La conservatrice IEA: “al 2020 dalle rinnovabili due terzi della nuova potenza”

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L'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) presenta davanti ai G20 le ultime previsioni sulle rinnovabili, riviste per l'ennesima volta al rialzo. Ma con ogni probabilità queste tecnologie andranno ancora meglio perché, mostra un nuovo studio, la IEA ne sottostima sistematicamente il potenziale.

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Venerdì scorso, davanti ai G20, la International Energy Agency (IEA) ha presentato le sue ultime previsioni sulle rinnovabili, riviste per l’ennesima volta al rialzo. Per l’agenzia internazionale è sempre più chiaro che solare, eolico e le altre saranno sempre più diffuse, pesando per due terzi della nuova potenza netta nel mondo da qui al 2020.

E se questa è la previsione IEA, è probabile che la transizione sarà ancora più rapida: come ha messo in evidenza un recente studio, infatti, l’Agenzia in questi ultimi anni ha sistematicamente sottostimato il potenziale delle fonti pulite e sovrastimato quello dell’energia convenzionale. Ad esempio per il fotovoltaico a gennaio 2015 eravamo già ad una potenza tripla rispetto a quanto previsto dalla IEA solo 5 anni fa.

Il nuovo Medium Term Market Report 2015

Partiamo dalle ultime previsioni dell’Agenzia: il nuovo Medium Term Market Report 2015 (executive summary e slide in basso) prevede che nei prossimi 5 anni si installino ben 700 GW di nuova potenza da rinnovabili, cioè oltre due terzi delle nuove installazioni al netto dei decomissioning (vedi grafico sotto). A fare la parte del leone saranno le nuove rinnovabili non-idro, come fotovoltaico ed eolico, che contribuiranno per quasi la metà della nuova potenza netta mondiale. Il contributo delle fonti pulite alla domanda mondiale, si prevede, che passerà dal 22% del 2013 al 26% nel 2020.

Il report conferma trend già in atto e da tempo previsti: la crescita delle rinnovabili avverrà soprattutto nei paesi emergenti, che contribuiranno ai due terzi delle nuove installazioni da fonti pulite (vedi grafico sotto). La Cina da sola peserà per circa il 40% dell’incremento mondiale di potenza da rinnovabili e assorbirà un terzo degli investimenti.

Prezzi in calo ed effetto petrolio trascurabile

Altro trend che le previsioni confermano è quello del calo dei prezzi, che porterà le rinnovabili ad essere sempre più competitive e gli investimenti a crescere meno rapidamente della nuova potenza installata. Il basso prezzo del petrolio, ricorda l’Agenzia, non sarà un freno alle rinnovabili, tranne che per i biocarburanti. Il rischio più grande per la crescita delle FER è nell’incertezza delle politiche di sostegno.

Le fonti pulite però – ha spiegato il direttore esecutivo della IEA Fatih Birol davanti ai G20 – sono anche alla base degli “impegni senza precedenti” presentati in vista della COP 21 di Parigi e tra lotta la global warming e sviluppo delle rinnovabili potrebbe innescarsi “un circolo virtuoso” che si tradurrebbe in una crescita delle energie pulite del 25% superiore al previsto.

Rinnovabili sistemeticamente sottostimate

Insomma, un outlook positivo. Tanto più che viene da un’istituzione notoriamente conservatrice e legata ad una visione del sistema energetico mondiale basata sulle fossili. Quanto i vari report IEA siano influenzati da questo approccio lo mostra uno studio pubblicato nei giorni scorsi da Energy Watch Group e Lappeenranta University of Technology nel quale si accusa addirittura l’Agenzia di aver tutelato lo status quo dell’energia con le sue previsioni sbagliate.

Dal 1994 al 2014, si riporta, la IEA ha sistematicamente sottostimato il potenziale di solare ed eolico e sopravvalutato la tenuta delle fonti convenzionali. A esempio, come anticipato, stando alle previsioni IEA del 2010 oggi dovremmo avere un terzo della potenza da FV che si è in realtà installata: i circa 180 GW raggiunti nel 2015, secondo il World Energy Outlook 2010 della IEA, non si sarebbero toccati che nel 2024 (vedi grafico sotto).

Per quel che riguarda l’eolico, la previsione per il 2010 fatta nel 2002 si è rivelata sbagliata, ovviamente per difetto, del 260% e quella del 2004 del 104%. La potenza eolica che la IEA nel 2002 stimava per il 2030 in realtà si è raggiunta con 20 anni di anticipo, nel 2010.

“Altri analisti indipendenti sono stati più accurati nel prevedere lo sviluppo delle rinnovabili – spiegano gli autori dello studio – Solo le previsioni dell’industria dell’energia convenzionale, come quelle di BP, Shell ed Exxon Mobil, erano così basse come quelle della IEA”.

Errori “scientificamente incomprensibili”

Nello stesso tempo, si rileva, la IEA ha sovrastimato il contributo del carbone e (soprattutto dal 2000 al 2006) delle centrali ad olio combustibile. Anche la previsione IEA sul nucleare – 10 nuovi GW nel prossimo decennio – appare “altamente sovrastimata”, tenendo conto dei pochi progetti partiti e dei problemi di sforamento dei costi e dei tempi che stanno incontrando.

Per gli autori si tratta di errori “scientificamente incomprensibili” che hanno gravi conseguenze: “La IEA ha frenato per anni la transizione energetica. Le previsioni errate hanno portato alti investimenti nelle fossili e nel nucleare, ostacolato lo sviluppo delle rinnovabili e minato la lotta al global warming”, denuncia il presidente di Energy Watch Group, Hans-Josef Fell.

“I report della serie World Economic Oulook sono soggetti all’approvazione dei governi, che spesso hanno grandi partecipazioni nell’industria dell’energia convenzionale – avverte lo studio – per questo Energy Watch Group invita la comunità scientifica e la società civile ad esaminare con maggiore attenzione le dipendenze politiche e gli interessi all’interno della IEA”. 

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