Se appare ormai chiaro che gli impegni messi sul tavolo della Cop 21 che inizierà a fine mese a Parigi non saranno sufficienti a fermare il riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza dei 2 °C, di certo saranno una grande spinta per la transizione energetica.

A ricordarlo un nuovo report appena pubblicato dal World Resources Institute: si stima che, grazie agli obiettivi di riduzione delle emissioni presentati in vista della conferenza, nelle 8 maggiori economie mondiali il contributo delle rinnovabili raddoppierà entro il 2030. L’accelerazione impressa dalla Cop 21, secondo il WI, porterà ad avere per quell’anno, su scala globale, il 18% in più di energia rinnovabile rispetto a quel che si prevedeva fino ad ora.

Lo studio, dal titolo “Assessing the Post-2020 Clean Energy Landscape” (allegato in basso), prende in esame i piani INDC (i programmi di riduzione dei gas serra presentati dalle parti per la Cop 21) di Brasile, Cina, Unione Europea, India, Indonesia e Giappone. La conclusione è che in queste economie – le più importanti al mondo per emissioni – si passerà dai circa 9mila TWh/anno di energia generata da rinnovabili del 2012 a 20mila TWh/a nel 2030.

Questi gli aumenti previsti per Cina, UE, Brasile e Indonesia (che nei loro target non distinguono tra energia elettrica e per altri usi):

Questi gli aumenti previsti per gli altri Paesi considerati (che hanno target specifici per l’elettricità):

Nel complesso da qui al 2030, si legge nel report, ci sarà un aumento annuale nella produzione di energia rinnovabile di oltre 11mila TWh, all’incirca come l’intero fabbisogno energetico dell’India e circa 3mila TWh, cioè il 18%, in più di quanto previsto dal Reference Scenario della International Energy Agency.

In alcuni Paesi – Cina, India e Messico – è previsto anche un aumento del contributo del nucleare, che dovrebbe crescere del 12% in più rispetto a quanto previsto nel Reference Scenario (in giallo nella mappa sotto).

“I target per le fonti rinnovabili mandano un forte segnale ai mercati e agli investitori”, commenta Jennifer Morgan, direttrice del settore clima per il World Resources Institute.

Nel report c’è anche un pratico riepilogo degli impegni al 2030 che i vari Paesi si sono presi in materia di energia negli INDC. Il Brasile, ad esempio, punta al 45% di rinnovabili sul mix energetico; la Cina per lo stesso anno vuole arrivare al 20% di “non-fossili” sui consumi primari; l’UE come sappiamo mira al 27% di rinnovabili sui consumi finali, il Giappone al 22-24% sui consumi elettrici; il Messico punta al 35% di “fonti pulite” (nucleare incluso) sempre sull’elettricità; mentre gli Usa vogliono raggiungere il 20% di rinnovabili idroelettrico escluso sulla produzione elettrica.

Tra i 10 più grandi emettitori al mondo solo Russia e Canada non hanno presentato obiettivi sulle rinnovabili.

Scorrendo il report si trovano anche diversi Paesi, anche piccoli, con target molto ambiziosi: ad esempio, la Bolivia si propone di arrivare al 2030 al 79% di rinnovabili su tutta l’energia e Vanuatu vuole arrivare al 100% della domanda elettrica.

Il report “Assessing the Post-2020 Clean Energy Landscape” (pdf)