Carsharing, in Italia il business è in movimento

Auto completamente elettriche, scooter e altro ancora. Tra nuovi operatori e nuove forme di "sharing floating”, l'auto condivisa sta vivendo un boom e la partita è sempre più aperta. Una fotografia della situazione del mercato nel nostro Paese a cura di Carlo Iacovini, autore del libro “Car Sharing”.

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La mobilità condivisa ha una rapidità di crescita tale che è auspicabile delineare un aggiornamento del racconto sul “car sharing il business che si muove”. Se guardiamo all’Italia il quadro è di un vero “boom” anche se va contestualizzato geograficamente. Qui (pdf) sono pubblicati alcuni dati di sintesi presentati al recente salone internazionale dell’Automobile di Francoforte, che quest’anno aveva un intero padiglione dedicato al “New Mobility World”, un concentrato di best practices e operatori dell’innovazione provenienti da tutto il mondo.

Dodici città attivamente coinvolte nei servizi, 18 operatori diversi, una flotta di 6.000 veicoli complessivamente e 500.000 utenti di “sharing mobility” rappresentano numeri di assoluto valore, specialmente se confrontati con quanto è stato realizzato nel precedente decennio. Ma la situazione non è uguale in tutte le città. Se escludiamo le piccole realtà che oggi hanno solo il car sharing tradizionale, cosiddetto “station based”, cioè con parcheggi vincolati, il vero confronto italiano si concentra sui 4 capoluoghi che possono vantare una diversificazione di offerta. Milano, Firenze, Roma e Torino rappresentano il vero mercato della nuova mobilità in Italia.

Qui ogni storia è a sé. Roma vanta servizi diversificati con flotte importanti di Car2go ed Enjoy e proprio in questi giorni ha aperto al car sharing elettrico e allo scooter sharing. Un po’ all’inseguimento del primato di Milano ma è anche vero che l’Amministrazione capitolina ha avuto rilevanti priorità a cui dedicarsi nell’ultimo periodo.

Torino sembra essere una buona piazza per i gestori di free floating nonostante i misteriosi atti vandalici che hanno colpito Car2go nelle ultime settimane. Milano rappresenta l’80% del mercato di sharing mobility italiano, con 350.000 clienti, oltre 2400 auto, 40.000 utenti di bikesharing e 36.000 associati al più recente Scooter sharing. Nulla da aggiungere, i numeri parlano chiaro: Milano attraversa un momento di prosperità e modernità che la rendono sempre più appetibile e vivibile.

Realtà più piccole come Firenze probabilmente faticano a trovare una dimensione di fruibilità. Al di là di fattori di “moda” le dimensioni urbane più contenute e una densità abitativa inferiore alle metropoli rendono i servizi free floating (così come quelli tradizionali) al limite della sostenibilità.

Numeri a parte le principali innovazioni introdotte in Italia hanno due linee guida: nuovi operatori e nuove forme di sharing. L’arrivo di un nuovo player commerciale sta scompigliando un po’ le carte in tavola degli operatori. Sharengo è partita a Milano con le prime 150 auto interamente elettriche ma sta rapidamente conquistando molte altre piazze italiane.

L’idea di carsharing elettrico è la più gradita proposta che amministrazioni locali possano accettare perché abbatte anche le uniche critiche che in passato sono state rivolte ai car sharing endotermici. Condivisibile quindi che in pochi mesi siano stati pubblicati bandi di car sharing elettrico a Firenze, Roma e Torino e, probabilmente, presto anche in altre città. L’unico limite oggi potrebbe essere rappresentato dal veicolo in sé, che in quanto omologato come quadriciclo si presenta con un appeal molto diverso rispetto alle più “glamour” Smart e 500.

Il car sharing elettrico ha costi di avvio e di “operations” molto più alti del sistema tradizionale, sia perché le auto hanno costi di acquisto maggiori (non certo le cinesi), sia perché la gestione è molto più onerosa. In assenza di sistemi integrati di ricarica l’operatore deve spesso portare le auto in ricarica. Ma i cittadini (e i giovani in particolare) ci hanno abituato a grande entusiasmo sulle novità e ci si augura che anche il car sharing elettrico possa rappresentare la prossima evoluzione.

Restano per ora esclusi i grandi player, almeno in Italia. Car2go lancia una flotta di 500 Smart Elettriche, ma a Madrid, Europcar (socio di Car2go) sempre in Spagna, a Malaga, ha appena lanciato un servizio fully electric su base Nissan in collaborazione con Enel/Endesa, mentre le uniche 500 EV in circolazione in Italia sono in gestione a carcityclub, operatore di Torino (aderente al circuito ICS Car sharing).

Il free floating elettrico ha costi di gestione molto elevati; complessità organizzative significative specie in base all’autonomia dei veicoli in circolazione oggi che non superano di molto i 100/130 km, obbligando i gestori a portarli fuori flotta, in ricarica molto spesso, penalizzando la redditività. Almeno fino a quando non avremo reti di ricarica tastcharge largamente diffuse in città, tali da permettere un aumento dell’utilizzo.

Una seconda recente innovazione deriva dall’introduzione delle due ruote. Non le biciclette, il bike sharing è già ampiamente diffuso ma non ha rievanza di business e di marginalità economica, ma gli scooter. Anche qui dopo il primo test di Milano l’interesse cresce rapidamente. 36.000 sono gli iscritti a Enjoy a 2 ruote (anzi 3 ruote considerato l’uso del Piaggio MP3), mentre nuovi bandi sono già stati annunciati da altre città, a partire da Roma. Nuovamente troviamo players internazionali spagnoli e tedeschi pronti a scendere in campo anche se il servizio su due ruote è ancor più rischioso. La partita è sempre più aperta.

Carlo Iacovini è autore di “Car sharing – Come la sharing economy cambia la nostra mobilità”, Edizioni Ambiente, giugno 2014

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