Fortemente critica la posizione di ANDIL, l’associazione di Confindustria che rappresenta gli industriali dei laterizi, sull’adeguatezza del grado di isolamento imposto agli involucri edilizi e sulla non corretta valutazione dell’inerzia termica per poter controllare il comfort abitativo così come indicati dai tre nuovi decreti sull’efficienza energetica in edilizia che definiscono:
- le prescrizioni minime, le modalità di verifica per edifici di nuova costruzione ed esistenti in funzione dell’ambito di intervento e i requisiti dell’edificio ad energia quasi zero
- i nuovi modelli per la relazione tecnica in funzione della tipologia di intervento
- aspetti per integrare e modificare le “Linee Guida Nazionali per la certificazione energetica proponendo un nuovo indicatore per la classificazione e un nuovo modello di attestato“.
L’Europa – spiega ANDIL in un comunicato – ci impone la strada per la progettazione di edifici a consumo netto nullo, strada che è quanto mai opportuna anche in Italia, ma mentre per gli altri Paesi il mantra è come difendersi dal freddo, la stessa ricetta non può funzionare in Italia. Con temperatura che sfiorano i 40 gradi, il tema è più complesso e l’isolamento dal freddo, meno pungente che in Nord Europa, deve essere affrontato con una particolare attenzione anche alla questione estiva.
I nuovi decreti – spiegano dall’associazione – si sarebbero preoccupati della situazione invernale, rendendo pressoché valida l’applicazione di qualsiasi soluzione per quella estiva. Errore commesso persino in Germania e in Inghilterra, realtà che pur essendo estranee al contesto climatico mediterraneo hanno adottato tipologie costruttive orientate al solo isolamento dal freddo che hanno generato gravissimi problemi in estate, dimostrando quanto sia fallace progettare senza considerare gli effetti del caldo. Il fattore estivo viene sottovalutato dalle direttive europee nate in contesti climatici differenti dal nostro, abbiamo quindi perso (o solo rimandato?) l’occasione di fare da apripista in tal senso.
ANDIL si chiede quindi: “Cosa succede se spingiamo sul forte isolamento delle nostre case, senza tener conto della necessità di gestire i carichi interni durante l’estate?”
Il Presidente ANDIL, Arch. Luigi Di Carlantonio afferma che “è giusto progettare edifici con involucri più isolati ed equilibrato appare il grado di isolamento imposto agli involucri edilizi dal primo decreto, ma occorre che sia data idonea rilevanza all’inerzia termica per poter controllare il comfort abitativo, senza ricorrere ad energivori impianti di climatizzazione. Sarebbe un contro senso, se l’obiettivo è la casa a consumo nullo“.
L’associazione ritiene poco incisiva la scelta del parametro per la misurazione della prestazione energetica estiva. Il ricorso alla sola trasmittanza periodica è assolutamente lontano da ogni logica.
Il problema estivo viene, infatti, ricondotto essenzialmente ai flussi entranti nell’edificio dall’esterno (irraggiamento solare, trasmissione conduttiva delle pareti esterne), mentre viene ignorata la gestione dei carichi interni (persone, elettrodomestici, radiazione diffusa in ingresso dalle superfici vetrate), principale fonte del discomfort abitativo.
“La vera critica mossa dell’industria dei laterizi“, continua Di Carlantonio, “sta proprio nell’aver ignorato il contributo che le strutture massive, dotate di inerzia termica, che caratterizzano il modo di costruire in Italia, apportano in modo passivo al comfort termo-igrometrico“.
Affidare la qualità estiva degli edifici alla sola trasmittanza periodica, farà sì che qualsiasi involucro, dovendo rispettare i nuovi limiti di trasmittanza stazionaria, andrà automaticamente e talvolta impropriamente più che bene anche per l’estivo, si dice nel comunicato. Potrebbe quindi verificarsi che a fronte di un’etichetta energetica di alto valore per l’estivo, il consumatore si troverà a dover necessariamente ‘correggere’ a posteriori i difetti di una cattiva progettazione: i carichi interni, infatti, renderanno gli ambienti iper-isolati “invivibili” d’estate.
Di Carlantonio conclude con l’auspicio che il normatore possa approfondire la tematica per una rapida revisione del decreto nella direzione già indicata, peraltro, da alcuni protocolli energetico-ambientali – quale ad esempio ITACA che ad oggi è una prassi UNI – e che, nel mentre, prevalga l’elevata competenza dei progettisti per la corretta valutazione del contributo della massa superficiale, presente tra i requisiti minimi del primo decreto, o della capacità termica, parametri che garantiscono anche la prestazione estiva dell’involucro.
Per approfondimenti:
- D.M. 26 giugno 2015: Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici
- D.M. 26 giugno 2015: Schemi e modalità di riferimento per la compilazione della relazione tecnica di progetto ai fini dell’applicazione delle prescrizioni e dei requisiti minimi di prestazione energetica negli edifici
- D.M. 26 giugno 2015: Adeguamento del decreto del Ministro dello sviluppo economico, 26 giugno 2009 – Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici
- I tre Decreti Ministeriali 26 giugno 2015: requisiti minimi, relazione tecnica e linee guida per la certificazione energetica degli edifici