Off Grid Box: la scatola per staccarsi dalla rete conviene davvero?

L'innovativo prodotto plug and play promette di consentire il distacco totale dalla rete elettrica e da quella del gas, risparmiando già dal primo mese. Ma “la scatola per staccarsi dalla rete”, per quanto interessante, non sembra in grado di mantenere le sue promesse.

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L’idea attira molti: staccarsi dalla rete elettrica e chiudere con il gas e produrre “in casa” l’energia che ci serve, con fonti pulite e locali, per contribuire alla lotta al global warming, ma anche per garantirsi dai possibili futuri aumenti delle bollette. Da un punto di vista tecnico, grazie alle tecnologie attuali – in primis fotovoltaico con sistemi di accumulo – l’opzione oggi è assolutamente praticabile, ma comporta costi ancora ingenti, soprattutto per i prezzi delle batterie, ancora molto alti.

Nelle scorse settimane si è parlato molto di un prodotto innovativo, presentato ad Expo, che promette di garantire l’autosufficienza energetica con fonti pulite, risparmiando: l’Off Grid Box, la ‘scatola’ che permette di staccarsi dalla rete.

Incuriositi dal prodotto, con l’aiuto di qualche esperto e dei produttori, siamo andati ad esaminarlo più da vicino, per capire se sia in grado di mantenere le promesse. Le nostre conclusioni? Si tratta sicuramente di un prodotto interessante, ma è più adatto a utenze che sono già off grid. Quindi prima di  sceglierlo per staccarsi dalla rete sarebbe meglio pensarci due volte. La configurazione proposta per risparmiare rispetto alla bolletta, infatti, potrebbe non riuscire a garantirvi sempre l’energia che vi serve, costringendovi – se non siete pronti ad affrontare qualche black out – ad installare un sistema di back up o a mantenere comunque l’allaccio alla rete, con le relative spese aggiuntive. Inoltre (per il preventivo specifico che ci siamo fatti fare) il risparmio economico possibile dichiarato nei prospetti forniti dall’azienda sembra nettamente sovradimensionato: più che doppio rispetto ai calcoli commissionati da QualEnergia.it a esperti terzi.

Una scatola, molte funzioni

Ma iniziamo con lo spiegare cos’è Off grid Box: è un sacco di cose. Nel senso che è modulare e customizzabile e offre diversi servizi a seconda delle esigenze: nelle diverse configurazioni può fornire elettricità, riscaldamento e acqua calda sanitaria, ma anche la raccolta di acqua piovana e la  potabilizzazione della stessa.

È plug and play, cioè la scatola può essere installata e disinstallata in maniera molto veloce ed è facilmente trasportabile: “si riesce a trasportare con semplici furgoncini per i quali non è necessaria una patente di tipo C e stiamo pensando ad elaborare servizi di buy back proprio come un’automobile nel caso il proprietario volesse rivendercelo dopo anni di utilizzo”, ci spiega il produttore, Davide Bonsignore di La Fabbrica del Sole.

A seconda delle configurazioni, Off Grid Box – un cubo di circa 2 metri di lato – integra diverse tecnologie, rigorosamente pulite e alimentate da fonti locali: dal fotovoltaico con batterie, al solare termico, alle pompe di calore, al micro-eolico, alla caldaia a biomasse.

La proposta per l’utente tipo italiano

A noi interessava capire se questo prodotto è appetibile per un utente tipo italiano, che desideri staccarsi dalla rete elettrica e chiudere con il gas o il gpl, raggiungendo l’indipendenza energetica. E che, come promesso dall’offerta Off Grid Box, voglia farlo  iniziando a risparmiare da subito, dato che, grazie a una convenzione con un istituto bancario, il prodotto può godere di un finanziamento al 100%, che si ripagherà con una rata inferiore a quel che si spendeva in bollette prima di staccarsi dalla rete.

Per questo abbiamo chiesto all’azienda un’offerta (allegata in basso) per un ipotetico cliente che non ha particolari necessità in materia di acqua da raccogliere o depurare; vive in centro Italia in una villetta monofamiliare da 100 mq con classe energetica F, abitata da 4 persone, consuma 3100 kWh all’anno e ha una potenza impegnata di 3 kW (in casa di residenza).

La soluzione proposta dall’azienda comprende, per la parte elettrica, un impianto fotovoltaico da 3 kWp abbinato ad un sistema di accumulo al piombo-gel con 17,28 kWh di energia nominale, che si traducono in 8,64 kWh di energia utile (il livello di scarica massima è settato al di sotto del 50%). Per la parte termica c’è una pompa di calore, la cui taglia precisa non ci è stata comunicata per motivi di riservatezza industriale, ma che è “inferiore ai 10 kWt”.

Costi e risparmi dichiarati

Solo la parte elettrica dell’impianto costa (iva, trasporto e installazione inclusi) 14.890 euro, sui quali va applicata la detrazione del 50%. Se a FV e batterie si aggiunge la pompa di calore per soddisfare anche il fabbisogno termico, il prezzo del kit sale a 29.700 euro, sempre tutto incluso e al lordo della detrazione fiscale, che per la pompa di calore è del 65%.

Stando alla dichiarazione del produttore, installando solo la parte elettrica (scheda qui) si rientra della spesa in 6 anni in caso si faccia l’investimento di tasca propria e in 8 anni con il finanziamento al 100%, pagando per 10 anni una rata da 164 euro al mese e con un risparmio stimato, detrazione compresa, di 172 euro al mese.

Per la versione elettricità più calore (scheda qui) il payback time dipende dal combustibile per il riscaldamento che si va a sostituire: per chi rimpiazza il più caro gpl, i tempi di rientro vanno da 6 anni senza finanziamento a 8 con il finanziamento; per chi invece sostituisce il metano, si allungano rispettivamente a 8 e 11 anni. Per questa configurazione “completa” la rata del finanziamento sarebbe di 327 euro al mese e il risparmio stimato (detrazioni comprese) di 380 euro al mese per chi sostituisce il gpl e di 289 per chi si stacca dal metano.

Il parere dei tecnici indipendenti e i nostri conti

Numeri molto attraenti, che però non convincono i tecnici indipendenti che abbiamo consultato. “Per ottenere il risparmio dichiarato sulla parte elettrica il prezzo del kWh da rete nel primo anno dovrebbe essere di 31 cent abbondanti, che poi andrebbe ad aumentare del 2% all’anno. Per quella fascia di consumo è invece intorno ai 20 c€/kWh; l’ipotesi adottata dai proponenti è quindi notevolmente ottimistica a favore della grid defection. Non è poi prevista la sostituzione dell’accumulo né degli inverter – e i relativi costi – nei 20 anni di vita utile; anche questa  un’ipotesi ottimistica”, commenta Luigi Mazzocchi, ricercatore di RSE, che di recente ha pubblicato uno studio proprio sulle soluzioni per staccarsi dalla rete.

Il risparmio realistico secondo la stima fatta dall’esperto per QualEnergia.it? Facendo i conti con un costo dell’elettricità di 0,21 €/kWh (senza incremento del 2% anno), e includendo costi di manutenzione ordinaria (200 €/anno, più una sostituzione di batterie e inverter dopo 10 anni: 3500€) il risparmio cumulato su 20 anni per la parte elettrica risulta 4.552 euro contro i 26.700 euro dichiarati dal produttore. Più simili invece i risultati per la parte termica e dunque per la soluzione elettricità più calore: per Mazzocchi il risparmio cumulato in 20 anni arriva a 29.860 euro se confrontato con GPL – contro i 43.953 € calcolati dal produttore; e di 12.939 €  se confrontato con metano, contro i  27.032 dichiarati dall’azienda.

Autonomia non garantita

Gli esperti sono scettici anche sul fatto che la scatola dia realmente l’autonomia. “Ho forti dubbi che questa configurazione impiantistica possa garantire l’indipendenza energetica ad un’utenza come quella ipotizzata: 8,64 kWh di energia accumulata non basterebbero ai consumi di un giorno in caso non ci fosse sole, mentre una pompa di calore da meno di 10 kWt è decisamente insufficiente per una casa da 100 metri quadrati, a meno che non si abbiano sistemi di riscaldamento a bassa temperatura come quelli a pannelli radianti ed un edificio isolato benissimo, dunque non in classe F come da ipotesi”, è il commento dell’ingegner Rolando Roberto, esperto di fotovoltaico, sistemi di accumulo e gestione dell’energia in generale.

Gli fa eco Mazzocchi: “Un’autonomia elettrica dichiarata di 2 giorni in caso delle peggiori condizioni di irraggiamento vorrebbe dire soddisfare un consumo elettrico fra 17 a 24 kWh, l’accumulo dichiarato non ha tale capacità. Per il riscaldamento si dichiara un’autonomia di 5 giorni, visto che si dovrebbero sommare i consumi della pompa di calore a quelli “standard” l’ipotesi è ancor più azzardata

“La promessa del nome, ‘Off Grid Box – modulo di autosufficienza in grado di rendere indipendente qualsiasi unità abitativa‘, è difficile da mantenere, a meno che l’indipendenza non sia da intendere per soli due giorni”, aggiunge un terzo tecnico consultato, l’ingegner Massimo Venturelli, anche lui con una comprovata esperienza nelle rinnovabili e nei sistemi d’accumulo.

Lo stesso produttore, d’altra parte, ammette che “la soluzione proposta garantisce l’autonomia al 99%, per un paio di giorni senza sole: per arrivare al 100% i costi salirebbero troppo”. Per chi vuole essere completamente sicuro di non rimanere mai senza corrente il suo consiglio è di mantenere una qualche forma di back-up: sia il collegamento alla rete – l’Off Grid Box in quel caso potrebbe consentire di ridurre la potenza richiesta e dunque i costi fissi – oppure un generatore ausiliario, come un gruppo elettrogeno diesel, che per potenze attorno ai 3 kW costa sui mille euro e che produce un kWh con circa mezzo litro di carburante.

Un prodotto per altri usi

Dunque Off Grid Box bocciato? No: se i tecnici non lo consigliano per chi vuole staccarsi dalla rete risparmiando, lo apprezzano per le sue altre caratterstiche. “Do il mio appoggio incondizionato a ogni soluzione che mira a diffondere le energie rinnovabili, quindi valuto positivamente lo sforzo di chi sta dietro a questa proposta. Per situazioni ‘estive’, tipo strutture vacanze, potrebbe essere una soluzione vantaggiosa; mi auguro che abbia buone opportunità nei paesi in via di sviluppo o anche in realtà temporanee come campi nomadi e situazioni di emergenza umanitaria”, risponde Venturelli.

Quasi le stesse parole di Mazzocchi: “il sistema è stato pensato correttamente, ma le valutazioni riportate dai proponenti sono ottimistiche. Ricalcolando i benefici con ipotesi realistiche ritroviamo invece risultati simili a quelli del nostro studio. Indubbiamente il ‘Box’ è un prodotto interessante, in quanto integra diverse soluzioni per fornire elettricità, calore e acqua potabile in una realizzazione compatta e di semplice installazione. È dichiaratamente una soluzione orientata a paesi in via di sviluppo, dove la fornitura di acqua potabile e di energia è un problema e una soluzione basata su fonti locali è molto appetibile”.

(Aggiornato il 15 ottobre 2015 per aggiungere i risultati dei calcoli di RSE per QualEnergia.it)

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