Da Legambiente la ‘bandiera nera’ a Matteo Renzi per la deriva petrolifera del Governo

  • 21 Luglio 2015

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Legambiente assegna simbolicamente la 'bandiera nera' al Premier italiano per la deriva petrolifera assunta dal suo Governo, che minaccia 130mila kmq di mare per difendere gli interessi delle lobby petrolifere. E il ministro Guidi difende la pratica dell'airgun.

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Il 17 luglio Goletta verde, la nave di Legambiente, ha consegnato simbolicamente la ‘bandiera nera’ al Presidente del Consiglio Matteo Renzi “per l’evidente deriva petrolifera che ha caratterizzato e caratterizza le scelte del suo Governo”.

Il vessillo che Legambiente assegna ‘ai nuovi pirati del mare’ – ovvero tutti coloro che si sono contraddistinti per azioni a danno di questa risorsa – è stato consegnato con l’ingresso dell’imbarcazione nel canale di Sicilia, una delle aree a maggior rischio trivellazioni.

“Un’area grande quanto l’Inghilterra è sotto scacco delle compagnie petrolifere grazie a un Governo che mentre da mesi annuncia un Green Act per l’Italia, di fatto svende l’ambiente, il futuro e la possibilità di un sistema energetico pulito”, argomenta Legambiente.

A dimostrare ulteriormente la ‘miopia energetica‘ del Governo Renzi – spiega Legambiente – sono arrivate le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi che, rispondendo a un’interrogazione alla Camera sui permessi di ricerca nel mar Jonio, e in particolare sull’istanza D79 di Enel Longanesi, non solo ha difeso le trivellazioni, ma ha anche affermato che “l’utilizzo della tecnica dell’airgun per la ricerca dei giacimenti non comporta alcun effetto né sui fondali né sulla fauna marina”. Al contrario, proprio per evidenziare gli effetti negativi dell’airgun e vietarne l’utilizzo per fini petroliferi Legambiente ha lanciato la petizione #stopoilairgun che in pochi giorni ha già superato le 38mila firme. Per sottoscrivere la petizione clicca qui.

“A fronte di quantitativi irrisori di greggio – prosegue Legambiente – che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane, si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine”.

Infatti, denuncia l’associazione, solo nel basso e medio Adriatico, nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia (le aree maggiormente interessate da giacimenti petroliferi) sono attivi 15 permessi di ricerca rilasciati (5.424 kmq), 44 richieste avanzate dalle compagnie per la ricerca (26.060 kmq), 8 per la prospezione (97.275 kmq), e 5 richieste di concessione per l’estrazione di petrolio (558,7 kmq).

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