Dimissioni Ad Sogin, preoccupazione per deposito scorie nucleari

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Ieri la notizia delle dimissioni di Riccardo Casale, Ad Sogin, la società di Stato che gestisce il decommissioning del nucleare. Per gli antinuclearisti è "l'ultimo capitolo di una vicenda tutta in negativo”, quella del deposito nazionale per le scorie nucleari con ritardi e poca trasparenza.

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Ieri è arrivata la notizia che Riccardo Casale, amministratore delegato di Sogin, la società di Stato che gestisce il decommissioning nucleare, si è dimesso dall’incarico, per presunti contrasti interni al consiglio di amministrazione. Riunito ieri sera il cda di Sogin ha revocato a Casale le deleghe operative relative alla struttura organizzativa della società e alla gestione del personale e ha invitato l’Ad “a chiarire nel più breve tempo possibile la propria posizione, dal momento che egli ha rimesso nelle mani del governo il proprio mandato, ma non ha inviato alcuna comunicazione al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale”.

Da parte sua il Governo – si legge in una nota congiunta di MiSE e MEF – “prende atto della situazione che si è determinata” e rassicura sul fatto che sarà “garantita quanto prima una governance adeguata alle funzioni strategiche della Sogin Spa”.

La situazione però fa preoccupare il mondo ambientalista: “è l’ultimo capitolo di una vicenda tutta in negativo, – osserva la Commissione scientifica sul decommissioning nucleare – dopo la gaffe sulla proposta di un indagato come presidente dell’Agenzia per la sicurezza, l’ISIN, che peraltro non è stata ancora istituita, il Governo si è come immobilizzato: niente mappa dei siti idonei per il deposito nazionale delle scorie, la CNAPI, che sta girando dai primi di maggio tra Sogin, Ispra e Ministero dell’Ambiente; il ritardo della presentazione alla UE del piano nazionale per la gestione delle scorie – il documento nel quale dovrebbero essere inquadrate procedure e azioni – ha superato ogni ragionevolezza e la Sogin, la società ‘attuatrice’ dello smantellamento, dopo un decennio veramente buio sta addirittura sprofondando.”

La critica più forte della Commissione è però sul terreno della sicurezza: “Il Governo ha sottovalutato pesantemente la complessità delle azioni necessarie per uscire in sicurezza dal nucleare, delegando troppo alla Sogin senza fornire il contesto e gli atti di indirizzo necessari. Il quadro che si è così determinato pregiudica purtroppo proprio la sicurezza: basta guardare al progetto di cementazione delle scorie di Saluggia che si sta vergognosamente trascinando oltre ogni scadenza o al fatto che il Dipartimento nucleare di ISPRA, l’attuale massima istituzione di controllo, si è ridotto a 25 persone.”

“È assai grave che un governo che si vuole connotare per la sua azione riformatrice non voglia dispiegarla su un tema tanto delicato quanto quello della sicurezza dei cittadini, una sottovalutazione analoga a quella che nel 2003 portò il governo Berlusconi al famigerato decreto ‘Scanzano’, reso per fortuna inefficace da una storica mobilitazione di tutta la Basilicata” conclude la Commissione.

Sul deposito fa sentire la sua voce anche Legambiente: “È necessario e urgente realizzare un deposito unico nazionale di un certo tipo, che accolga solo scorie di bassa e media radioattività e non quelle ad alta radioattività. Quest’ultime non possono essere gestite in Italia, nemmeno temporaneamente, ma come prevede la direttiva europea possono essere, invece, accolte in un deposito internazionale a livello europeo’, è l’appello che l’associazione ha lanciato in occasione del convegno ‘Verso il deposito nazionale: sicurezza e benefici per il territorio nella gestione dei rifiuti radioattivi’, tenutosi ieri all’assemblea annuale dell’Anci.

“Sul percorso avviato fino ad oggi e che dovrà portare all’individuazione del sito – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – siamo molto preoccupati perché c’è poca trasparenza, ci sono forti ritardi, non c’è certezza sui tempi e mancano controllo e garanzia. Lo scorso gennaio la Sogin ha consegnato all’Ispra la Carta delle Aree Potenzialmente Idonee, la Cnapi. L’Ispra, dopo un’attenta analisi, ha inviato la sua valutazione ai ministeri competenti. Questi ultimi, dopo aver chiesto ulteriori approfondimenti tecnici a Ispra e Sogin sulla Cnapi, a fine agosto avrebbero dovuto comunicare la lista dei siti idonei a ospitare il deposito sui rifiuti nucleari pubblicando la Carta. Ma dai dicasteri non è arrivata mai nessuna risposta in merito, non c’è stato nessun dialogo con i territori e inoltre ad oggi non è ancora operativo l’ISIN, l’ente di controllo che dovrebbe seguire con la Sogin la questione del deposito. Siamo, dunque, convinti che i troppi ritardi e la poca trasparenza che hanno caratterizzato fino ad ora questo lungo e complesso percorso, rischiano di far partire il tutto con il piede sbagliato. Per questo torniamo a ribadire l’urgenza di avviare un percorso trasparente, partecipato e condiviso che coinvolga i territori e le amministrazioni locali, ma che sia anche condotto e controllato da personalità di provata esperienza e competenza”.

Dopo la chiusura delle centrali nucleari, in Italia sono rimasti 90.000 metri cubi di scorie radioattive, di cui il 60% derivanti dallo smantellamento delle centrali nucleari e il restante 40% dalle attività medico industriali, che continueranno a produrre rifiuti radioattivi anche in futuro. Sul totale ci sono, poi, 15mila metri cubi di scorie ad alta radioattività che, secondo Legambiente, devono essere smaltite all’estero.

L’associazione ambientalista ricorda che ad oggi i rifiuti a bassa e media radioattività sono raccolti, seppur in maniera temporanea, in depositi spesso non idonei e a rischio, come accade ad esempio a Saluggia, in provincia di Vercelli, in Piemonte, dove nel centro Eurex sono custoditi l’85% dei rifiuti nucleari italiani tra cui anche quelli ad alta radioattività. L’impianto si trova sulle sponde della Dora Baltea, vicino alla confluenza di questa con il Po, in una zona ad elevato rischio alluvionale, oltre tutto sopra le falde acquifere piemontesi. Sempre a Saluggia si stanno costruendo due nuovi grandi depositi definiti ‘temporanei’.

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