Un dossier sugli attacchi del Governo Renzi all’energia pulita

Nel nuovo report “Rinnovabili nel mirino”, Greenpeace denuncia i provvedimenti per affossare le rinnovabili presi da questo governo “fossile”: dai tagli retroattivi dello Spalma-Incentivi per il fotovoltaico, alla riforma della bollette domestiche che penalizza l'autoproduzione, fino alle minacce all'autoconsumo. Dossier, sintesi e commento.

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“Il 2015 è stato un anno record a livello globale per gli investimenti in energie rinnovabili, con addirittura metà della nuova potenza elettrica installata proveniente da fotovoltaico ed eolico. In Italia però la situazione è ben diversa. I record che si registrano sulle rinnovabili nel nostro Paese sono tutti negativi, frutto di precise politiche, comuni a tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, che hanno consapevolmente affossato il settore delle energie rinnovabili. E a dare il colpo di grazia alle energie pulite è stato il governo Renzi, che ha deciso di puntare tutto sulle trivellazioni a terra e a mare in cerca di petrolio e gas.”

Così Greenpeace Italia introduce il nuovo rapporto “Rinnovabili nel mirino” appena pubblicato, dedicato ai provvedimenti attuati dal governo Renzi “a sfavore” del fotovoltaico e dell’eolico, “che hanno già portato a una fuga di investimenti, alla perdita di migliaia di posti di lavoro e a nessun beneficio sulle bollette degli italiani”. Questo, denuncia l’associazione è “un governo ostile alle fonti rinnovabili.”

Per dare un’idea dell’attuale situazione il dossier cita il dato GSE relativo ai nuovi impianti fotovoltaici e quelli di Bloomberg sugli investimenti. Nel 2014 gli investimenti in rinnovabili in Italia sono infatti crollati del 60% rispetto all’anno precedente (vedi QualEnergia.it), fermandosi a un ammontare complessivo di appena 2 miliardi di dollari.

Lo Spalma-Incentivi per il fotovoltaico

Secondo lo studio effettuato da Bloomberg, ricorda Greenpeace, a causare una tale contrazione degli investimenti sono stati i tagli retroattivi, contenuti in gran parte nel cosiddetto decreto “Spalma-Incentivi” firmato dall’allora neo capo di governo Matteo Renzi.

L’aspetto più critico del provvedimento che taglia gli incentivi al FV – spiega il dossier – risiede nella sua retroattività. “In pratica si è deciso di modificare accordi definiti in precedenza per investimenti già effettuati. Per dirla in maniera semplice: il governo Renzi ha cambiato le regole del gioco a partita in corso e questo non è piaciuto affatto agli investitori.”

Questa mossa, si ricorda, anziché produrre risparmi in bolletta ha portato moltissimi ricorsi, tanto che il Tar del Lazio ha sollevato davanti alla Corte Costituzionale la questione di costituzionalità del provvedimento.

Le prime udienze davanti alla Corte Costituzionale sono previste il 6 dicembre 2016 e, se verranno sollevati profili di incostituzionalità per violazione del principio di ragionevolezza e di legittimo affidamento, unitamente al principio di autonomia imprenditoriale, di cui agli art. 3 e 41 della Costituzione, la norma decadrà dall’inizio e per tutti i soggetti coinvolti dalla legge. In tal caso il GSE si troverebbe a dover restituire a tutti i soggetti coinvolti la cifra ingiustamente trattenuta, nonché a risarcire i danni.

La riforma delle tariffe elettriche degli utenti domestici

Altra misura criticata nel report è la riforma delle bollette del residenziale, che come sappiamo, eliminando la progressività, prevede che il costo dell’elettricità si abbassi all’aumentare dei consumi.

L’intento di quest’intervento – si spiega – peraltro esplicito nei documenti pubblicati dall’Autorità, è spingere il cittadino a consumare più elettricità ma meno energia primaria. “Per essere coerenti con gli indirizzi comunitari – obietta l’associazione – non si dovrebbe solamente spostare i consumi dal gas all’elettricità, ma occorrerebbe promuovere al tempo stesso la produzione da energie rinnovabili. Un aspetto completamente ignorato sia dall’Autorità sia dal governo, che ha ratificato la riforma. E che, anzi, ha fatto di peggio, penalizzando proprio gli impianti da fonti rinnovabili.”

Con lo spostamento dei costi di rete sulla componente fissa della bolletta previsto per concorrere a superare la struttura progressiva della tariffa, si ricorda, sarà molto meno vantaggioso investire per autoprodurre l’energia di cui si ha bisogno. Uno dei primi effetti della riforma sarà dunque un forte disincentivo all’uso di rinnovabili (in particolare la piccola generazione distribuita) e all’acquisto di elettrodomestici più efficienti (si veda QualEnergia.it, Nuova tariffa elettrica: come cambia la convenienza di risparmio e fotovoltaico).

L’attacco ai SEU

Altro fronte su cui il dossier richiama l’attenzione è quello dei Sistemi Efficienti d’Utenza (SEU), “uno degli ultimi incentivi rimasti per le energie rinnovabili in Italia, in particolare per il fotovoltaico”.

L’incentivo, come sappiamo, sta nel fatto che gli oneri di sistema si pagano quasi unicamente sull’energia prelevata dalla rete e non si pagano sulla quota di energia auto-consumata. “Il governo Renzi però tramite il Ministero per lo Sviluppo, sembra voler attaccare anche questo sistema”, avverte il dossier riferendosi alla posizione del MiSE che per un presunto rispetto delle linee guida europee sugli aiuti di Stato vorrebbe rivedere o annullare l’esenzione.

Per Greenpeace il rispetto delle linee guida UE “alle quali però è stata data un’interpretazione singolare” è solo “la scusa ufficiale per sferrare l’attacco”. Occorre prima di tutto precisare, spiega “che tali linee guida erano già attive quando è stata varata la regolamentazione sui SEU (legge 11 agosto 2014 n. 116), e dunque erano già state prese in considerazione dal legislatore” e che “per quanto riguarda invece l’esenzione dagli oneri per l’energia auto-consumata, essa è chiaramente prevista dalle best practices dell’Unione europea sull’autoconsumo elettrico del 15 luglio 2015″. (Per approfondire la questione QualEnergia.it, Autoconsumo, il MiSE minaccia le rinnovabili forzando le norme europee?)

La brutta sorpresa nel Milleproroghe

Il governo peraltro con la conversione in legge del decreto Milleproroghe ha sferrato un altro attacco a generazione distribuita e autconsumo, che il dossier Greenpeace non cita ma che aggiungiamo noi di QualEnergia.it: si dispone che gli oneri di sistema per tutti gli utenti non domestici (e non solo per quelli in alta e altissima tensione come nella versione del decreto della quale avevamo scritto) vengano spostati, almeno in parte, dalla componente variabile a quella fissa.

Questo cambiamento porterà un danno alle imprese che investono o hanno investito per risparmiare energia elettrica o per prodursela in casa, magari con un impianto fotovoltaico o un cogeneratore: si veda QualEnergia.it, Il nuovo attacco a efficienza e fotovoltaico nascosto nel Milleproroghe.

“Un governo pro-fossili”

Amaro il commento di Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace nel presentare il report: “Mentre prometteva un ‘green act’ di cui non si hanno più notizie, Renzi è riuscito a mettere in ginocchio un settore che nel resto del mondo crea occupazione e benefici sia all’ambiente sia ai cittadini”.

E mentre si tagliano gli incentivi alle rinnovabili, denuncia Greenpeace, aumentano quelli alle fonti fossili. Il rapporto cita il Fondo Monetario Internazionale, secondo cui nel 2014 l’Italia si è piazzata al nono posto in Europa per finanziamenti a combustibili fossili, con 13,2 miliardi di dollari, dato in crescita rispetto ai 12,8 miliardi del 2013.

“Il premier Renzi e i suoi ministri – conclude Iacoboni – hanno fatto tanti bei discorsi al vertice sul clima di Parigi, ma la realtà è che oggi il suo governo ha deciso di mettere il freno a mano sulle rinnovabili. Una posizione di retroguardia che rischia di bloccare il futuro per difendere il passato. Per questo il referendum sulle trivellazioni del prossimo 17 aprile assume un significato politico che va ben oltre il quesito referendario e spaventa il governo al punto da cercare in ogni modo di boicottare il quorum. Se i cittadini si esprimeranno contro le trivellazioni, sarà una sonora bocciatura per tutta la politica energetica del governo Renzi, che come i suoi predecessori di questi ultimi anni, mette gli interessi dell’industria fossile sopra a quelli dei cittadini”.

Il dossier “Rinnovabili nel mirino” (pdf)

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