Mini eolico in Sicilia, le posizioni di operatori e Regione

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Dopo la restrittiva legge della Regione Siciliana sull'individuazione di aree non idonee a impianti eolici, che escluderebbe quasi totalmente tutte le installazioni di macchine sopra i 20 kW, l'associazione di categoria CPEM chiede un incontro con l'assessore, che ci scrive per chiarire lo spirito della norma approvata.

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Dure critiche ha ricevuto la recente legge della Regione Sicilia sulla individuazione di aree non idonee alla realizzazione degli impianti eolici (vedi QualEnergia.it). Per molti operatori del settore, compreso quelli del mini eolico, la normativa è estremamente restrittiva, escludendo pressoché ovunque sull’isola l’installazione di turbine con potenze da 20 kW in su. Insomma, ammessa comunque la correttezza di non utilizzare aree di pregio, l’eolico in Sicilia sembra ora essere il pericolo pubblico numero uno. Anche se poi si danno con facilità autorizzazioni per perforazioni e ricerca di idrocarburi, persino in mare.

A proposito di critiche, nell’odierno comunicato di CPEM, Consorzio Produttori di Energia da Minieolico, si legge che la legge dà un “abnorme valenza di tutela ambientale ad alcuni vincoli, che in realtà non hanno fine di tutela paesaggistica o archeologica, con il risultato di precludere la realizzazione di impianti di potenza compresa tra 20 e 200 kW sull’intero territorio regionale”. In particolare CPEM fa riferimento ad esempio al punto a): aree che presentano vulnerabilità ambientali, individuate in quelle per le quali è stato apposto il vincolo idrogeologico di cui al regio decreto del 30 dicembre 1923, n.3267.

Nel comunicato si afferma che “l’adozione di tale vincolo, fra i criteri di esclusione, nella mappatura del territorio regionale rende irrealizzabili impianti di potenza tra 20 e 200 kW sull’80% del territorio della regione, mentre il suo reale scopo riguarda la tutela del regime delle acque, tutt’oggi garantito dalla necessità di acquisire un preventivo parere da parte degli enti competenti”, spiega l’associazione di categoria.

Anche il punto e): aree di pregio agricolo e beneficiarie di contribuzioni per la valorizzazione della produzione di eccellenza siciliana o di pregio paesaggistico in quanto testimonianza della tradizione agricola della regione”, spiega l’associazione, risulta essere in evidente contrasto con i criteri di individuazione delle aree non idonee previste dal DM del 10/9/2010 (pdf).

Il rischio, a detta degli operatori, è che nell’incertezza causata da questa normativa, si bloccheranno investimenti recenti e futuri nel settore. CPEM ha chiesto un incontro con l’assessore all’energia, Vania Contraffatto, che ci sarà effettivamente giovedì 26 novembre, proprio per un confronto sulle criticità di questa normativa, ancora non pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Regionale.

Dopo il nostro articolo, l’assessore Contraffatto ha scritto alla nostra redazione specificando che “in Sicilia si avvertiva da tempo la necessità di regolamentare al meglio un settore così cruciale per lo sviluppo economico e per il rispetto dell’ambiente. Ed è stato proprio a partire da queste due esigenze, il rispetto delle ricchezze naturali e paesaggistiche siciliane e la tutela della libera iniziativa imprenditoriale, che il Governo regionale e l’Assemblea regionale siciliana hanno dibattuto a fondo”. Secondo l’assessora la legge “è efficace perché dà finalmente regole certe agli enti locali e in primo luogo agli imprenditori, nella convinzione che non ostacolerà ma anzi incentiverà, nella chiarezza, l’attività delle aziende”. “Sono ben consapevole – scrive – di quanto questo settore sia importante per la Sicilia e per questo motivo ho deciso di incontrare nuovamente gli imprenditori del settore per spiegare loro lo spirito di questa normativa”.

Non c’è alcuna intenzione di danneggiare le aziende o lo sviluppo delle energie rinnovabili, che sono anzi uno dei settori su cui puntare con maggiore forza per il rilancio della nostra economia, ma solo quella di fornire un quadro legislativo certo, incentivando gli impianti meno invasivi. La nuova norma si limita a recepire le indicazioni dell’Unione Europea, allineando la Sicilia al resto d’Italia: adesso sarà compito del Dipartimento all’Energia individuare i siti in cui è possibile o meno realizzare gli impianti e secondo quali modalità, nella consapevolezza che la tutela degli stupendi paesaggi della nostra Isola sia un dovere per ogni amministratore pubblico”.

Bene dunque la disponibilità al dialogo, ma i vincoli e le restrizioni presenti in questa legge non faranno chiudere la disputa tra regione e operatori in tempi molto brevi. Il rischio è che in Sicilia una importante fonte pulita di energia possa essere bloccata.

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