Decreto rinnovabili non FV, il parere dell’Autorità

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Incentivo agli ex zuccherifici da eliminare; tariffa feed in premium da ridisegnare e diverse altre richieste di modifica. Il parere dell'Autorità per l'Energia sul testo che andrà alla Conferenza Stato-Regioni. Dal Regolatore anche suggerimenti per nuovi incentivi dal 2017: premino i servizi di rete.

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All’Autorità per l’Energia non piace il trattamento di favore riservato agli ex zuccherifici nel nuovo decreto sulle rinnovabili elettriche, ma ha anche diverse altre osservazioni sul provvedimento emanato dal Governo, che sarà esaminato alla prossima Conferenza Stato-Regioni per entrare in vigore solo dopo aver passato anche l’esame della Commissione europea (si veda nostra analisi).

Ad esempio, si chiede di rivedere l’incentivo ai grandi impianti, si auspicano tariffe premiali più basse per quelli con componenti rigenerate e si chiede di tutelare le iniziative già avviate. Infine l’Aeegsi avanza una proposta per il regime incentivante che dal 2017 sostituirà il quadro transitorio definito dal decreto in discussione: non ci si limiti a incentivare la produzione ma si promuova anche la fornitura di servizi di rete.

Sono questi alcuni di punti principali del parere dell’Autorità sul nuovo decreto sugli incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche (vedi allegati in basso).

Le modifiche richieste

Tra le proposte di modifica, l’Aeegsi vuole la soppressione dell’articolo 4, commi 5 e 6, in modo da consentire l’accesso agli incentivi anche agli impianti per i quali i lavori di realizzazione vengono avviati prima del loro inserimento nelle nuove graduatorie.

Per il regolatore andrebbe soppresso anche l’articolo 19 sugli ex zuccherifici, che in base al decreto potranno accedere agli incentivi del decreto interministeriale 18 dicembre 2008 (cioè ai certificati verdi e allo strumento incentivante che ne prenderà il posto), con un contingente incentivabile di 120,5 MW elettrici. Per l’Autorità ciò causerebbe una disparità di trattamento con le altre rinnovabili costrette, se di potenza superiore a 5 MW, a partecipare alle aste, e anche un aumento eccessivo degli oneri.

Il parere propone poi di prevedere un incentivo più basso per chi utilizza componenti rigenerati rispetto ai nuovi.

Si chiede inoltre di eliminare la discriminazione tra impianti sotto e sopra i 500 kW, i primi, incentivati con “feed in tariff” (tariffa onnicomprensiva costante indipendentemente dai prezzi zonali orari dell’elettricità); i secondi, invece, godono di un “feed in premium” che può essere anche superiore ai prezzi di mercato (un aspetto che, ci spiegava l’analista Tommaso Barbetti, potrebbe non piacere nemmeno alla Commissione europea che valuterà se il decreto rispetta le linee guida UE sugli aiuti di Stato). L’Autorità propone di calcolare il feed in premium tenendo conto anche delle differenze negative tra prezzo zonale orario e tariffa base, “sgravando la componente tariffaria A3 qualora i prezzi zonali orari siano superiori alle tariffe base”.

Il regolatore rimarca poi la necessità di eliminare l’incentivo (con recupero al termine del periodo di diritto) in corrispondenza di prezzi negativi, in caso di loro introduzione in Italia in base alla normativa europea.

La proposta per gli incentivi dal 2017

Sempre guardando al futuro prossimo, l’Aeegsi fa una proposta per i nuovi incentivi dal 2017, quando lo schema in via di definizione sarà superato per tenere conto “dell’importanza e la necessità che gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, anche non programmabili, prestino servizi di rete e partecipino più attivamente al mercato elettrico”.

È “necessario – si legge – innovare gli schemi incentivanti affinché non si limitino a incentivare l’intera quantità di energia elettrica prodotta o immessa in rete indipendentemente dalle modalità di utilizzo degli impianti. A mero titolo di esempio, l’incentivo potrebbe prevedere una premialità correlata alla prestazione di servizi di rete, quali la riserva primaria, secondaria o terziaria, o, più in generale, alla fornitura di servizi di regolazione della frequenza e/o della tensione”.

L’Autorità intende formulare una proposta al Governo per suggerire incentivi che consentano perseguire gli obiettivi di cui sopra e, al tempo stesso, siano compatibili con la comunicazione della Commissione europea, 2014/C 200/01, in materia di aiuti di Stato.

La questione certificati verdi

Nel parere si affronta poi il problema dei certificati verdi, il cui ritiro provocherà nel 2016 un picco (transitorio) negli oneri di sistema: il ritiro, stima l’Authority, inciderà per 5 miliardi di euro, facendo lievitare oltre i 14 miliardi la componente A3 della bolletta nel 2016. Due le soluzioni proposte: o il differimento degli incentivi che andranno a sostituire i certificati oppure il rinvio del ritiro stesso dei CV.

La prima proposta prevede il pagamento degli incentivi che sostituiscono i certificati verdi alla fine del sesto mese successivo a quello che segue ciascun trimestre (anziché su base mensile), in coerenza con le attuali disposizioni in merito al ritiro dei CV. Successivamente al 2016, si potrebbe prevedere che il pagamento degli incentivi sia gradualmente anticipato, fino a ottenere un’erogazione su base mensile, in relazione alle produzioni del secondo mese precedente, entro (ad esempio) il 2019.

In subordine, l’Autorità propone il rinvio del ritiro successivamente al 2016, almeno in relazione a quelli non in scadenza nell’anno medesimo. Quelli ritirati dopo il 2016 (e comunque entro l’ultima scadenza del 2018) potrebbero essere valorizzati, a conguaglio, con una maggiorazione che tenga conto dell’inflazione.

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