Gli obiettivi 2016 della Cina per fotovoltaico ed eolico

Nella sua spinta verso la decarbonizzazione la superpotenza asiatica punta a far crescere del 21% la capacità installata dalle due fonti nel corso del 2016. Leggermente rivisto al ribasso, a 15 GW, il target annuale sul FV, che comunque continuerà a crescere in quello che resterà il più grande mercato mondiale.

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Pechino martedì scorso ha annunciato gli obiettivi sulle rinnovabili per il 2016. La superpotenza, maggiore emettitore mondiale di CO2 e più grande mercato al mondo sia per il FV che per l’eolico, punterà nel 2016 ad aumentare la potenza dalle due fonti del 21%.

Nell’anno appena iniziato si vogliono installare 20 GW di nuova potenza eolica e 15 GW di nuovo fotovoltaico, ha comunicato in una nota la National Energy Administration.

Target FV rivisto al ribasso

L’obiettivo sul FV è dunque stato rivisto al ribasso rispetto agli annunci fatti ad ottobre: a frenare il FV in Cina sono soprattutto i problemi di rete e i ritardi nell’erogazione degli incentivi, spiegava Mercom Capital, che però prevedeva che nel Paese si possano installare oltre 19,5 GW di nuova potenza nell’anno in corso.

Pechino ha deciso anche di aumentare il prelievo in bolletta per finanziare le energie rinnovabili, una spesa che si sta rivelando impegnativa per il sistema elettrico.

A fine 2015 si stima che la Cina abbia raggiunto 120 GW di potenza da eolico e 43 GW da solare, oltre a 320 GW da idroelettrico.

Il ruolo nel panorama mondiale

La superpotenza asiatica rimarrà senza dubbio il maggiore mercato mondiale del FV anche nell’anno che sta per iniziare. Le previsioni Mercom per il 2016 ci dicono che nel mondo si installeranno 64,7 GW di nuova potenza, contro i 57,8 GW stimati per il 2015, pari a circa +12%.

Anche nel 2016, si legge in una nota degli analisti, sarà la Cina il mercato più grande. Al secondo posto gli Stati Uniti che dovrebbero superare nell’installato annuale il Giappone. Questi tre mercati da soli copriranno il 65% della domanda mondiale.

Lo sforzo per la decarbonizzazione

Nel suo INDC – cioè Intended Nationally Determined Contribution, il piano di contrasto ai cambiamenti climatici che ogni Paese doveva sottoporre alle Nazioni Unite in vista della Cop 21 svoltasi a dicembre a Parigi – il colosso asiatico presenta un obiettivo al 2020 di 100 GW di FV, ma ad ottobre ha annunciato di volerlo portare a 150 GW.

Come già previsto nella storica dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti, la Cina entro il 2030 vuole arrivare al 20% di energia da fonti “non-fossili”, leggasi rinnovabili e nucleare, sul totale dei consumi di energia primaria ed entro lo stesso anno inizierà a ridurre le emissioni, dopo aver ridotto l’intensità di carbonio (rapporto tra emissioni e Pil) del 60-65% rispetto ai livelli del 2005. Anche per questo, ha comunicato la National Energy Administration, entro i prossimi 3 anni cesseranno le autorizzazioni a nuove miniere di carbone.

Secondo diversi analisti, Pechino potrebbe benissimo superare di misura gli obiettivi annunciati nel piano NRDC. La Cina, infatti, da qualche anno sta accelerando decisamente sulla decarbonizzazione anche per gli enormi danni sanitari e ambientali che l’inquinamento atmosferico le sta causando, soprattutto a causa dell’ampio ricorso al carbone; danni che pesano per quasi il 12% del Pil.

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