L’edilizia sostenibile che guarda a tutta la filiera

A ottobre a Verona, nell'ambito di Greenbuild EuroMed, verranno presentati grandi e piccoli progetti di edilizia bioclimatica. Un evento formativo professionale di alto livello per progettisti e industrie del settore. Ne parliamo con la vicepresidente di Green Building Council Italia, Nadia Boschi.

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Alla Fiera di Verona dal 14 al 16 ottobre, in concomitanza con Smart Energy Expo, verranno presentati tanti grandi e piccoli progetti di edilizia bioclimatica: dal grattacielo bioclimatico di Renzo Piano a Torino (foto a sinistra), il cui consumo energetico è stato ottimizzato progettando gli uffici in modo da sfruttare al massimo la luce naturale e grazie all’uso di avanzati software di analisi, alle esperienze nazionali di internazionali di progettisti e di produttori di materiali innovativi per l’edilizia.

Si tratta della Conferenza Greenbuild EuroMed, il primo vero e proprio evento di formazione professionale del settore in Italia curato da Green Building Council Italia e sviluppato sul collaudato modello statunitense che vede la partecipazione ogni anno da oltre 20mila persone. Ne parliamo con la vicepresidente Nadia Boschi a cui chiediamo di presentare GBC Italia, un’organizzazione ancora poco conosciuta nel nostro paese.

«Il Green Building Council copre l’intera filiera della catena dell’edilizia, dal produttore di materiali al progettista, allo sviluppatore, e così via. Riteniamo che solo attraverso un’organizzazione di filiera si può pensare di tagliare le emissioni di CO2 del settore che costituiscono oltre il 30% del totale», spiega la vicepresidente di GBC Italia.

Siete la branca italiana di una organizzazione più ampia.

GBC Italia è parte di un network mondiale costituito da 40mila aziende, inclusi gli studi associati di architetti. Questa rete permette un intenso e produttivo scambio di esperienze tra operatori per portare avanti un’agenda di trasformazione della filiera sia sul nuovo costruito che nelle ristrutturazioni.

Tra i protocolli per la certificazione di sostenibilità proponete quella denominata LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) un sistema di certificazione degli edifici su base volontaria che nasce negli Usa e che viene oggi applicato in oltre 140 Paesi nel mondo. Cos’è e in cosa si distingue dalle altre certificazioni?

Si tratta di un sistema di rating, di prestazione, dell’edificio che si va a certificare. Attraverso alcuni indicatori si misura la prestazione ambientale, energetica e di qualità in termini di comfort e salute. LEED è uno dei sistemi di certificazione che GBC Italia sostiene. L’organizzazione ha anche dei sistemi di misurazione propri, come quello dedicato agli edifici storici, GBC Historic Building o il GBC HOME che è dedicato al residenziale fino a quattro piani. Questi sono prodotti che si differenziano da altre certificazioni di tipo energetico che sono sul mercato italiano e che sono state rese obbligatorie. Come sappiamo il certificato energetico qualifica la prestazione dal punto di vista esclusivamente energetico, mentre i certificati LEED o GBC lo qualificano da un punto di vista ambientale complessivo.

L’appuntamento di Verona, per come è stato concepito, sembra un evento essenzialmente dedicato alla formazione del comparto dell’edilizia sostenibile e innovativa.

Si tratta in effetti di un evento di tipo educativo professionale molto all’avanguardia. Riprende un modello già sviluppato nel mondo anglosassone, soprattutto negli Stati Uniti, e ora anche in Brasile. GBC Italia ha avuto l’incarico di riprodurlo in Europa, trasformandolo in un evento di condivisione delle esperienze internazionali, e dunque, come lei ha detto, per la formazione. Le sessioni possono essere proposte da chiunque ha una best practice da presentare. A Verona ce ne saranno tante, così come saranno illustrate una molteplicità di diversi rating applicati nei vari paesi europei ed extra-europei. Un altro aspetto che non trascurerei, dal punto di vista dei partecipanti, è che ogni sessione consentirà di ottenere crediti formativi professionali. Il Green Building Council presenterà nell’occasione anche le istanze del mondo dell’industria dell’edilizia che avrà l’incarico di portare alla prossima Cop 21 di Parigi. Un aspetto nuovo e molto significativo per i negoziati sul clima.

Per la diffusione di una nuova edilizia sostenibile indicate tre concetti da applicare: esponenzialità, innovazione, industrializzazione. Affinché questo approccio sia il meno astratto possibile, cosa c’è da fare nel nostro paese?

Se l’obiettivo condiviso è la trasformazione e la riqualificazione di un comparto e di un modo di produrre, gli attori dovranno approcciarsi in modo differente. Faccio un esempio. Se sono un proprietario immobiliare avrò bisogno del professionista che sa valorizzare l’edificio e sapermi indirizzare. Serve allora una trasformazione e formazione nell’ambito della filiera, cioè una riqualificazione dell’offerta professionale sul mercato. Poi servirà un’impresa in grado di realizzare il progetto con nuovi prodotti certificabili, così da avere un riscontro sull’effettivo miglioramento prestazionale che vado ad offrire. Penso ad esempio al nostro settore industriale che deve rigenerarsi e rinnovarsi. Abbiamo a tale scopo chiesto fondi per l’innovazione della filiera e a sostegno dell’industria italiana per poter trasformare i prodotti e valorizzare le eccellenze che comunque ci sono. Ma questa innovazione di prodotto dovrà essere facilitata anche con investimenti infrastrutturali che permettano all’industria di ammodernarsi a livello produttivo. Poi una maggiore competitività tra le industrie non potrà che rendere più elevata la qualità del prodotto. E’ superfluo inoltre ricordare che ci vorrebbe sempre una certa stabilità del fattore premiante per questo processo, come ad esempio la detassazione. Personalmente mi auguro che si possa prevedere anche un premio per l’energia non utilizzata, ad esempio per gli elementi passivi, come la ventilazione naturale. Finora questa è stata una causa persa, ma vedremo in futuro.

Trasformare l’edilizia è solo una questione di costi?

Molto spesso mi relaziono con clienti che guardano al costo primo. Una volta realizzato il prodotto o una ristrutturazione un pay-back di 5 o 10 anni non è necessariamente di interesse; si dovrebbe guardare di più all’ottimizzazione iniziale. Penso che ci siano ampi margini per migliorare e dare spazio all’innovazione. In Italia, questa può svilupparsi soprattutto se combinata con la creatività e la snellezza del mercato italiano, dove ci sono i grandi operatori, ma anche i piccoli che fanno prodotti di massima eccellenza. Mi viene in mente un marchigiano che usa il sughero per fare materiali isolanti. Tutto ciò deve essere premiato. Spero di vedere anche queste piccole aziende a GreenBuild, perché è la prima opportunità di incontro, dedicato ad operatori e produttori, rivolto alla sostenibilità del settore edilizio, certamente ambientale, ma anche sociale, perché dietro la produzione ci sono molti fattori da considerare, come lo smaltimento o anche semplicemente sapere chi ha fatto quel prodotto e come l’ha fatto. Penso, ad esempio, a prodotti dove non è implicato il lavoro infantile.

C’è anche il discorso occupazionale da considerare?

Coinvolgere e formare in Italia i piccoli operatori industriali e progettisti significa anche far trovare un terreno pronto a quelle multinazionali che si muovono magari su progetti di grandi dimensione, che poi però sono realizzati con il lavoro di tanti piccoli attori. E così farle restare nel nostro paese.

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