Il referendum e il falso mito della “produzione nazionale di idrocarburi”

  • 15 Aprile 2016

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Tutti i numeri sulla produzione nazionale e sulla transizione da fossili a fonti alternative in una nota del WWF: "Spendiamo in sussidi per i fonti fossili 2,7 miliardi di euro. Italia indipendente solo con rinnovabili ed efficienza energetica, ma crescita fonti pulite viene boicottata".

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Sono l’efficienza e il risparmio energetico insieme alle energie rinnovabili la vera ricchezza dell’Italia, il vero oro sono le fonti rinnovabili, altro che il petrolio: lo afferma il WWF Italia che ricorda come tra il 2006 e il 2014, grazie anche alle misure per l’efficienza e le rinnovabili, le importazioni energetiche nel nostro Paese si sono abbassate di ben 10 punti (dall’85,9% al 75,9%, vedi grafico sotto), il minimo registrato negli ultimi 50 anni, dimostrando che il Paese si può emancipare dalle fonti fossili (gas e petrolio).

Se si prendono poi in esame i dati sulla dipendenza energetica dell’Italia, il WWF rileva come, sulla base dei dati Eurostat elaborati dal professor Gianluca Ruggieri, dell’Università dell’Insubria, in Italia il picco di produzione nazionale di idrocarburi sia stato tra il ’93 e il ’99. In quegli anni la dipendenza energetica dalle importazioni estere era tra l’80 e l’83%, qualche punto inferiore a quella precedente.

Dal 1997 la produzione nazionale di idrocarburi è scesa, e si è ricominciato a importare più di prima Nel 2006 le importazioni di fonti energetiche erano all’85,9%. Fu allora che cominciarono ad essere introdotte le misure a favore di efficienza e rinnovabili e tra il 2006 e il 2014 la dipendenza si abbassa al 75,9%, il minimo registrato negli ultimi 50 anni almeno.

È facile dedurre che anche negli anni di boom della produzione di risorse fossili nazionali, non siamo riusciti ad abbattere la dipendenza energetica sotto l’80%. Dal 1997 la produzione di risorse fossili nazionali è comunque calata stabilmente.

Da quando l’Italia ha iniziato a investire in rinnovabili ed efficienza energetica, però, il Paese ha abbattuto del 10% la dipendenza energetica in soli 8 anni. Cosa si aspetta ad andare nella giusta direzione rendendo anche in Italia la strada verso le energie rinnovabili obbligata?

Dalle rinnovabili, dall’uso più efficiente e dal risparmio energetico abbiamo tutto da guadagnare, basta che l’Italia si doti al più presto di un Piano nazionale per l’energia e il Clima che indichi una strategia per la decarbonizzazione, coerente con l’Accordo di Parigi, che superi un gap istituzionale ormai trentennale (l’ultimo Piano Energetico Nazionale  è del 1988).

Ma invece di puntare decisamente sulle rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica le politiche istituzionali sono andate in questi ultimi due anni in direzione ostinata e contraria: con tagli arbitrari e retroattivi sul fotovoltaico, barriere che vengono frapposte alle nuove installazioni e all’autoproduzione e forzature procedurali che favoriscono il settore estrattivo degli idrocarburi.

In Italia, mentre le istituzioni navigano ancora a svista, – osserva il WWF – è il mercato che va già nella giusta direzione.

In uno scenario globale in cui si registrano investimenti record nelle rinnovabili (nel 2015 l’ammontare complessivo è stato di 367 miliardi di dollari) e le emissioni atmosferiche globali nei settori energetici non sono aumentate nonostante la crescita del PIL mondiale, come documentato dalla IEA e l’agenzia ONU per l’Ambiente, l’Italia – ricorda il WWF – in pochi anni è diventata leader mondiale per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico (7,8%), e il primo, tra i grandi Paesi dell’Unione Europea, a pari merito con la Spagna, per quota di energia rinnovabile nella produzione elettrica (fonte: Solar Foundation, 2015)”.

Le istituzioni – il Governo non dice più una parola sul Green Act, che doveva contenere misure all’avanguardia in campo energetico e climatico, preannunciato dal premier Renzi nel gennaio 2015, ben prima del vertice di Parigi – osserva il WWF – ma nel frattempo ha dapprima classificato come strategiche (decreto legge Sblocca Italia, dl 133/2014, convertito nella legge 164/2014) tutte le attività di prospezione ricerca e coltivazione degli idrocarburi, tranne poi, con un goffo dietrofront, ridimensionare la forzatura; con il decreto legge Spalma incentivi (decreto legge 145/2013, convertito nelle legge 9/2014) ha addirittura colpito retroattivamente  gli incentivi al fotovoltaico e il TAR del Lazio ha deciso con propria Sentenza di rimettere la questione di fronte alla Corte Costituzionale.

Mentre i sussidi alle fonti fossili in Italia ammontano a 2,7 miliardi di euro, per effetto del decreto Spalma Incentivi è stata valutata una perdita di almeno 10mila posti di lavoro, nel settore delle fonti rinnovabili, secondo la stima Assorinnovabili.

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