Consumi industriali: possibile ridurli dei tre quarti anche con le tecnologie attuali

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Un rapporto realizzato dal Copenhagen Centre on Energy Efficiency e da UNEP mostra che il potenziale di riduzione del consumo di energia in ambito industriale a livello globale è enorme, fino al 73%. Il 29% di tutta l’energia consumata a livello mondiale è relativa al settore industriale.

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A livello globale, l’energia consumata in ambito industriale copre una quota pari a circa il 29% del consumo finale di energia. Ma già utilizzando le tecnologie attualmente disponibile sarebbe possibile abbattere di quasi il 75% il consumo di energia delle industrie.

Sono questi alcuni dei risultati del rapporto “Best practices and Case Studies for Industrial Energy Efficiency Improvement” pubblicato dal Copenhagen Centre on Energy Efficiency e da UNEP (United Nations Environment Program) e con il sostegno della campagna SE4ALL (Sustainable Energy for ALL) delle Nazioni Unite. Il rapporto esamina le politiche, i programmi e le esperienze nel campo dell’efficienza energetica industriale con l’obiettivo di informare i responsabili politici sulle iniziative di maggior successo e guidarli nella scelta delle politiche locali o nazionali più idonee.

I consumi attuali

I due terzi del consumo energetico nelle industrie è rappresentato da soli quattro settori: chimico e  petrolchimico (33%), ferro e acciaio (17%), cemento (9%) e cellulosa e carta (5%). E come spiegavavamo, il 29% di tutta l’energia consumata nel mondo riguarda il settore industriale.

Non è però impossibile ridurre i consumi nelle industrie, soprattutto perché al consumo di energia in ambito industriale è possibile applicare il cosiddetto Principio di Pareto (o principio dell’80/20). Questo principio afferma che in un determinato settore industriale l’80% dell’energia è consumata nei siti produttivi e il 20% in tutti i rimanenti ambiti.

Se si iniziano a ridurre i consumi investendo nel miglioramento dei consumi nei siti produttivi più energivori (e inquinanti), vuol quindi dire affrontare il cuore del problema in ambito industriale (e questa è una prima importante indicazione per i decisori politici, di ogni parte del pianeta). Il rapporto descrive numerose iniziative sviluppate in tutti i continenti per promuovere l’efficienza energetica in ambito industriale e cita i risultati di diversi studi che hanno cercato di comprendere quale sia il potenziale di risparmio delle industrie.

Ad esempio, una ricerca condotta nel 2011 dal Fraunhofer Institute e dall’Università di Cambridge è giunta alla conclusione che il consumo energetico in ambito industriale potrebbe essere ridotto addirittura del 73% adottando le attuali tecnologie e conoscenze. D’altro canto, secondo McKinsey&Company grazie unicamente a miglioramenti del ciclo produttivo (senza usare tecnologie differenti) sarebbe possibile risparmiare dal 10% al 20% dell’energia consumata nelle industrie (Si veda anche lo speciale di QualEnergia.it “Tagliare la bolletta energetica della piccola e media industria”).

Gli esempi più significativi

Un primo esempio significativo descritto nel rapporto è quello di Singapore, la piccola città-stato senza risorse energetiche importanti e che è dipendente dalle importazioni di petrolio e gas naturale per soddisfare le proprie esigenze di energia. La domanda di energia a Singapore è destinata a crescere a causa della crescita dell’economia e della popolazione. Attraverso l’implementazione di tecnologie di generazione di energia a maggiore efficienza energetica, Singapore ha ridotto l’intensità energetica del 21% nel corso di ventennio, dal 1990 al 2010.Il governo di Singapore ha sviluppato una serie di politiche energetiche e di incentivi mirati a ridurre ulteriormente l’intensità energetica del 35% entro il 2030.

All’opposto in termini di dimensioni territoriale è la Cina. Il programma cinese Top 1.000 è stato lanciato in 2006 con l’obiettivo di risparmiare 100 milioni di tonnellate equivalenti di carbone (MTCE) nell’arco di cinque anni (2006-2010) e ha coinvolto 1.008 imprese. Le aziende sono state scelte fra quelle con consumi superiori a 180.000 tonnellate di carbone equivalente (TCE) all’anno.

Queste imprese hanno dovuto creare sistemi di monitoraggio energetico, effettuare audit energetici per identificare le opportunità per ridurre in modo significativo la loro intensità energetica, preparare piani di efficienza energetica e presentare tutti questi documenti per l’analisi governativa. La valutazione del programma da parte dell’Istituto per la produttività industriale cinese ha trovato un risparmio energetico totale di 150 milioni di tonnellate di MTCE. Il dodicesimo piano quinquennale cinese (periodo 2010-2015) ha esteso il programma a ben 17.000 aziende, con l’obiettivo di ridurre in media del 16% l’intensità energetica e raggiungere un risparmio complessivo di 250 MTCE. Questo contribuirebbe al raggiungimento del 37% dell’obiettivo di risparmio energetico della Cina.

Lo studio “Best practices and Case Studies for Industrial Energy Efficiency Improvement” (pdf)

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