Dalle detrazioni fiscali un beneficio netto di 15 miliardi per il Paese

Dagli sgravi fiscali per le ristrutturazioni e per l'efficienza energetica 207 miliardi di euro investimenti e 2 milioni di occupati dal 1998 al 2015. Senza detrazioni l'edilizia dal 2011 al 2015 avrebbe perso oltre il doppio degli occupati. Lo studio di Cresme e del Servizio Studi della Camera.

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Le detrazioni fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica convengono allo Stato e al sistema-Paese: il saldo economico per la fiscalità nel periodo 1998-2015 è positivo per 10,5 miliardi, che diventano 15 se si contano anche i benefici per famiglie e imprese. E questo senza tenere conto di ricadute positive, difficili da quantificare, come l’emersione di lavoro nero e la riduzione delle emissioni di CO2. Sono questi in estrema sintesi i dati più importanti che emergono dal rapporto sulle due misure presentato alla Commissione Ambiente di Montecitorio dal Cresme e dal Servizio Studi della Camera (allegato in basso). Numeri che ribadiscono l’opportunità – che sembra condivisa anche dal Governo – di riconfermare e ampliare gli incentivi.

207 miliardi di investimenti dal ’98 al 2015

Grazie alle detrazioni, sia quelle per le ristrutturazioni che quelle per il risparmio energetico, dal 1998 al 2015 – si legge nel documento – sono stati realizzati 12,5 milioni di interventi: è un dato impressionante se si pensa che in Italia ci sono 31,2 milioni di abitazioni (anche considerando che ovviamente molti interventi hanno riguardato la stessa unità immobiliare).

Gli investimenti attivati nello stesso periodo sono arrivati a 207 miliardi di euro (una media di 11 miliardi di euro all’anno a valori correnti), di cui 178 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e poco meno di 30 miliardi la riqualificazione energetica (che è incentivata solo da 2007).

Gli effetti sull’occupazione

Investimenti che si traducono in occupazione, particolarmente preziosa in questo periodo nero per l’edilizia, forse il settore più duramente colpito dalla crisi economica. Nel periodo 2008-2015 l’impatto delle detrazioni – calcola lo studio – ha riguardato oltre 2 milioni di occupati, con una media di 111.000 occupati diretti all’anno.

L’incidenza delle agevolazioni appare particolarmente rilevante tra il 2011 e 2015, nonostante la fase di crisi che ha colpito pesantemente il settore dell’edilizia: 349.000 occupati all’anno, di cui 232.000 diretti e 117.000 nell’indotto. Senza detrazioni, dunque, sarebbe stato molto più duro il colpo subito dall’edilizia, che tra il 2011 e il secondo trimestre del 2015, soprattutto a causa della crisi delle nuove costruzioni, ha perso 228.000 addetti.

Il bilancio economico

Interessante la stima dei costi e dei benefici per lo Stato, visto che siamo nel momento in cui si deve decidere l’ennesima proroga. Nel periodo 1998-2015 i minori introiti conseguenti la defiscalizzazione sono stati 90,2 miliardi di euro, mentre il gettito fiscale e contributivo per i lavori svolti è arrivato a 77,7 miliardi di euro.

Da questo primo calcolo emergerebbe un saldo totale negativo di 12,5 miliardi di euro, pari a 694 milioni di euro medi annui. Vanno però considerati altri aspetti importanti. Il primo, di natura finanziaria, è che lo Stato incassa i proventi spettanti nell’anno stesso di esecuzione dei lavori, mentre eroga gli sgravi nei 10 anni successivi: anche per l’attualizzazione dei valori, il saldo per la fiscalità diventa positivo, con una plusvalenza di 4 miliardi di euro (vedi grafico).

Un ulteriore affinamento dell’analisi si ha introducendo i minori introiti legati agli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica (quindi meno accise su gas ed elettricità pagate) e considerando la quota di gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati (quota ricavata dalla Matrice di contabilità sociale): si determinerebbe così un saldo positivo per lo Stato di 10,5 miliardi di euro (vedi grafico).

Se anziché solo al fisco, guardiamo all’intero sistema-Paese, cioè anche al portafoglio di famiglie e imprese – il beneficio netto per il periodo considerato è di oltre 15 miliardi di euro.

Nel dettaglio, il saldo positivo per lo Stato di circa +10,5 miliardi di euro deriva dall’incremento del gettito, meno i flussi derivanti dalle detrazioni, più le maggiori entrate derivanti dalla Matrice di contabilità Sociale (cioè dagli scambi tra imprese, committenti e Stato – positive), con la sottrazione dovuta al minor gettito fiscale sui consumi energetici .

A questo si aggiungono i conti delle famiglie, o più correttamente gli investitori, il cui risultato “negativo” di quasi -158 miliardi di euro è conseguente al saldo tra l’investimento effettuato (la spesa sostenuta), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo).

Alla voce “imprese e il fattore lavoro”, infine, il saldo è positivo per 163 miliardi di euro: risultato del fatturato delle aziende legato agli interventi incentivati (all’interno del quale sono inclusi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse), meno le imposte e gli oneri sociali sostenuti dalle imprese e riconducibili a quelli stessi interventi.

Dal conto mancano poi altri due aspetti che, se considerati, farebbero crescere ulteriormente il saldo positivo delle detrazioni: gli effetti in termini di emersione dei redditi e dell’occupazione “irregolare” e la riduzione dei consumi energetici e conseguentemente delle emissioni di CO2.

Verso la proroga?

C’è comunque abbastanza per poter dire che gli sgravi fiscali sono stati e restano un ottimo affare per l’Italia. Sembra averlo capito bene il Parlamento che nei giorni scorsi ha impegnato il Governo ad una proroga dell’ecobonus. Anche l’esecutivo ha rassicurato sulla volontà di far continuare le detrazioni nel 2016.

“C’è consenso in Parlamento anche sulla necessità di confermare e allargare questa misura ad altri soggetti: edilizia sociale, condomini, imprese”, ha dichiarato il presidente della Commissione Ambiente, Ermete Realacci. Per Realacci, l’agevolazione va ampliata “anche ad altri campi, quali il consolidamento antisismico e la bonifica dell’amianto. Su questo più volte ha confermato il proprio consenso e impegno il ministro delle Infrastrutture Delrio. La legge di Stabilità è la sede adeguata per queste scelte”.

Lo studio Cresme – Centro studi della Camera (pdf)

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