La Cop21 di Parigi vista da Twitter

  • 18 Dicembre 2015

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In occasione della conferenza sul clima di Parigi, Behind Energy, portale sui veri costi dell’energia, ha dato mandato a Twig, società esperta di data mining, di monitorare l’andamento del clima sul web rispetto a Cop21. Cosa ne è uscito?

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In occasione della conferenza sul clima di Parigi, Behind Energy, portale sui veri costi dell’energia, ha dato mandato a Twig, società esperta di data mining, di monitorare l’andamento del clima sul web rispetto a Cop21.

L’annuncio finale (sabato 13 dicembre) che i 195 paesi hanno raggiunto un accordo per tenere sotto controllo il riscaldamento del pianeta ha velocemente fatto il giro del mondo occupando le prime pagine dei giornali.

Sul web le reazioni sono state un po’ più contenute. L’evento ha prodotto un volume abbastanza elevato di conversazioni; nel mondo sono stati scritti nell’ultimo mese circa 3 milioni di tweet sull’argomento con l’hastag ufficiale #cop21 o la parola chiave cop21 (Fonte: topsy.com) senza però diventare virale.

In Italia il volume è stato minore: nell’ultimo mese dal 14 novembre al 14 dicembre, abbiamo individuato circa 60mila tweet prodotti dai nostri concittadini con la parola chiave Cop21. Si tratta di circa il 2% del volume mondiale, un dato in linea con il rapporto fra utenti di Twitter italiani e stranieri.

Il picco si è avuto all’apertura dei lavori il 30 novembre, mentre un secondo boom si realizza in concomitanza dell’annuncio di Fabius.

Ad aver condizionato il volume delle conversazioni prodotte sul tema può essere la copertura mediatica sul tema data dai nostri mezzi di comunicazione. In generale gli utenti italiani infatti lamentano sia la scarsa rilevanza data alle notizie provenienti da Parigi (ad es. Il primo articolo sui giornali sull’accordo COP21 è a pagina 14) sia l’inadeguatezza delle informazioni fornite (ad es. Su #COP21 io per fortuna leggo i giornali stranieri).

Al netto dello scarso engagement sul tema, qual è il sentiment sull’accordo raggiunto?

Gli utenti di Twitter esprimono un sentimento prevalentemente positivo nei confronti dei risultati ottenuti nelle ultime ore di negoziazione della conferenza. Circa il 47% apprezza l’accordo raggiunto, mentre il 22% esprime una valutazione neutrale o positiva anche se vede alcune problematicità sul tema. Un terzo degli utenti infine pensa che l’accordo sia negativo.

I giudizi positivi si concentrano principalmente sulla portata storica dell’accordo, sulla sua capacità di segnare una svolta per il futuro del pianeta e sulla possibilità di avviare una transizione a un’economia più green (ad es. #COP21 è il primo passo verso un mondo più sano, #COP21 è un buon inizio ma ricordiamoci che i cambiamenti iniziano dal basso, Un passo è compiuto. #COP21).

L’entusiasmo però si smorza quando si entra nei dettagli dell’accordo firmato e interviene la formula dubitativa “un buon accordo ma…”. Gli utenti infatti esprimo molti dubbi sull’applicazione concreta dell’accordo (ad es. Occorre passare dalle parole ai fatti, accordo con luci e ombre, Sì certo storico. Ma basterà?,  Sotto l’aspetto politico grandi passi in avanti, ma senza sanzioni…, Bene le parole dell’accordo alla #COP21.  Ma senza fatti concreti nei prossimi anni, non andremo da nessuna parte).

Le opinioni negative sottolineano soprattutto i limiti e le lacune dell’accordo: mancano vincoli stringenti, interventi concreti nel breve periodo, non si parla di trasporto navale e aereo, vengono trascurate le conseguenze della filiera alimentare (allevamenti in primis). Mancano infine chiari riferimenti a numeri sui fossili e sulla decarbonizzazione e per i più negativi l’accordo rappresenta solo una “farsa” politica che “non salverà il pianeta” (ad es. Raggiungere al più presto possibile il picco globale delle #emissioni” può significare tutto e niente #COP21, sfuggono a ogni controllo le emissioni prodotte dai settori del trasporto navale e aereo” (8% del totale), decisamente debole se la premessa era che #COP21 sia occasione per il pianeta).

Se il bilancio è quindi tutto sommato positivo, discorso diverso è quello sul ruolo dei diversi paesi: abbiamo analizzato il sentiment nei confronti di alcuni dei principali player della partita sul clima nel corso dei giorni della conferenza. L’analisi evidenzia giudizi decisamente positivi solo sul comportamento assunto dagli Stati Uniti di cui viene apprezzata la presa d’atto degli errori passati e la volontà di voltare pagina e dall’Europa per cui si evidenzia uno spirito unitario nell’affrontare questa battaglia.

Giudizi in chiaroscuro vengono assegnati alla Cina che viene accusata di essere il maggior inquinatore del mondo, ma allo stesso tempo di non essersi posta di traverso sull’accordo e sulla Russia per cui si teme che le aperture sul clima siano state di fatto strumentali.

Fanalino di coda di questa classifica è l’Italia, il sentiment infatti è molto negativo (76%) e in controtendenza rispetto a quello dell’Europa. Il ruolo dell’Italia è stato valutato molto negativamente soprattutto perché appare incoerente sia per le strategie adottate finora che hanno portato a essere il nostro Paese in cima alla classifica europea per morti premature da inquinamento sia per le politiche adottate dal governo in questioni energetiche (ad es. #COP21 Adesso vogliamo un #pianoenergetico serio. #MatteoRenzi basta incentivi alle #fossili e #notrivelle) e ambientali.

Metodologia: e.listening è un servizio di web e social media listening di Twig srl che raccoglie e processa conversazioni e contenuti condivisi dagli utenti su social network, forum, blog e siti. I dati raccolti sono processati attraverso strumenti di text mining e tecniche qualitative di analisi del testo.

Monitoraggio cop21 e #cop21 nel periodo 14/11 – 14/12

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