Clima e Cop 21, il contributo decisivo dal business?

CATEGORIE:

Gli impegni di una coalizione di grandi aziende potrebbero portare al 65% del taglio della CO2 necessario per stare sotto i 2 °C di aumento della temperatura, muovendo 10mila mld di $ di investimenti. Ma la politica deve farsi garante con un accordo forte a Parigi. Un report di PwC.

ADV
image_pdfimage_print

Una parte del mondo delle grandi aziende ha capito che la lotta al global warming può essere una grande occasione per il business e che le azioni delle imprese possono essere determinanti per combattere la febbre del pianeta.

A mostrarlo un report pubblicato dalla società di consulenza PricewaterhouseCoopers (PwC – allegato in basso) sul piano d’azione sul clima definito da una coalizione tra alcune delle più grandi aziende mondiali: solo i programmi messi in campo da questi grandi assieme potrebbero portare entro il 2030 il 65% della riduzione delle emissioni necessaria per fermare il riscaldamento globale a 2 °C dai livelli preindustriali, muovendo migliaia di miliardi di dollari di investimenti e creando milioni di posti di lavoro.

Lo studio, realizzato assieme al World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), analizza le azioni previste dalle imprese in 9 settori industriali: trasporti, rinnovabili, cattura e stoccaggio della CO2, efficienza energetica in edilizia, cemento, chimica, carburanti low-carbon, agricoltura sostenibile e gestione forestale. Linee programmatiche sviluppate in vista della Cop 21 di Parigi e che escono da una tavola rotonda alla quale hanno partecipato 140 aziende, tra le quali giganti come Kellogg’s, Monsanto, PepsiCo, Shell (sic!) e Unilever, aderenti alla Low Carbon Technology Partnerships initiative.

Dall’analisi di PwC emerge che, se questi impegni verranno realizzati, da qui al 2030 potranno muovere investimenti per 10mila miliardi di dollari e creare fino a 45 milioni di posti di lavoro. Le azioni porterebbero a notevoli risultati in tema di calo delle emissioni: una riduzione di 17-18 miliari di tonnellate (Gt) di CO2 equivalente entro il 2030, cioè, come detto, il 65% del taglio raccomandato per stare nella traiettoria per stoppare la febbre a 2 °C.

Dunque, un contributo che potrebbe essere decisivo, anche sa va sottolineato che questa possibile riduzione non è aggiuntiva rispetto ai tagli cui si sono impegnati i governi, che per ammissione della stessa UNFCCC sono inadeguati. Quelle della coalizione di industrie in oggetto sono lnee programmatiche che mostrano come e dove sia possibile fare meglio, ma non prescindono dagli impegni della politica.

Come ha dichiarato Peter Bakker, presidente del WBCSD, “è possibile tutelare il futuro della Terra solo se business e policymaker agiscono assieme. C’è urgente bisogno di un accordo sul clima ambizioso a Parigi per stabilire la cornice normativa che permetta a ognuno di raggiungere i rispettivi obiettivi.”

Christiana Figueres, segretaria esecutiva dell’UNFCCC ha definito gli impegni della coalizione “game-changing” per il supporto che daranno agli obiettivi dei governi. “Il numero di imprese, ma anche città, che si stanno muovendo verso un mondo low-carbon è senza precedenti. Parigi offre l’opportunità per altre aziende di salire a bordo per accelerare una transizione che ora è divenuta inevitabile.”

La piattaforma di impegni della business coalition dunque servirà da stimolo ai negoziati e per questo WBCSD presenterà a Parigi 9 documenti per ciascuno dei tavoli di lavoro relativi alle diverse aree di intervento.

Le linee d’azione previste d’altra parte sono già tracciate in questo report. Per le rinnovabili ad esempio ci si propone di mettere in campo 1,5 TW di nuova potenza entro il 2025, agendo anche su temi strategici quali l’innovazione finanziaria e l’integrazione delle fonti non programmabili nelle reti.

Per la CCS si prevede innanzitutto di trovare i fondi, con l’obiettivo di arrivare al 2030 a riuscire a stoccare 1 Gt di CO2 all’anno. Un altro miliardo di tonnellate di CO2 all’anno (al 2030) si potrà risparmiare grazie alla chimica e in particolare a nuovi prodotti applicabili in vari comparti, dall’edilizia all’automotive.

Notevoli risparmi sono poi previsti per il cemento, dove le emissioni possono essere tagliate del 25% con le best practice attuali; nell’edilizia, con la previsione di ridurre del 50% il consumo medio degli edifici; nei carburanti alternativi (27% del mercato coperto da biofuel sostenibile al 2050 per una riduzione di 2,1 Gt anno); nella mobilità; nell’agricoltura (emissioni ridotte di 3,7 Gt CO2 all’anno al 2030 grazie a minor uso di suolo) e nella gestione forestale.

Il report PwC sulla “Low Carbon Technology Partnerships initiative” (pdf)

ADV
×