Elettricità, con il 2016 bolletta più cara per chi consuma meno

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Se l'ultimo aggiornamento trimestrale abbassa per tutti il costo dell'elettricità in bolletta dal primo gennaio 2016, la riforma della tariffa per i clienti domestici, che pure inizia a dare i suoi effetti con l'anno appena iniziato, rende la bolletta più salata per l'82% delle famiglie italiane.

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In questi primi giorni dell’anno, riprendendo il comunicato dell’Autorità per l’energia che comunica l’aggiornamento delle tariffe per il trimestre appena iniziato, molti giornali hanno fatto passare il messaggio che dal primo gennaio 2016 le bollette dell’elettricità sono in calo. Per la famiglia tipo (2.700 kWh/anno di consumi e 3 kW di potenza impegnata), comunica l’Aeegsi, la spesa diminuirà dell’1,2%.

Quello che quasi sempre i media si sono scordati di dire nel riportare la notizia è che, aggiornamento trimestrale a parte, dal primo gennaio e in misura crescente fino al 2018, la bolletta elettrica sarà più cara rispetto al passato per chi consuma di meno e meno salata per chi ha consumi alti.

È l’effetto della riforma delle tariffe elettriche per i clienti domestici che, con un percorso graduale dal 2016 al 2018, abolisce la progressività – ossia il meccanismo in vigore ad oggi che fa pagare il kWh di meno a chi ha consumi bassi – e sposta i costi di rete sulla parte fissa della bolletta (si veda articolo su cosa cambierà per la struttura della tariffa e per altri aspetti e approfondimento su cosa questo comporterà per la convenienza del fotovoltaico e del risparmio energetico).

Aggiornamento vs riforma

Nell’ultimo aggiornamento, spiega il Regolatore (comunicato allegato in basso), il ribasso per l’energia elettrica è sostanzialmente dovuto ad un forte calo dei costi della “materia energia” che riflette le dinamiche di prezzo sul mercato all’ingrosso, a un leggero adeguamento al ribasso degli oneri di sistema e a un lieve ribasso delle tariffe di trasmissione, distribuzione e misura.

Questi cambiamenti valgono per tutti, mentre gli effetti della riforma che pure inizia a dare i suoi effetti da gennaio 2016, come detto, sono positivi per chi consuma di più e negativi per chi risparmia energia.

Gli effetti della fine della progressività

A parità di composizione del costo del kWh e dunque senza considerare l’effetto dell’ultimo aggiornamento (e di quelli a venire), per gli effetti della riforma un utente non residente con consumi molto bassi, 900 kWh, nel 2018, a transizione completata, pagherà circa 117 euro in più su di una bolletta attuale di 260 euro/anno (al netto di accise ed iva), mentre un utente residente che consumi 2.700 kWh l’anno a regime pagherà 19 euro in più l’anno. Variazioni che nella realtà – includendo anche accise ed iva, qui non considerate, saranno amplificate.

Solo per chi ha consumi superiori la riforma porterà un beneficio economico: ad esempio un utente con 3.200 kWh l’anno di consumi nel 2018 (sempre senza considerare aggiornamenti che ci saranno) risparmierà 42 euro (su una bolletta attuale di 563 euro, sempre escluse accise e iva), mentre per un punto di prelievo con potenza maggiorata e 6.000 kWh di prelievi il risparmio sale a circa 600 euro su una bolletta da circa 1.500 (si veda articolo su come cambierà la convenienza per le varie tipologie di utente).

Ci rimetterà l’82% delle famiglie italiane

Dunque si cambia in peggio per tutte le famiglie che consumano meno di 2700 kWh all’anno. Ma quante saranno le famiglie italiane che ci rimetteranno e quante invece ci guadagneranno? La risposta viene dai dati Aeggsi sui punti di prelievo. Quelli con consumi inferiori a 2.700 kWh l’anno sono oltre l’82% dei 29.430.000 utenti domestici italiani.

Se l’ultimo aggiornamento tariffario rende un po’ meno salata per tutti la bolletta, dunque, la riforma che abolisce gradualmente la progressività porta un danno economico ad oltre 24 milioni di utenze.

Il comunicato Aeegsi con l’ultimo aggiornamento (pdf)

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