Primo grande impianto CSP a sali fusi: si farà in Tibet ma parlerà italiano

  • 15 Luglio 2015

L’impianto sarà dotato di 15 ore di accumulo termico per produrre energia elettrica anche in assenza di sole, favorendo la dispacciabilità. Userà la tecnologia dei sali fusi, sviluppata all’ENEA a partire dagli anni 2000 con il progetto Solare Termodinamico Archimede, del Nobel Carlo Rubbia, e industrializzata da un'azienda italiana.

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Una società italiana, Archimede Solar Energy (ASE) di Massa Martana (Perugia), ha firmato un contratto per la fornitura di tubi ricevitori solari per il primo impianto mondiale che produrrà energia elettrica con la tecnologia del solare termodinamico – o Concentrated Solar Power (CSP) – a sali fusi e specchi parabolici, che sarà realizzato sull’altopiano tibetano a controllo cinese, ad Akesai, nella provincia del Gansu.

Il progetto, nato nel 2013 è finalmente giunto alla fase esecutiva. I primi 15.000 tubi dei complessivi 32.000 dovranno essere consegnati entro la fine del 2015. L’impianto avrà una potenza di 55 MWe, e sarà dotato di 15 ore di accumulo termico per produrre energia elettrica anche in assenza di sole, favorendo la dispacciabilità.

Un impianto solare termodinamico è una vera e propria centrale termoelettrica in cui l’energia termica necessaria a mettere in rotazione una turbina a vapore, e quindi a produrre energia elettrica, viene generata captando energia solare tramite un sistema di collettori solari riflettenti. I collettori parabolici, ad inseguimento solare, raccolgono e concentrano continuamente la radiazione del sole su un tubo ricevitore, posto sul fuoco della parabola. All’interno del tubo ricevitore circola un fluido che viene riscaldato, tramite i raggi solari, da una temperatura di 290°C ad una temperatura di 550°C: tale valore è prerogativa dell’utilizzo di una miscela binaria di sali fusi (40% KNO3, 60% NaNO3).

La tecnologia dei sali fusi è stata sviluppata dall’ENEA, in collaborazione con l’industria nazionale, a partire dagli anni 2000 all’interno del progetto Solare Termodinamico Archimede, allora guidato dal Nobel Carlo Rubbia. L’utilizzo della miscela di sali fusi in sostituzione dell’olio diatermico (attualmente utilizzato in tale tipo di impianti) comporta diversi vantaggi tra cui: aumento della la temperatura all’uscita del campo solare fino a 550° C, rispetto ai 400° C nel caso degli oli diatermici, con aumento significativo delle prestazioni del ciclo termodinamico di produzione elettrica (circa 4÷5% in più).

I sali fusi non presentano pericoli in caso di fuoriuscita accidentale dai circuiti dell’impianto perché non sono infiammabili, sono atossici, a contatto con il suolo solidificano rapidamente e possono essere raccolti con mezzi meccanici senza dispersioni. Inoltre, essendo comunemente utilizzati in agricoltura come fertilizzanti, non sono dannosi per l’ambiente. Altro punto di forza, consentono la semplificazione dell’ impianto e la dispacciabilità, favorita dall’ accumulo di energia termica ad alta temperatura.

ASE ha industrializzato la ricerca ENEA, ed è l’unica azienda al mondo capace di produrre tubi ricevitori solari a sali fusi. Ad oggi la tecnologia a collettori parabolici lineari è la più diffusa nel panorama del solare termodinamico. La potenza installata e operativa del CSP nel mondo è di quasi 4.1 GWe; la quota relativa ai collettori parabolici lineari è di circa 3.5 GWe, per ora tutti ad olio.

L’International Energy Agency prevede che la quota di energia elettrica prodotta da sistemi CSP rappresenterà il 28% della produzione di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2060. Il mercato più interessante oggi per il CSP è tutta la fascia del “Sun Belt”, in particolare il Sud Africa, Marocco, Cina, Stati Uniti, Cile, Arabia Saudita e India.

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