Volevano una norma ‘porcata’ per salvare la Tirreno Power

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Intercettati dal Noe dirigenti del Minambiente chiamano in causa l'allora viceministro allo Sviluppo Economico De Vincenti per eludere la legge che imponeva la copertura del carbone e così far riaprire la centrale. De Vincenti ipotizzava anche un’azione disciplinare contro il pm della Procura di Savona che guidava le indagini sulla centrale.

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“Cerchiamo di fare una porcata – dice in un’intercettazione ambientale un dirigente del ministero dell’Ambiente — che almeno sia leggibile». Si parla della centrale a carbone di Vado Ligure in provincia di Savona.

L’accusa era già durissima: chi gestiva la centrale termoelettrica a carbone della Tirreno Power rendeva operativo l’impianto con valori emissivi nettamente superiori a quelli resi disponibili dalle migliori tecniche possibili. Risultato: 86 gli indagati, dirigenti dell’azienda, esponenti ministeriali e la giunta regionale Burlando, per disastro ambientale colposo e abuso d’ufficio (Centrale di Vado Ligure: 86 indagati tra dirigenti, amministratori pubblici e ministeriali).

Oggi nuove rivelazioni su come si sarebbe ‘supportato’ tutto questo, con il contributo di altre istituzioni, praticamente governative. Sarebbero coinvolti dei dirigenti del Ministero dell’Ambiente (Giuseppe Lo Presti, Antonio Venditti, Antonio Milillo, Mariano Grillo, quest’ultimo indagato) che citano in alcune intercettazioni del Noe e della Procura di Savona il ruolo dell’allora vice ministro Claudio De Vincenti, ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sulla eventualità di eludere la legge che imponeva la copertura del carbone stoccato e così far riaprire la centrale. De Vincenti attualmente non è indagato. La norma in questione non è comunque stata approvata.

Si rileva dalle indagini che il viceministro De Vincenti avrebbe voluto chiedere al Csm un’azione disciplinare contro il pm Francantonio Granero della Procura di Savona, che ha svolto le indagini preliminari insieme a Chiara Maria Paolucci. Ipotizzare di perseguire un pubblico ministero per un’indagine su una centrale che avrebbe causato la morte di oltre 400 persone, sarebbe già una grave responsabilità politica e morale che, se fosse confermata, dovrebbe indurre il sottosegretario a dimettersi all’istante.

Ecco le frasi dei dirigenti del ministero dell’Ambiente: “Se si volesse fare una cosa pulita”, “Questa pulita non potrà mai essere, meno sporca …”. “Abbiamo una porcata da fare in trenta minuti, scritta da loro, dallo Sviluppo Economico”. Dalle registrazioni risulterebbe che l’avvocato Paola Severino, ex ministro della Giustizia e difensore di Tirreno Power, abbiano avuto un incontro sulla questione con il ministro Federica Guidi.

Insomma, giunta ligure, che prova a screditare i dati scientifici sulle emissioni inquinanti della centrale, Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico perfettamente allineati. Alla faccia dei diritti sanitari e ambientali dei cittadini.

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