Il Comitato No Triv rilancia con forza la sfida referendaria

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Il 28 novembre la Corte di Cassazione ha dato il via libera ai 6 quesiti referendari del Comitato No Triv. Per questo il Governo Renzi tenta una modifica di alcune norme dello “Sblocca Italia”. Ma, come spiega il costituzionalista Di Salvatore, "la strada referendaria è l’unica che possa fornire solide garanzie".

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Lo scorso 28 novembre la Corte di Cassazione ha dato il via libera ai 6 quesiti referendari del Comitato No Triv, dichiarandoli conformi alla legge. Secondo il Coordinamento Nazionale No Triv questo ha provocato la reazione immediata del Governo Renzi che si è messo al lavoro per modificare alcune norme dello “Sblocca Italia” (che prevede si possa in modo semplice fare ricerca ed estrarre idrocarburi all’interno dei territori e in mare), per accontentare le Regioni che hanno deliberato la richiesta di referendum e al tempo stesso lasciare immutato nella sostanza l’impianto dei quesiti.

“Va messa in evidenza l’assoluta incoerenza del Governo nazionale”, ha detto il costituzionalista Enzo Di Salvatore, autore dei 6 quesiti referendari. “Da un anno a questa parte – continua – sta rilasciando un gran numero di decreti di compatibilità ambientale per nuovi progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare e in terraferma e ora, dopo il via libera della Cassazione, si dichiara pronto ad aprire una trattativa con le Regioni sulle norme oggetto del referendum. Ma il referendum non è più nella disponibilità di nessuno”.

Secondo Di Salvatore, intervistato a novembre anche da QualEnergia.it, la strada referendaria è l’unica che possa fornire solide garanzie: gli effetti dell’abrogazione, in questo caso, sarebbero diversi da quelli che si avrebbero qualora il governo o il parlamento intervenissero con atto normativo. Se si arrivasse all’abrogazione referendaria, il Governo o il Parlamento non potrebbero reintrodurre le norme abrogate. “Questa certezza, invece, non ci sarebbe se quelle norme venissero abrogate con decreto-legge o con legge”, ha spiegato il costituzionalista.

Di Salvatore ricorda che nel 2010 il decreto Prestigiacomo aveva vietato la conclusione dei procedimenti in corso per il rilascio dei permessi di ricerca e delle concessioni di estrazione in mare; ma nel 2012 Monti ha rimosso quel divieto.

Per il Coordinamento Nazionale No Triv, il Governo sta cercando la sponda di qualche Regione “Sì Triv”. Pochi giorni fa il Ministro Guidi ha incontrato il Presidente della Regione Emilia-Romagna e alcuni isolati consiglieri regionali. Uno o più emendamenti alla Legge di Stabilità 2016 o un decreto ad hoc potrebbero essere gli strumenti utilizzati. Ma i contenuti delle modifiche normative che il Governo metterà sul tavolo come contropartita sono tutti da verificare.

“Noi come Comitato referendario No Triv ci opponiamo a che il Governo modifichi in parte le norme oggetto di referendum- afferma Enrico Gagliano- se il Governo fosse in buona fede e volesse ripensare il ruolo delle energie fossili a livello nazionale, dovrebbe procedere con la modifica legislativa in blocco e senza aggiungere altre norme”.

Il movimento No Triv vuole dunque rilanciare con determinazione la sfida referendaria per impedire che i territori e le Regioni italiane vengano inquinati e impoveriti, e i cittadini privati del diritto di voto, affermano, ricordando che in Italia le attività impattanti sull’ambiente scaricano costi sui bilanci di imprese e famiglie per oltre 48 miliardi di euro l’anno (oltre il 3% del Pil).

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