Trivelle, il nuovo permesso per le Tremiti e il referendum

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Con un soccorso dell'ultimo momento, il Governo congela la situazione di Ombrina Mare e concede un nuovo permesso di esplorazione, per un'area nel mare al largo delle isole Tremiti. Intanto si va verso il referendum, che la Cassazione ha “salvato” dal boicottaggio di Palazzo Chigi e lo scontro politico sale.

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Come abbiamo riportato nei giorni scorsi, all’ultimo minuto, appena prima dell’entrata in vigore dei limiti sulle trivellazioni in mare posti nella Legge di Stabilità per tentare (invano) di scongiurare il referendum, il Governo è andato in soccorso a due controversi progetti petroliferi.

Ombrina Mare e il permesso alle Tremiti

Con due decreti del 22 dicembre scorso, pubblicati nell’ultimo Bollettino Ufficiale Idrocarburi del 31/12/2015 (pdf), infatti, si congela la situazione autorizzativa di Ombrina Mare, la controversa piattaforma che la Rockhopper vuole realizzare nel mare abruzzese, salvandola così temporaneamente dal reintrodotto limite delle 12 miglia dalla costa e si concede a Petroceltic Italia un nuovo permesso di ricerca per una area vicino alle Isole Tremiti.

Petroceltic avrà diritti su una superficie di 373,70 kmq dietro il pagamento di un canone annuo anticipato di € 5,16 per km2: per esplorare probabilmente anche con tecnologie dannose come l’air gun l’area dalla ricca biodiversità marina. Dunque pagherà in tutto meno di 2mila euro l’anno.

Verso il referendum

Come abbiamo scritto, la Cassazione ha riammesso il quesito referendario sul divieto delle attività petrolifere entro le dodici miglia e quindi la questione relativa alle piattaforme offshore rimane aperta.

Secondo la sentenza della Corte, l’emendamento del Governo alla Legge di Stabilità ripristina il divieto, ma lascia ancora aperte alcune questioni determinanti. In particolare sospende e non annulla le richieste avanzate dalle compagnie e rimane vago sulla scadenza dei titoli già rilasciati.

La reazione del governatore della Puglia

Durissima la reazione del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: “le Regioni proponenti i referendum non devono fare passi indietro. Dovranno elevare subito conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato davanti alla Corte Costituzionale”, perché nella sostanza il popolo è stato “scippato” della possibilità di “decidere se e dove sia possibile trivellare a fini di ricerca petrolifera”.

Per Emiliano bisogna subito iniziare la campagna referendaria perché “trivellare il nostro mare è una vergogna e una follia”. L’emendamento alla Legge di  Stabilità, continua “è stato formulato e approvato senza neppure uno straccio di dichiarazione politica di pentimento da parte del governo e della sua maggioranza”, mentre “è incredibile che il governo non abbia pubblicamente spiegato la decisione di rilasciare le autorizzazioni al largo delle Tremiti.”

“Il Governo mostri coerenza”

Chiede al Governo “coerenza e concretezza” la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni: “il Governo deve chiarire le sue intenzioni in attesa del parere della Corte Costituzionale sui quesiti referendari ancora in forse. Nonostante il dietrofront del Governo sulle estrazioni petrolifere con l’emendamento alla Legge di Stabilità, molti rischi minacciano ancora il mare italiano.”

“In attesa del parere della Corte Costituzionale anche sugli altri quesiti previsti per il 13 gennaio – continua – chiediamo al Governo di abbandonare la Strategia Energetica Nazionale (SEN), pro-fossili, prendendo finalmente la strada maestra di un Piano per il clima e l’energia che punti alla decarbonizzazione dell’economia, perché le scelte energetiche, per i loro importantissimi effetti che hanno sul clima, non possono essere gestite con norme spot contraddittorie, ma meritano di essere inserite in un disegno più organico. Si tratta anche di una questione di coerenza visti gli impegni presi alla Cop 21 di Parigi. Non si può predicare bene a livello internazionale e poi in Italia fare il contrario. Considerando che le riserve petrolifere individuate nei nostri fondali coprirebbero il fabbisogno nazionale di petrolio solo per 7 settimane, mentre pesca e turismo rappresentano due settori preziosi per l’economia nazionale, chiediamo di attivare subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi”.

La replica del ministro Guidi

“Il permesso di ricerca concesso alla società Petroceltic – ha replicato il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi – riguarda soltanto, e in una zona oltre le 12 miglia, la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione che, comunque, non potrebbe essere autorizzata se non sulla base di una specifica valutazione di impatto ambientale. Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano conosce benissimo i termini esatti della questione che a suo tempo gli è stata accuratamente rappresentata dal Ministero dello Sviluppo economico”.

Il ministro Guidi si dice infine “attonita” per alcune recenti dichiarazioni di esponenti politici: “la legge di Stabilità, venendo incontro alle richieste referendarie, ha
escluso qualsiasi nuova ricerca entro le 12 miglia dalle coste. Il permesso alla Petroceltic non ha quindi nulla a che vedere con la legge di Stabilità visto che si tratta di ricerche al di fuori del limite delle 12 miglia”. E comunque, ribadisce il ministro, “nessun altro permesso di ricerca, in nessun’altra parte del Paese, è stato rilasciato alla vigilia dell’approvazione delle legge di Stabilità”.

La mappa dei mari a rischio

Sono oltre 127mila i kmq di mare in cui 13 compagnie petrolifere, di cui 6 italiane e 7 straniere, intendono avviare attività di ricerca e prospezione per fini petroliferi. I permessi di ricerca attualmente rilasciati, dall’Adriatico al Canale di Sicilia passando per lo Ionio – mostra la mappa sotto, curata da Legambiente – sono 16 per un totale di 6.327 kmq, cui si aggiungono le 38 richieste di permesso di ricerca per un totale di 23.739 kmq e le 8 istanze di permesso di prospezione per circa 96.585 kmq, oltre le 5 richieste di concessione per l’estrazione di petrolio per ulteriori 558,7 kmq. Senza dimenticare le due richieste di nuove piattaforme petrolifere Vega B di Edison nel canale di Sicilia e Ombrina di Rockhopper a largo della costa teatina in Abruzzo.

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