Clima, la posizione italiana verso la Cop 21 secondo il MinAmbiente

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Galletti: “nel testo finale la necessità di fermare il riscaldamento globale a 1,5 °C”. L'Italia - dichiara il ministro – chiederà obiettivi quantificati e rivisti ogni 5 anni e possibile carbon tax. Una posizione ottimista e determinata, ma in fortissima contraddizione con tutte le azioni del governo Renzi.

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Inserire nel testo finale dell’accordo un riferimento alla necessità di fermare il global warming a 1,5 °C dai livelli preindustriali, anziché a 2 °C. Stabilire in maniera quantitativa l’entità del taglio della CO2 necessario. Prevedere revisioni quinquennali degli obiettivi. Indagare sulla possibilità di una carbon tax mondiale. Sono questi alcuni punti chiave della posizione dell’Italia verso la Cop 21 di Parigi, come espressa dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti al termine della riunione che si è tenuta a Parigi da domenica 8 fino a martedì 10 novembre, in preparazione della vera e propria Conferenza delle Parti, la ventunesima, che si svolgerà agli inizi di dicembre nella capitale francese.

“Per l’UE e l’Italia – ha dichiarato il ministro – l’obiettivo resta quello di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi. Continuiamo ad insistere affinché nell’accordo finale ci siano elementi quantitativi, il taglio di emissioni del 50% entro il 2050 e la neutralità delle emissioni entro fine secolo”.

Ma durante le due settimane di lavori, dal 30 novembre all’11 dicembre, si legge in una nota ministeriale “la delegazione italiana insisterà anche per l’inserimento nel testo conclusivo di un ‘riferimento’ ad un obiettivo ancora più ambizioso: il contenimento del riscaldamento globale a 1,5 gradi, come richiesto da alcuni Paesi, in particolare le piccole isole che altrimenti rischiano di scomparire.”

“La scelta di fissare l’innalzamento della temperatura globale sotto i 2 gradi è sufficiente, ma qui alla PreCop21 stiamo discutendo per inserire nel documento anche un riferimento a 1,5 gradi, perché non è poi certo che la soglia dei 2 gradi nel tempo sarà sufficiente a scongiurare i cambiamenti climatici”, sottolinea Galletti.

La posizione italiana, ha dichiarato il ministro “è chiarissima: abbiamo firmato un accordo tra tutti i 28 Paesi europei che impone la riduzione di CO2 entro il 2030 di almeno il 40% ed è un obiettivo vincolante, con sanzioni. Quindi, indipendentemente da quello che capiterà a Parigi, noi l’obiettivo lo abbiamo già fissato e andremo alla Cop21, sia come Paese che come Ue, chiedendo a tutti gli altri Stati di impegnarsi almeno quanto ci siamo impegnati noi e con le stesse garanzie che stiamo offrendo. Dunque, la nostra posizione è già concordata, si tratta di una posizione che ci vincola e ci permette di andare a Parigi dando il buon esempio, perché noi da questo punto non torniamo più indietro”.

L’Italia, continua Galletti andrà “a Parigi con l’idea che un accordo è indispensabile. C’è ancora molto da fare, ma già a questa Pre-Cop passi in avanti se ne sono fatti, molto tecnici ma se ne sono fatti”. I dati sugli effetti dei cambiamenti climatici,  ha detto il ministro “sono purtroppo certi e noti a tutti.  Sul tavolo abbiamo diverse ipotesi sul tavolo, un segnale fortissimo sarebbe l’istituzione di una carbon tax, ma con estremo realismo politico ritengo che non bisogna sottovalutare altri aspetti”.

“Parigi – si prosegue – rappresenterà comunque una svolta, il problema di fermare l’innalzamento della temperatura globale sotto i 2,7 gradi esiste (l’aumento previsto dall’UNFCCC in base agli impegni dei diversi paesi, ndr), perché ancora non abbiamo in campo azioni che ci permettono di arrivare all’obiettivo ambizioso che avevamo fissato sotto i 2 gradi, ma un fattore fondamentale può essere la creazione di una governance del processo, con monitoraggio e revisione ogni cinque anni dei progressi compiuti, come anche la trasparenza, cioè sul mondo in cui questi dati verranno forniti dagli Stati”.

Insomma, da Galletti tante buone intenzioni e una determinazione espressa solo a parole. Tanto farsi “belli” con qualche annuncio, quando poi si sa che non verrà preso in considerazione e non si deciderà per target vincolanti, è un facile esercizio. Le dichiarazioni del ministro sono particolarmente stridenti con le azioni di questo Governo. Potrebbero essere credibili se solo ci si fosse mossi diversamente nei propri confini. Ma i fatti sono che si sta frenando la diffusione delle rinnovabili con ostacoli di tutti i tipi e si tolgono strumenti seri di sostegno all’efficienza energetica, che manca una politica energetica coerente e di lungo periodo e si sta rendendo vita facile a chiunque voglia trivellare il territorio e i nostri mari alla ricerca di idrocarburi. Probabilmente, questo, come altri recenti annunci mediatici, cadrà presto nell’oblio.

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