Biocarburanti, anche con revisione obiettivo UE faranno aumentare le emissioni

Un report di Transport&Environment rilegge in maniera critica le stime della Commissione: anche dopo la riforma ILUC, i biofuel di prima generazione farebbero crescere le emissioni di quasi il 4%: è come mettere in circolazione 12 milioni di auto aggiuntive.

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La Commissione Europea è in procinto di emanare una nuova Direttiva che dovrà definire la politica energetica europea nei trasporti nel periodo 2020-2030, rispetto in particolare ai biocarburanti.

Un tema delicato, che più volte ha suscitato le critiche del mondo ambientalista a causa delle ingenti emissioni provocate soprattutto dal cosiddetto ILUC (Indirect land-use change), il cambio d’uso dei suoli indotto dalla produzione dei biocarburanti al posto di quella agricola tradizionale, per l’alimentazione umana o animale.

Le norme europee

Nel 2009 la Commissione Europea aveva stabilito con la Direttiva sulle energie rinnovabili (RED) un obiettivo per ogni Stato membro del 10% di energia da fonti rinnovabili nei trasporti entro il 2020. Successivamente, i Piani di Azione per le Energie Rinnovabili nazionali avevano fissato che la quasi totalità di questo target (9,4%) sarebbe stato coperto da biocarburanti.

Nel 2011 uno studio condotto dall’International Food Policy Research Institute (IFPRI) è arrivato alla conclusione che l’ILUC dei biocombustibili è assai significativo e la Commissione Europea, su impulso anche del Parlamento Europeo, aveva deciso di tenere conto di questi risultati.

Aveva così stabilito che i biocarburanti a base di prodotti usati anche nell’alimentazione potevano contare solo per un massimo di 7% nel target del 10%. Il restante 3% doveva provenire da altre tecnologie, come i biocarburanti di seconda e terza generazione e la mobilità elettrica alimentata da rinnovabili.

Poiché si tratta di un tema controverso, la Commissione aveva deciso di condurre ulteriori ricerche e lo scorso marzo ha pubblicato il rapporto GLOBIOM (Global Biosphere Management Model, dal nome del modello scientifico utilizzato) “The land use change impact of biofuels consumed in the EU”  (in allegato in basso).

Il rapporto GLOBIOM calcola le emissioni provocate dal cambiamento d’uso dei suoli per soddisfare l’ulteriore domanda di biocarburanti in Europa al fine di raggiungere i target fissati. Il limite di questo studio è però che non valuta l’impatto complessivo dei biocarburanti rispetto ai combustibili fossili.

Per fare questo, devono essere sommate le emissioni dirette (ad esempio, a causa dell’uso di trattori e fertilizzanti) e sottratte quelle equivalenti da fonti fossili. E questo è ciò che ha fatto l’associazione europea Transport&Environment, inserendo i valori calcolati da GLOBIOM in un contesto più ampio.

I principali risultati del rapporto

Secondo il rapporto, in media l’uso del biodiesel da olio vegetale vergine – quasi il 70% del mercato dei biocarburanti nell’UE – produce circa l’80% in più di emissioni rispetto al diesel fossile (vedi infografica sotto).

L’olio di palma e il biodiesel a base di soia producono emissioni rispettivamente tre e due volte più alte rispetto al diesel fossile.

Il bioetanolo da colture alimentari ha emissioni di gas serra in media del 30% inferiori rispetto ai combustibili fossili, ma con notevoli variazioni: i bioetanoli a base di frumento e orzo hanno emissioni confrontabili a quelli dei combustibili fossili, mentre i bioetanoli prodotti dal mais o dalla barbabietola di zucchero hanno emissioni di circa il 50% inferiori alla benzina fossile.

In media, il biodiesel è quasi tre volte peggiore in termini di emissioni di gas serra rispetto al bioetanolo e nel loro complesso i biocarburanti di prima generazione hanno delle emissioni di gas serra di circa il 50% superiori dei loro equivalenti fossili, se si considera l’intero ciclo di vita.

Secondo le stime dei ricercatori di Transport&Environment, il 76% dei biocarburanti che si prevede saranno utilizzati in Europa nel 2020 avrà delle emissioni equivalenti o superiori rispetto ai combustibili fossili che sostituiranno.

Biocombustibili: 12 milioni di auto in più

Anche dopo la riforma ILUC, la stima di Transport&Environment è che i biodiesel di prima generazione nel 2020 produrranno un incremento complessivo delle emissioni di gas serra di quasi il 4% rispetto all’utilizzo degli equivalenti combustibili fossili. Questo equivale a mettere in circolazione circa 12 milioni di auto aggiuntive sulle strade europee.

A peggiorare le cose, c’è la regola secondo cui gli Stati membri possono considerare pari a zero le emissioni prodotte dai biocombustibili nell’ambito degli accordi sul clima della COP21 di Parigi e nel sistema di Emissions Trading europeo.

Le raccomandazioni al mondo politico

Transport&Environment suggerisce quindi alla Commissione Europea i seguenti interventi, al fine di limitare l’impatto dei biocarburanti di prima generazione:

  • Porre a zero il cap del 7% dopo il 2020
  • Eliminare la regola secondo cui le emissioni da biocarburanti sono pari a zero
  • Mantenere e rinforzare il divieto degli aiuti di Stato anche dopo il 2020.

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