma quattro centrali nucleari, solo 30 mesi prima?

Quando nell’aprile del 2014 la domanda elettrica peggiora afferma poi pubblicamente: “Di fronte a questi dati crediamo che una revisione delle regole che governano il mercato elettrico e soprattutto una radicale riforma delle tariffe elettriche non sia più procrastinabile, pena porre le imprese del settore in una situazione di crescente difficoltà, che in alcuni casi potrebbe rivelarsi fatale” (si veda il suo intervento sull’argomento su questo sito).

Detto, fatto! Questa è storia degli due anni, con delibere e leggi tutte orientate al salvataggio delle centrali a fonti fossili e all’affossamento delle energie pulite.

Beh, a pensarci bene, Chicco Testa è il ministro giusto per questo governo.

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