Autarchia o democrazia energetica? Il caso delle cooperative in Alto Adige

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In Alto Adige la partecipazione dei cittadini alla produzione energetica attraverso la struttura cooperativa ha una storia consolidata. Nella provincia si hanno molteplici fonti di energia rinnovabile che possono essere sfruttate in modo sostenibile e autonomo. Vediamo qualche esempio.

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Una delle caratteristiche “storiche” dell’alto Adige è la partecipazione dei cittadini alla produzione energetica attraverso una struttura cooperativa: circa 20 distributori di energia sono ad esempio delle cooperative, cioè il 18% delle centrali con una potenza tra 220 kW e 3 MW.

Oggi le cooperative energetiche nella provincia sono 58, di cui 23, con oltre 9mila soci, sono quelle che gestiscono 84 impianti di teleriscaldamento che in Alto Adige rappresenta la più alta densità di centrali di questo tipo in Europa: la rete di distribuzione è di 361 km. Le cooperative elettriche sono 27 (14.558 soci e 1.032 km di reti di loro proprietà) e quelle del biogas sono 8.

Come ha spiegato Friedrich Wilhelm Raiffeisen di SEV, la Società delle cooperative fornitrici di energia in Alto Adige, nel corso del recente convegno sull’autoproduzione da rinnovabili svoltosi a Roma, nella regione la distribuzione energetica è stata spesso strutturata congiuntamente alla produzione e in molte vallate si è venuto a creare all’origine un approvvigionamento a isola, che solo negli anni ’60 è stato integrato nella rete provinciale.

Colpisce il fatto che in Alto Adige per i 260.000 clienti oggi presenti ci sono ben 56 distributori (di cui 20 cooperative), mentre, in tutta Italia, con i suoi 37 milioni di clienti, i distributori sono appena 140 (di cui appunto 56 in Alto Adige).

Tutto ciò ha una motivazione storica: nel 1962 il settore energetico italiano fu statalizzato, ma poiché la fornitura nelle vallate montane era poco conveniente economicamente, i distributori altoatesini ne sono stati esclusi.

Ricordiamo che la prima centrale elettrica cooperativa era stata allacciata alla rete a Stelvio nel 1921, mentre i primi impianti di teleriscaldamento su base cooperativa sono entrati in funzione nel 1995.

La promozione dell’elettrificazione da parte della Giunta Provinciale avvenne poi solo nel 1972, dopo il varo dello Statuto di Autonomia.

A dare un ulteriore impulso a questa tipologia di attività economica è poi arrivato il 26 luglio 2010 il TICOOP (ARG/elt113/10) emanato dall’Autorità per l’Energia per regolare proprio le cooperative elettriche. In questo regolamento viene stabilito, tra l’altro, l’esonero delle cooperative storiche dalla maggior parte degli oneri di sistema, cosa che comporta una notevole riduzione del prezzo della bolletta per l’energia elettrica. Inoltre i soci beneficiano di un minor costo per l’energia che può essere definito direttamente dalla cooperativa.

A tal proposito è utile un esempio di piccola cooperativa energetica altoatesina, la EUM a Moso in Passiria, paese con 2.200 abitanti. Costituita nel 2002, la UEM nel 2006 rileva la gestione della distribuzione locale di energia e acquisisce la partecipazione in una centrale elettrica. Oggi gestisce una stazione di servizio, due centrali elettriche e un impianto di teleriscaldamento a biomassa, oltre a offrire l’accesso a internet attraverso le linee elettriche e a operare nel commercio al dettaglio.

Rifornisce 830 clienti e il prezzo dell’energia per i soci è calcolato esclusivamente sulla base dei costi di produzione, con tariffe che risultano inferiori anche fino al 70% rispetto ai prezzi fissati per legge.

Un modello di organizzazione in cooperative energetiche è quello della Val Venosta. Nel 1995 i Comuni della vallata hanno costituito il Consorzio energetico Val Venosta (VEK) che tra i suoi obiettivi, oltre a quello di diventare un’azienda di distribuzione gestita in modo cooperativo e rispondere da vicino alla domanda dei cittadini, aveva anche:

  • il rilevamento dell’ex rete Enel
  • la gestione autonoma delle infrastrutture di distribuzione (e il collegamento dei distributori locali)
  • lo sfruttamento indipendente delle risorse energetiche locali (idroelettrica, solare e biomassa).

Nel 2011 la rete Enel in Alto Adige è passata alla società provinciale SELNET srl e nel 2015 sono stati sottoscritti dei contratti preliminari per il rilevamento della rete di distribuzione da parte di 7 Comuni e due cooperative in Val Venosta. La data del trasferimento di proprietà era prevista per il 1°gennaio 2016.

Sei Comuni hanno incaricato il Consorzio VEK per il servizio di distribuzione; SELNET quindi gestirà in via transitoria le reti fino al 31 dicembre 2016 e il trasferimento a VEK avverrà il 1° gennaio 2017.

In futuro così VEK fornirà direttamente gli utenti finali, ma già da aprile-maggio 2016 dovrebbero essere stipulati i primi contratti di fornitura con il nuovo marchio VION.

In questo processo di decentralizzazione e democratizzazione della produzione e del consumo di energia, SEV si pone come una sorta di coordinatore e supporter per sviluppare i progetti e fornire i servizi. È essa stessa una cooperativa i cui clienti, in qualità di soci (circa 308), beneficiano di diversi servizi, ma partecipano anche alla direzione aziendale.

Nel 2016, SEV è diventato trader nella Borsa elettrica e sta iniziando anche a lavorare nel settore della mobilità elettrica, in qualità di pool di acquisto, negoziando condizioni speciali con i produttori di auto elettriche e colonnine di ricarica.

Ricordiamo infine in quadro in cui si muovono queste esperienze: il Piano Clima Energia dell’Alto Adige al 2050. Redatto nel 2011, ha stabilito che la quota di consumo coperta dalle fonti rinnovabili dovrà raggiungere entro il 2020 il 75%  e superare il 90% entro il 2050 (mobilità esclusa). Obiettivo è anche ridurre le emissioni di CO2 a meno di 4 tonnellate pro capite all’anno entro il 2020 e portarle al di sotto di 1,5 t entro il 2050.

Nel 2014 l’Alto Adige ha raggiunto una quota del proprio complessivo fabbisogno energetico pari al 56%, grazie soprattutto al ruolo preminente che ha l’idroelettrico nella provincia, con le sue oltre 1000 centrali.

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