Consigli per il finanziamento di interventi di efficienza energetica e rinnovabili

  • 19 Aprile 2016

CATEGORIE:

I criteri di base per cercare il finanziamento per un intervento di risparmio energetico o per l'acquisto di impianti a rinnovabili? Meglio un finanziamento collegato con il prodotto o servizio oppure cercarlo in proprio? Le assicurazioni sono obbligatorie? Dallo Speciale curato da Matteo Cavallito ed Emanuele Isonio.

ADV
image_pdfimage_print

Qualunque sia l’entità del finanziamento, unanime è il parere delle associazioni di consumatori: non fermarsi alla prima offerta. Verificare pro e contro del credito al consumo. E occhi aperti contro i “furbi”.

Un modo che sia sempre migliore di altri per ottenere un finanziamento non esiste. O forse sì: grande attenzione, investire tempo (prima ancora che denaro) nella ricerca, consultare gli esperti finanziari delle aziende (ma senza affidarcisi acriticamente). In pratica, fare ciò che si dovrebbe fare sempre, quando si tratta di destinare qualche decina di migliaia di euro a un investimento. Perché, anche se rivolto a un intervento di risparmio energetico o di acquisto di fonti rinnovabili, sempre di investimento stiamo parlando. Su questo le analisi degli addetti ai lavori e delle associazioni di categoria sono concordi.

Progetti precisi e vagliare più proposte

Sia che si tratti di interventi per installare impianti a fonti rinnovabili sia che occorrano azioni per il risparmio energetico, altrettanto unanime è poi il suggerimento di rivolgersi a imprese sufficientemente strutturate che, al loro interno, abbiano consulenti in grado di studiare il progetto migliore per le proprie esigenze.

“Costruire un intervento tarato sui nostri consumi reali e sui bisogni effettivi è essenziale per evitare sprechi economici”, osserva Pietro Pitingolo, managing director di Suncity srl e consulente di Assorinnovabili. “In questo modo non si chiedono fidi inutili e quindi si evita di pagare interessi su somme eccessive. Il segreto è quindi di affidarsi a professionisti che sappiano davvero fare l’analisi energetica”.

Chiarito quello che è a tutti gli effetti una preoccupazione da fugare prima ancora di andare a cercare finanziamenti, ecco la domanda cruciale: per il prestito meglio rivolgersi a una banca o a una finanziaria?

“Visto che stiamo parlando di somme non indifferenti, la ricerca dell’offerta migliore merita un’indagine che ci porti via qualche giorno”, suggerisce Mauro Novelli, segretario nazionale di Adusbef (Associazione difesa utenti di banche e servizi finanziari), che mette in guardia dal considerare il TAEG come l’unico parametro per valutare una proposta.

“A parità di tasso, infatti, non è detto che due offerte abbiano pari condizioni. Ad esempio bisogna considerare se esistono spese di istruttoria ed eventualmente a quanto ammontano”. Obbligatorio quindi chiedere una copia del contratto. “Che sia una banca o una finanziaria – chiosa Novelli – un’azienda seria non ha problemi a fornirlo. In caso contrario, meglio diffidare”.

Le assicurazioni sono obbligatorie?

Capitolo a parte è quello sulle assicurazioni che alcuni istituti impongono ai clienti. “A parte quelle per incendio e scoppio, tutte le altre polizze assicurative connesse con un finanziamento non sono obbligatorie.

Il concetto è stato chiaramente ribadito sia dall’Ania che dall’Abi”, spiega Novelli. “Detto questo non c’è norma che vieti alle banche di rifiutare un finanziamento se non si collega a un’assicurazione. Ma il cliente è libero di scegliersi la compagnia con la quale sottoscriverla”. “In caso contrario, il mio consiglio – aggiunge Fabio Picciolini, presidente di Consumers’ Forum – è cambiare finanziatore ed eventualmente fare un esposto alla Banca d’Italia”.

Fatte queste precisazioni, i prestiti per efficienza energetica e rinnovabili, in molti casi non sono diversi da qualsiasi finanziamento per credito al consumo. “Il vantaggio di questo strumento – spiega Pitingolo – è la facilità di accensione, spesso bastano un paio di giorni. E in base alla mia esperienza non porta necessariamente a un tasso più alto di un prestito bancario. Anzi, le banche stesse spingono all’uso di questo strumento. L’aspetto negativo è che, nel credito al consumo, l’unica cosa che conta è la capacità di rimborsare la rata mese dopo mese. La bontà del progetto non conta nulla”.

La questione dei “contratti secondari”

Se si decide di optare per il credito al consumo (che però, è bene ricordarlo, ha un limite massimo di 75mila euro), anziché attivare un mutuo chirografario, bisogna porsi un’altra domanda: meglio un finanziamento collegato con la fornitura del prodotto oppure meglio cercarlo in proprio?

Le condizioni del prestito sono ovviamente determinanti. Ma se si decide di prendere il prestito dalla banca o dalla finanziaria proposta da chi effettivamente esegue il lavoro, c’è un vantaggio in più. Perché in caso di problemi con il prodotto fornito, decade anche l’obbligo di continuare a rimborsare il prestito.

“La fornitura del prodotto – spiega Picciolini – è quello che si chiama ‘contratto principale’, mentre il finanziamento è il cosiddetto ‘contratto secondario’. Se decidiamo di recedere dal contratto principale, ad esempio perché l’impianto installato è difettoso e desideriamo restituirlo, automaticamente anche il contratto secondario si annulla. E con esso anche gli altri eventualmente collegati, come le polizze assicurative”.

Un effetto ‘a cascata’ che ovviamente chi fornisce i finanziamenti cerca di celare. “C’è sempre qualcuno che pensa di fare il furbo, soprattutto tra le società finanziarie”, ammette Picciolini. “Ma la materia ormai è chiarissima. E la riforma delle norme sul credito al consumatore consente di ottenere sostanzialmente sempre la vittoria del cliente”.

L’articolo è tratto dallo Speciale di QualEnergia.it “Prodotti finanziari a sostegno delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Guida alla scelta dei finanziamenti per le famiglie e le PMI” , a cura di Matteo Cavallito ed Emenauele Isonio (maggio 2014)

ADV
×