Il cambiamento climatico non fa notizia. Uno studio IFAD

  • 7 Aprile 2016

Il cambiamento climatico è tra le sfide più grandi da affrontare e il modo in cui i media lo descrivono è fondamentale anche per prevenire crisi future. Ma, secondo uno studio IFAD, la stampa europea e americana trascura l'argomento e non parla nemmeno delle possibili soluzioni. Insomma, il clima non è una notizia da prima pagina.

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Nonostante 60 milioni di persone in tutto il mondo soffrano la fame a causa di fenomeni climatici come El Niño e molti altri milioni si trovino nella stessa situazione a causa del cambiamento climatico, i principali organi di informazione europei e americani non trattano la questione come una notizia da prima pagina. È quanto emerge da un nuovo studio finanziato dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD).

“È incredibile che in un anno in cui abbiamo registrato temperature record, 32 gravi siccità e perdite di raccolti di entità straordinaria i media non mettano le notizie sul cambiamento climatico in prima pagina”, ha dichiarato il presidente dell’IFAD, Kanayo F. Nwanze. “Il cambiamento climatico è la sfida più grande che oggi il nostro mondo si trovi ad affrontare e il modo in cui i media lo descrivono è di vitale importanza per prevenire crisi future”.

Il rapporto, dal titolo “La storia non detta: il cambiamento climatico non fa notizia” (allegato in basso), analizza l’ampiezza della copertura mediatica relativa al cambiamento climatico in due periodi distinti: due mesi prima della ventunesima sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP21) a Parigi, e due mesi dopo. In particolare, verifica se eventi che colleghino tra loro cambiamento climatico, sicurezza alimentare, agricoltura e migrazioni siano apparsi nei titoli di testa e di apertura di giornali e telegiornali e, nel caso, quale rilievo sia stato dato a queste notizie.

Alcune delle conclusioni più rilevanti emerse dallo studio:

  • Le notizie sul cambiamento climatico mancavano del tutto, o erano presenti in numero ridotto, nei servizi e negli articoli dei principali organi di informazione in Europa e negli Stati Uniti prima e dopo la COP21.
  • Il numero di notizie sulle conseguenze del cambiamento climatico, come le migrazioni, risultava dimezzato nei mesi successivi alla COP21 e raramente persone colpite in prima persona dall’impatto del cambiamento climatico venivano intervistate (o anche solo menzionate) negli articoli o nei servizi.
  • I fruitori delle notizie di giornali e telegiornali desiderano che gli organi di informazione diano più spazio ai problemi generati dal cambiamento climatico e alle possibili soluzioni e, in particolare, vogliono maggiori informazioni sui rapporti esistenti tra cambiamento climatico, insicurezza alimentare, conflitti e migrazioni.

La presentazione del rapporto – realizzata in occasione del Festival internazionale del giornalismo in corso a Perugia – giunge pochi giorni prima che i leader mondiali si riuniscano nella sede delle Nazioni Unite di New York per firmare l’accordo di Parigi raggiunto a conclusione della COP21.

A dicembre, l’accordo è apparso sulle prime pagine e nei titoli di apertura di giornali e telegiornali di tutto il mondo. Ma nel periodo precedente alla COP21 e nei mesi immediatamente successivi, la copertura mediatica relativa al cambiamento climatico è calata drasticamente in tutti i principali organi di informazione europei e americani analizzati.

“Lo studio dimostra che in media il pubblico di fruitori abituali dell’informazione vuole sentire notizie costruttive che diano risalto a possibili soluzioni alla questione del cambiamento climatico, mentre è proprio questo che manca nei notiziari dei principali organi di stampa e di informazione televisiva”, spiega Sam Dubberley, ex giornalista e direttore della Kishnish Media Ltd, nonché autore del rapporto.

Il rapporto fa riferimento a una ricerca precedente, che nel settembre 2015 ha preso in esame organi di informazione in Francia e nel Regno Unito, ed è arricchito da uno studio di gruppi campione che analizza quello che i lettori comprendono sulle migrazioni causate da scarsità di cibo e problemi climatici e quali siano le loro impressioni sulla copertura mediatica fornita riguardo a queste notizie. Il rapporto verifica inoltre di quali esperti sia riportato il parere negli articoli e nei servizi e se sia dato o meno spazio alla voce di migranti e agricoltori.

I risultati della ricerca sono ricavati da un’analisi dei contenuti delle notizie pubblicate e trasmesse da alcuni tra gli organi di informazione più diffusi e autorevoli: TF1 e France 2 in Francia, RAI e LA7 in Italia, BBC e Channel 4 nel Regno Unito e CBS e NBC negli Stati Uniti, oltre alle prime pagine delle edizioni cartacee di “Le Monde” e “Libération” in Francia, “Corriere della Sera” e “La Repubblica” in Italia, “The Guardian” e “Daily Mail” nel Regno Unito e “New York Times” e “USA Today” negli Stati Uniti.

Inoltre, nel 2014 l’IFAD aveva finanziato una ricerca che analizzava quale fosse l’approccio di 19 importanti organi di informazione locali e internazionali alle notizie relative alle migrazioni e, in particolare, a sicurezza alimentare e agricoltura, e a come influenzassero le migrazioni. La ricerca era incentrata su due notizie finite in prima pagina durante l’estate del 2014 – la crisi al confine tra Stati Uniti e Messico e il conflitto in corso nel Sudan del Sud, che hanno creato un gran numero di migranti. Anche quel rapporto evidenziava che la copertura relativa a tali argomenti era piuttosto superficiale e in particolare che spesso nei servizi non veniva dato spazio alle voci dei migranti.

Il rapporto (pdf)

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