Tra stampa 3d e modularità la riqualificazione edilizia si industrializza

Siamo alla vigilia di una trasformazione dal sistema semi-artigianale di riqualificazione dell'edilizia ad un processo industrializzato, con il passaggio a soluzioni digitali e a tecnologie innovative, in grado di accelerare i tempi, ridurre i costi, tagliare drasticamente i consumi e migliorare il comfort termico e abitativo.

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Ad Amsterdam si sta costruendo una casa grazie a una stampante 3D che realizza direttamente sul posto gli elementi costruttivi, che vengono poi assemblati come i pezzi nel gioco del Lego. Si tratta solo di un esperimento e ci vorranno tre anni per completarlo. Ma potrebbe prefigurare una delle trasformazioni dell’industria dell’edilizia nei prossimi 10-20 anni. La casa in 3D ha incuriosito il presidente Obama che, nel suo viaggio in Olanda nel 2014, ha voluto visitarla.

Ma quali sono i vantaggi di questa soluzione rispetto ai metodi tradizionali? “Sono tanti. Prima di tutto costi minori. Abbiamo calcolato che tra mano d’opera e materiali spenderemo circa un terzo in meno. Inoltre il fatto di poter costruire tutto sul posto significa anche abbattere inquinamento e traffico. Infine, utilizziamo una plastica riciclabile al 100%”, spiega Martina De Wit, dello studio di architettura olandese DUS.

Un approccio simile viene utilizzato in Cina. In questo caso i componenti edili vengono prestampati in 3D in fabbrica e assemblati poi sul posto. Una soluzione che, al contrario dell’esempio olandese, consente tempi di realizzazione rapidissimi. La Winsun Decoration Design Engineering Co. ha annunciato di avere realizzato dieci casette in un solo giorno ad un costo unitario inferiore ai 5.000 dollari.

Dunque la stampa a 3D, utilizzata in passato dai progettisti per visualizzare soluzioni progettuali complesse, si affaccia anche nella fase costruttiva. Anche per allestire gli interni di edifici del terziario – come uffici o ospedali – si possono utilizzare soluzioni innovative, con costi dimezzati e con tempi e rifiuti drasticamente ridotti.

Un metodo di successo è quello proposto dall’americana Dirtt (Doing It Right This Time) basato sulla standardizzazione, modularità e intercambiabilità di elementi di alluminio. Questi vengono predisposti in fabbrica sulla base delle scelte effettuate attraverso un rendering su computer per soddisfare le esigenze dei clienti e spediti poi attraverso container. L’assemblaggio è semplice e consente tra l’altro di connettere eventuali cavi e tubazioni preinseriti attraverso soluzioni plug & play.

Il vantaggio di questo sistema sta nella facilità di trasformare gli interni in base a nuove esigenze o nel caso di trasferimento in altri edifici. Grazie alla standardizzazione ed essendo i componenti progettati per un facile riuso, è possibile infatti recuperare l’80-85% delle strutture. In un paese, gli Usa, dove annualmente la riqualificazione degli edifici comporta lo smaltimento di 70 milioni di tonnellate di rifiuti, il vantaggio ambientale è evidente. Non solo, soluzioni come questa favoriscono il recupero degli edifici, piuttosto che la loro demolizione, un destino cui, negli Stati Uniti, vanno incontro 300.000 edifici ogni anno.

Ma le novità più interessanti vengono dall’applicazione dei principi della digitalizzazione, modularità e standardizzazione alla riqualificazione energetica spinta di interi edifici. Per capire le trasformazioni che ci aspettano, torniamo in Olanda, dove negli ultimi anni si è sviluppato un ambizioso programma per azzerare i consumi dei combustibili, grazie a ristrutturazioni a basso costo realizzate in tempi brevissimi.

Per ottenere questi risultati, è stato avviato un percorso che parte dalla scannerizzazione 3D dell’edificio, passa per l’identificazione delle soluzioni da adottare, avviando poi la riqualificazione attraverso un processo quanto più possibile industrializzato. L’impiego di elementi prefabbricati facilmente installabili consente di eseguire i lavori in soli dieci giorni.  Il programma punta a garantire un prodotto finale di qualità venendo incontro alle esigenze degli inquilini.

Per accelerare i lavori e coinvolgere i proprietari vengono offerte  sia nuove cucine che il rifacimento dei bagni. A gestire questo processo è un’associazione, Energiesprong, cioè “Salto Energetico”, nata quattro anni fa col preciso scopo di reinventare le modalità di riqualificazione edilizia alla luce degli obiettivi climatici di lungo periodo.

Tra gli interventi realizzati e quelli in corso, sono un migliaio le ristrutturazioni previste, che dovrebbero poi proseguire con un più ampio programma governativo di riqualificazione spinta di 111.000 appartamenti. L’affinamento di queste modalità di intervento ha consentito in tre anni di ridurre del 40% i costi e di passare da un dimezzamento dei consumi al concetto di net zero energy ottenuto con un taglio del 70% della domanda di climatizzazione e coprendo la quota restante con le rinnovabili.

Questo approccio è perseguibile in particolare quando si tratta di riqualificare un gran numero di costruzioni della stessa tipologia come è il caso delle case popolari realizzate 40-50 anni fa. Dal 2015 il sistema, inizialmente sperimentato su edifici di 2-4 piani, verrà applicato anche ad edifici di 7 piani. Visto il suo successo, ne è stata proposta l’applicazione anche in Francia e nel Regno Unito.

Esperienze analoghe si sono avute in paesi del centro e nord Europa. L’industrializzazione del processo sembra funzionare bene in climi freddi e occorrerà riflettere sulle possibilità di adattarlo nei climi caldi che richiedono specifiche attenzioni. Insomma, siamo alla vigilia di una trasformazione dal sistema semi-artigianale di riqualificazione edilizia ad un processo industrializzato, con il passaggio a soluzioni digitali e tecnologie innovative, in grado di accelerare i tempi, ridurre i costi, tagliare drasticamente i consumi e migliorare il comfort termico e abitativo.

Anche il mondo delle costruzioni è dunque alla vigilia di grandi cambiamenti. E anche in questo settore chi saprà reinventarsi avrà di fronte prospettive di intervento molto interessanti.

Questo articolo è un estratto dal libro di Gianni Silvestrini, “2 °C. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia”, Edizioni Ambiente, febbraio 2015.

www.duegradi.it è il sito dedicato al libro. L’estratto è stato pubblicato con il consenso della casa editrice.

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