Ecco perché l’Autorità deve rivedere la riforma delle tariffe

  • 4 Settembre 2015

“L’Autorità per l’Energia deve fare un passo indietro sulla riforma delle tariffe di rete e delle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema per i clienti domestici di energia elettrica”. Lo chiedono Adusbef, Codici Associazione Consumatori, Greenpeace, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente, WWF, che propongono dei correttivi.

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“L’Autorità per l’Energia deve fare un passo indietro sulla riforma delle tariffe di rete e delle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema per i clienti domestici di energia elettrica”. E’ quanto chiedono Adusbef, Codici Associazione Consumatori, Greenpeace Italia, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente, WWF Italia.

I firmatari di una proposta di modifica della riforma in atto delle tariffe, attraverso un comunicato congiunto, spiegano che dietro alla struttura tariffaria indicata dall’Autorità, vi è la logica in base alla quale maggiore è il consumo di energia è maggiore sarà il risparmio.

La riforma, quindi, incoraggia il consumo di energia elettrica prelevata dalla rete, che è ancora prevalentemente prodotta da fonte non rinnovabile, disincentivando ogni forma di risparmio.

Questa logica – spiegano le organizzazioni – è assolutamente negativa in quanto il maggiore consumo di energia, e le emissioni conseguenti, aumentano il riscaldamento globale. Ma soprattutto, dicono, che questo approccio aumenterà i costi dell’energia elettrica in modo particolare per le fasce deboli della popolazione.

Si spiega che l’Autorità, attraverso questa proposta di riforma, sembra voler eliminare di fatto ogni incentivo all’efficienza energetica, aumentare i costi energetici per la maggior parte degli utenti, incentivare l’utilizzo dell’energia elettrica dalla rete che, nonostante la grande crescita delle rinnovabili di questi ultimi anni, è ancora per la quota maggioritaria prodotta da fonti fossili e inquinanti nelle grandi centrali termoelettriche. Verrebbe, inoltre, secondo le associazioni firmatarie del comunicato, ostacolata gravemente la possibilità di fare generazione distribuita non inquinante da fonte rinnovabile e per l’autoconsumo.

La logica corretta nei confronti della situazione ambientale e in difesa dei consumatori sarebbe ben diversa. Le associazioni propongono così che “ad un minor consumo deve corrispondere un maggior risparmio”. In questo modo, a beneficiarne sarebbero i consumatori che pagherebbero di meno in termini di bolletta.

La proposta delle associazioni:

I principi stabiliti dalla normativa comunitaria e dall’Articolo 11

comma 3 del D. Lgs. 102/2014 sarebbero rispettati, invece, da una disciplina strutturata in questo modo:

  1. incentivazione al ricorso a una tariffazione non progressiva, compatibile con il rispetto dei principi di efficienza energetica , estendendo ed eventualmente migliorando la tariffa D1 per le pompe di calore su richiesta a: (i) coloro che hanno impianti di autoconsumo da fonte rinnovabile ; ovvero (ii) coloro che dimostrino di avere acquistato e installato almeno 2 elettrodomestici, fra quelli a più elevata incidenza di consumo, di classe energetica massima in sostituzione di quelli esistenti o effettuato altri investimenti come l’installazione di pompe di calore per acqua calda sanitaria, di pannelli solari termici o altri interventi incentivabili ai sensi del D.M. 28 dicembre 2011 (Conto Termico)
  2. facoltà per le famiglie con più di cinque componenti di richiedere l’applicazione della tariffa D1 non progressiva
  3. superamento della distinzione fra residenti e non residenti che non risponde a logiche di allocazione dei costi e che così come è ora configurata dall’Autorità impedisce l’attuazione di interventi di efficienza e autoconsumo sulle seconde case, oltre che danneggiare una moltitudine di soggetti che loro malgrado si trovano a vivere di più abitazioni che non corrispondono alle loro residenze (studenti universitari, persone separate,..);
  4. approvazione della nuova struttura tariffaria in coincidenza con l’approvazione della nuova disciplina relativa ai servizi di dispacciamento ai più bassi livelli di tensione, in modo da andare a premiare, con una riduzione delle tariffe di rete, i clienti che attraverso sistemi di stoccaggio e autoconsumo riducono i costi delle infrastrutture di rete, garantendo servizi per eliminare le congestioni;
  5. per i soggetti che non si adoperano con comportamenti virtuosi per poter passare ad una struttura non progressiva senza incentivare sprechi, vengono mantenute le attuali tariffe, che garantiscono il contenimento dei consumi;
  6. riconoscimento da parte dell’Autorità che ai sensi della normativa comunitaria lo spostamento parziale dalla componente variabile a quella fissa degli oneri può avvenire solo se assolutamente necessario e comunque dopo il raggiungimento di tetti, prestabiliti con congruo anticipo, di capacità installata di impianti di autoconsumo esenti dagli oneri e con modalità prestabilite tali da salvaguardare le realizzazioni già effettuate (cfr. ns. doc. 2 p. 9). Infatti l’esigenza di mantenere inalterato il gettito degli oneri di rete e di sistema deve contemperarsi con l’esigenza di garantire la diffusione degli impianti di autoconsumo da fonte rinnovabile e con la salvaguardia degli investimenti già effettuati.

Adusbef, Codici Associazione Consumatori, Greenpeace Italia, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente, WWF Italia chiedono all’Autorità di accettare le proposte provenienti da parte delle associazioni che si basano sull’introduzione di quello che oggi viene definito econsumerismo, ovvero il concetto del consumerismo ecologico.

Osservazioni al documento di consultazione dell’Aeegsi 293/2015/r/eel (Riforma delle tariffe di rete e delle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema per per i clienti domestici di energia elettrica) (pdf)

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