Target rinnovabili 2020: Italia tra i 9 virtuosi, ma cresce meno della metà della media UE

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A livello di Unione Europea siamo a meno di quattro punti percentuali dall'obiettivo del 20% al 2020. Nove Paesi, tra cui l'Italia, già alla fine dell'anno scorso avevano superato l'obiettivo nazionale posto per fine decennio, mostrano i dati Eurostat. Obiettivo 2030 troppo modesto?

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Già a fine 2014 l’Unione Europea copriva il 16% della sua domanda finale di energia con le rinnovabili. Il target 2020 – soddisfare con le fonti pulite il 20% di tutti i consumi finali – è dunque a meno di quattro punti percentuali.

Nove Paesi, tra cui l’Italia, già alla fine dell’anno scorso, con 6 anni di anticipo, avevano superato l’obiettivo nazionale assegnato dall’Europa per la fine del decennio.

Dal 2004, quando si era all’8,5%, la quota delle rinnovabili in UE è quasi raddoppiata. Sembra dunque (troppo?) facile da raggiungere anche l’obiettivo fissato per il 2030, di arrivare al 27%.

Sono questi i dati diffusi da Eurostat (in allegato in basso) sui progressi verso l’obiettivo europeo sulle rinnovabili, sintetizzato dal grafico sotto.

Come sappiamo per raggiungere l’obiettivo a livello di UE – 20% di rinnovabili sugli usi finali come media dell’Unione – l’Europa ha assegnato ai vari Stati membri dei target nazionali. Ad esempio la Svezia, che partiva già avvantaggiata, deve arrivare al 49%, Malta, il Paese con l’obiettivo più modesto, al 10%; e l’Italia il 17%.

Che l’Italia avesse già superato da fine 2014 il target 2020 era noto. L’ultima conferma ufficiale è stata data dal GSE nelle scorse settimane: un anno fa eravamo già al 17,1%.

Il nuovo dossier Eurostat mostra come altri 8 Paesi sono già andati oltre quel che dovevano fare e spesso in misura nettamente superiore all’Italia. Ad esempio la Svezia è già al 52,6% mentre il suo obiettivo 2020, come detto, è del 49%.

In questa tabella i diversi target nazionali e i progressi fatti, sintetizzati nel grafico sotto:

La situazione è ancora più chiara nell’elaborazione dei dati Eurostat fatta da Carbon Brief in quest’altro istogramma, che mostra per ogni Paese la distanza in percentuale dal proprio obiettivo 2020:

Come si vede Francia, Paesi Bassi e Regno Unito sono gli Stati membri più in ritardo.

È interessante guardare però anche i progressi che i vari Stati stanno facendo.

A livello di UE la quota di rinnovabili sui consumi finali dal 2013 al 2014 è cresciuta di un punto percentuale, passando dal 15 al 16%. Tra i Paesi c’è però chi è migliorato di più e chi di meno:

Come si vede dal grafico sopra (altra elaborazione Carbon Brief su dati Eurostat) alcuni membri UE – Bulgaria, Slovenia e Croazia – hanno addirittura perso terreno.

L’Italia si è un po’ adagiata sugli allori e nel 2014 è cresciuta meno della metà della media europea. Con la fine degli incentivi al fotovoltaico, ricordiamo, nonostante qualche strascico del Conti Energia, in quell’anno nel Belpaese si sono installati solo 385 MW di FV contro gli 1,7 GW del 2013, mentre per l’eolico c’è stato un crollo delle installazioni del 75% sull’anno precedente, con soli 107 MW installati nel 2014.

Paesi più distanti da noi in quanto a obiettivi sono migliorati molto di più della media europea: ad esempio il Regno Unito.

Ci sono poi membri come la Finlandia che nonostante abbia già superato di netto il target 2020, nel 2014 ha visto la quota delle rinnovabili crescere ad un tasso doppio rispetto alla media UE.

I dati Eurostat (pdf)

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