Rapporto Dentons: in Italia la politica crea instabilità per le rinnovabili

Il rapporto dello studio legale internazionale analizza lo sviluppo e le prospettive per le rinnovabili in quindici Paesi europei, fra cui l’Italia. Belgio, Francia, Romania e Kazakhstan sono oggi fra i Paesi più attivi nel settore, mentre l’Italia è penalizzata dalle incertezze provocate dalla politica.

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Negli ultimi cinque anni la potenza elettrica da fonti rinnovabili è raddoppiata nell’EU28 (incluse Islanda, Norvegia, Svizzera e Turchia) e secondo Bloomberg New Energy Finance (BNEF) l’Europa è destinata ad accogliere quasi 843 GW di ulteriore capacità rinnovabile nel corso dei prossimi 25 anni. Questo richiederà nuovi investimenti per 1.200 miliardi di dollari: l’85% dei finanziamenti complessivi europei da qui al 2040 nell’ambito della generazione elettrica.

Ma verso quali Paesi è più probabile che verranno dirottati gli investimenti? A questa domanda cerca di rispondere il rapporto “Investing in renewable energy projects in Europe” realizzato da Dentons, uno dei maggiori studi legali al mondo con sedi in Nord America, Europa, Africa e Asia, e focalizzato sui Paesi in cui Dentons ha i propri uffici: Azerbaijan, Belgio, Francia, Germania, Italia, Kazakhstan, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Regno Unito, Slovacchia, Spagna, Turchia, Ucraina e Ungheria.

Nella prefazione a firma di Victoria Cuming (Head of Policy di Bloomberg New Energy Finance), si sottolinea come un fattore determinante sarà rappresentato dal contesto politico e, soprattutto, dal grado di stabilità che i decisori politici potranno dimostrare nei confronti del mercato delle rinnovabili.

Sono tanti, infatti, gli esempi negativi di politiche retroattive che in questi ultimissimi anni hanno penalizzato le fonti rinnovabili soprattutto nell’Europa meridionale. Basti ricordare la Spagna, dove gli investimenti in rinnovabili sono passati da 24 miliardi di dollari del 2008 a meno di 1 miliardo nel 2014.

Nel loro complesso, i finanziamenti in tutta Europa sono più che dimezzati nel periodo 2011-13 e hanno raggiunto nel 2015 il valore più basso dal 2006 (vedi figura in basso).

D’altra parte ad aiutare lo sviluppo delle energie rinnovabili ci sono i costi che tendono a scendere: in base ai dati di BNEF, l’eolico offshore è ora l’opzione a costo più basso per la nuova produzione di energia nel Regno Unito (LCOE di 85 $/MWh contro i 115 $/MWh del carbone e del gas naturale), mentre l’LCOE del solare fotovoltaico nei Paesi EMEA (Europe Middle East and Africa) è ulteriormente sceso del 15% nel 2015 (127 $/MWh a settembre 2015).

Gli investimenti in fonti rinnovabili per Paese dal 2005 al 2015 in mld $, esclusi gli impianti idroelettrici oltre i 50 MW di potenza (fonte: BNEF)

La restante parte dell’articolo e il rapporto Denton’s “Investing in renewable energy projects in Europe”  è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO.

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