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Da Greenpeace la ricetta per il 100% rinnovabili nelle isole minori italiane

  • 22 Luglio 2015

È paradossale che isole, ricche di sole e vento, con un’economia basata in massima parte sul turismo, ancora oggi si affidino a vecchi e inquinanti generatori diesel sottoutilizzando le potenzialità delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Lo ribadisce un report realizzato da Exalto Energy & Innovation per conto di Greenpeace Italia.

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Per salvaguardare il turismo e assicurare uno sviluppo sostenibile alle isole minori italiane, facendo risparmiare agli italiani decine di milioni di euro, occorre abbandonare il petrolio e puntare su un mix di efficienza energetica, solare e altre rinnovabili. È quanto ribadito da Greenpeace Italia nel report “100% rinnovabili: un nuovo futuro per le piccole isole”, presentato oggi, 22 luglio, a Palermo. Alla conferenza stampa hanno partecipato i rappresentanti delle amministrazioni di Pantelleria, Favignana e Lampedusa e il Presidente di ANCI Sicilia, nonché sindaco della città di Palermo, Leoluca Orlando.

Il rapporto – che rientra nella campagna “Solarnia, solar paradise” ed è stato realizzato da Exalto Energy & Innovation per conto di Greenpeace – analizza nel dettaglio l’attuale situazione delle isole italiane non connesse alla rete elettrica nazionale e sviluppa un modello universale per elaborare scenari energetici 100% rinnovabili adatti a queste realtà.

In Italia – evidenzia il rapporto – le isole minori non connesse alle rete elettrica nazionale sono 20 e producono la quasi totalità della propria energia mediante generatori diesel. Una produzione energetica inefficiente, dato che i generatori sono molto vecchi, inquinante, poiché si usa il petrolio per ottenere energia, e anche molto costosaOgni anno infatti i cittadini italiani pagano complessivamente oltre 60 milioni di euro in bolletta (componente UC4) per sovvenzionare la produzione energetica di queste isole. A titolo esemplificativo, possiamo dire che il costo di produzione di 1 kWh sulle isole minori è attualmente pari a oltre 6 volte il corrispettivo sulla terraferma.

Questa inefficienza dell’attuale sistema di produzione e distribuzione dell’energia nelle isole italiane – approfondisce l’associazione – è strettamente collegata all’immobilismo degli ultimi 50 anni in quest’ambito. Per i produttori delle isole minori è infatti in vigore un sistema di rimborsi ‘a piè di lista’, ovvero un meccanismo per cui l’utility ha diritto ad essere rimborsata per le spese sostenute per la produzione e la distribuzione dell’energia. Questo disincentiva l’innovazione e l’efficienza sia nella produzione che nella distribuzione energetica. “La gestione delle reti elettriche delle isole minori è ripartita tra Enel (in 8 isole) e utilities locali (in 12 isole) che hanno creato una situazione di monopolio e immobilità senza pari in Europa”, si legge nel report.

“Questa situazione di monopoli e rimborsi – afferma Greenpeace – deve essere sbloccata per trasformare le piccole isole italiane da avamposti di resistenza all’innovazione ad avanguardie della trasformazione del sistema energetico mondiale”. È paradossale che isole ricche di sole e vento, con un’economia basata in massima parte sul turismo, ancora oggi si affidino a vecchi e inquinanti generatori diesel, sottoutilizzando le potenzialità delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Un paradosso – argomenta Greenpeace – aggravato dalla minaccia rappresentata dalla legge Sblocca Italia, approvata dal governo Renzi, che rende più facile ottenere le autorizzazioni per l’estrazione degli idrocarburi.

Fortunatamente – spiega l’associazione – diverse amministrazioni delle piccole isole non solo si oppongono alle trivelle, ma stanno già avviando progetti per sfruttare al meglio le tecnologie rinnovabili. Manca però un chiaro indirizzo da parte del governo centrale. Proprio in queste settimane il Ministero dello Sviluppo Economico sta lavorando a un decreto per modificare il sistema di produzione energetica di queste isole. “La speranza è che il provvedimento possa finalmente dare il via a uno sviluppo sostenibile, in grado di creare turismo e occupazione, anziché rivelarsi l’ennesima occasione persa per colpa di scelte politiche miopi”, dichiara l’associazione.

“Le  nostre isole possono rappresentare un laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo di tecnologie e sistemi sostenibili, esportabile il tutto il mondo”, dichiara Leoluca Orlando, Presidente di ANCI Sicilia. “Dobbiamo quindi imboccare la strada dell’innovazione tecnologica, puntando a un sistema basato sull’integrazione fra fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Vista la distanza dalla terra ferma non ha alcun senso realizzare elettrodotti per collegarle alla rete nazionale; dunque si può ragionare su un sistema energetico 100% rinnovabili come una sfida che impegna a guardare in modo nuovo al concetto di autonomia, considerando proprio le innovazioni in corso sui sistemi di distribuzione, produzione, stoccaggio dell’energia”, conclude Orlando.

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