Fotovoltaico per metà dei consumi dell’isola del Giglio

Coprire almeno 5 GWh di domanda con un impianto solare FV da quasi 4 MW: è il progetto per l'isola del Giglio che oggi si alimenta con un generatore diesel, che produce il kWh ad un costo di 50 c€. C'è anche un protocollo d'intesa tra tutti gli attori interessati e bassi sarebbero i tempi di ritorno dell'investimento anche senza fondi pubblici. Chi sfrutterà questa opportunità?

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QualEnergia.it da anni affronta il problema della fornitura elettrica alle piccole isole non connesse alla rete, oggi in genere alimentate con il caro e inquinante diesel, che fa costare la loro elettricità tre volte quella nazionale (articoli su Qualenergia.it: qui, qui e qui). Ma, per una volta, invece di segnalare la consueta brutta notizia o scandalo, possiamo riferire che qualcosa sembra essersi messo in moto e c’è speranza che una delle piccole isole italiane diventi veramente un laboratorio “smart” per le energie rinnovabili e la loro integrazione nella rete.

L’isola è quella del Giglio, nell’Arcipelago Toscano, e la buona notizia riguarda un protocollo d’intesa firmato dal Comune del Giglio-Giannutri, Terna Plus (il ramo di Terna che si occupa dei nuovi settori economici, rinnovabili comprese), Ibm, Acquedotto del Fiora, Ente Parco Arcipelago Toscano e la società SIE, la piccola azienda privata che oggi fornisce l’alimentazione elettrica alle due isole, tramite generatori diesel.

«Il progetto “Smart Island” prevede, almeno nella sua prima fase, la sostituzione di circa la metà della produzione elettrica di Giglio-Giannutri, oggi affidata a motori diesel che, come noto, sprecano come calore tre quarti dell’energia del carburante, con quella di un grande impianto fotovoltaico», spiega Luigi Michi, AD diTerna Plus. «Questo – continua – porterà a un dimezzamento delle 7.500 tonnellate di CO2 emesse dai generatori, oltre che degli altri inquinanti chimici contenuti nei loro fumi. Terna Plus, oltre ad essere ideatore dell’iniziativa, si occuperà della realizzazione del progetto della sua integrazione con la rete esistente, Ibm dei sistemi hardware e software di controllo del sistema».

L’integrazione solare-diesel, permette di evitare gran parte dei problemi connessi alla necessità di accumulo dell’energia fotovoltaica quando il sole non c’è, ma ugualmente il progetto prevederà sistemi di accumulo, anche piuttosto originali.

«Un primo accumulo a batterie dovrebbe essere utilizzato per ottimizzare la produzione dei motori diesel, un po’ come sta facendo Enel nell’isola di Ventotene» dice Michi. «I motori a scoppio hanno un regime ottimale di funzionamento, ma il dover inseguire i carichi li costringe a discostarsi continuamente dal numero ottimale di giri, sprecando ancora più energia: una batteria farebbe da tampone, evitando il saliscendi. Ma ancora più interessante è l’uso che pensiamo di fare del dissalatore del Giglio, gestito da Acquedotto del Fiora, che per fornire l’acqua potabile all’isola consuma da solo quasi un quinto dell’elettricità. Nei periodi di eccesso di produzione elettrica solare gli faremo produrre e pompare più acqua dissalata nei serbatoi posti in alto, nei periodi in cui il sole è scarso; utilizzeremo l’acqua accumulata così da ridurre l’assorbimento dell’impianto. Certo, si potrebbe anche pensare di utilizzare il dislivello nella discesa dell’acqua per produrre energia idroelettrica, come fanno nell’Isola di El Hierro alle Canarie, ma usare l’acqua potabile a questo scopo è cosa delicata, per cui eventualmente lo valuteremo in una seconda fase».

E in una seconda fase potrebbero anche aggiungersi altri sviluppi, come l’uso di veicoli elettrici per il trasporto pubblico o di altri sistemi di produzione a rinnovabili per ridurre ancora il ricorso al diesel, come il prototipo di generatore ad onde appena annunciato da Enea, pensato proprio per non impattare sul paesaggio delle piccole isole.

Ma vediamo qual è intanto la situazione attuale: il Giglio oggi consuma circa 10 GWh di elettricità l’anno; sostituirne 5 con il solare vorrà dire costruire un impianto fotovoltaico da 3-4 MW, esteso quindi su circa 5 ettari di terreno, che potrebbero essere non facili da trovare su un’isola montuosa di soli 23 kmq, coperti da ogni genere di vincolo ambientale e paesaggistico.

«In effetti la sorveglianza su di noi della Soprintendenza di Siena è molto serrata – ci dice il sindaco di Giglio-Giannutri Sergio Ortelli – anche se, ultimamente, stiamo discutendo con loro su come permettere ai cittadini l’utilizzo di piccoli impianti solari ed eolici nell’isola. Riteniamo, infatti, che l’urgenza di fare qualcosa per produrre energia pulita sia ormai grande e debba incontrare una maggiore flessibilità da parte degli enti che sorvegliano l’estetica delle città e del paesaggio Comunque, per quanto riguarda “Smart Island” esiste già l’area di Allume, vicino Campese, dove quasi 30 anni fa Enea sperimentò un allora avveniristico impianto fotovoltaico per alimentare celle frigorifere. È ampia, soleggiata e invisibile dal mare, e potrà essere utilizzata di nuovo per ospitare il nuovo impianto solare, in questo la nostra disponibilità è garantita».

Molto meno garantito era invece l’appoggio della SIE: in altri casi i produttori di elettricità sulle piccole isole, che hanno il monopolio delle reti locali, non si sono certo distinti per l’entusiasmo verso questo genere di iniziative, anzi sono risultati un freno notevole a ogni ipotesi di ammodernamento dei sistemi di produzione elettrica nei loro ”piccoli regni”.

«Non è proprio il nostro caso – dice Paolo Corsi, AD di SIE – Noi abbiamo accolto a braccia aperte questo progetto, perché il tema di come rinnovare i sistemi di produzione elettrica era sul nostro tavolo da tempo, ma non avevamo le risorse tecniche e finanziarie per affrontarlo. La riforma del sistema di produzione elettrica nelle piccole isole avviata dall’Autorità per l’Energia, spingerà verso la massima riduzione possibile dei costi, una cosa che continuando con il solo diesel è sempre più difficile da garantire. Quindi, se questo progetto ci permetterà di ridurre l’uso dei motori diesel, integrandolo con il solare, mettendoci così più al riparo dalle variazioni del prezzo del carburante e riducendo costi di riparazioni e manutenzione, tanto meglio per tutti: noi avremo costi più prevedibili e garantiti, e lo Stato spenderà meno a fine anno per conguagliare la differenza fra il prezzo in bolletta pagato dai nostri clienti e le spese da noi sostenute».

Una differenza non da poco, se si pensa che il suo conguaglio costa in bolletta, attraverso la voce UC4, a tutti gli italiani circa 60 milioni di euro l’anno. Ogni kWh da diesel costa, fra prezzo pagato dagli utenti e conguaglio statale, circa 50 centesimi al kWh, mentre il fotovoltaico potrebbe produrlo a circa 10 cent€/kWh. Un bel risparmio, su cui si punta per rendere il progetto economicamente sostenibile.

«I nostri primi calcoli prevedono una spesa di pochi milioni di euro per il nuovo impianto e la sua integrazione nel sistema dell’isola, molto meno dell’alternativa di tirare un cavo elettrico dall’Argentario. Con queste cifre relativamente modeste si avrebbe, con i risparmi su manutenzione e carburanti, un ritorno dell’investimento intorno ai 5 anni e da quel momento in poi una riduzione dei costi che dal Giglio vanno a pesare su tutti gli utenti italiani. Insomma una soluzione in cui vincono tutti», spiega Michi.

Ci si aspetterebbe quindi la fila dei finanziatori per concorrere a questo progetto. Invece non è ancora chiaro chi dovrebbe mettere quei milioni: SIE si è già sfilata, il comune non li ha di certo, anche se il sindaco non esclude un uso di fondi europei, attraverso la Regione Toscana, Terna Plus e Ibm sembrano voler fare solo i progettisti.

«Forse le risorse potrebbero arrivare dagli incentivi alla conversione delle isole a energie rinnovabili, attraverso la modalità progetti pilota smart-grid»,  ipotizza Michi. «Terna potrebbe anche essere disposta anche a fare da finanziatore in modalità ESCo, se si chiariscono le modalità di recupero dell’investimento»

Vedremo. Certo che se l’integrazione a rinnovabili nelle piccole isole è diventata così conveniente, sarebbe bello per una volta, che la si attuasse con uno schema tipo ESCo, usando solo fondi privati remunerati dal risparmio sui costi, invece di attendere come al solito ”l’aiutino” pubblico.

Altra incognita sono i tempi. «Se ci danno il via, l’impianto potrà essere reso operativo in meno di un anno, ma tutto sta ad avere le necessarie autorizzazioni. Tutti gli enti coinvolti si sono dichiarati entusiasti del progetto, speriamo che questo acceleri l’iter», conclude Michi.

A noi non resta che sperare che sia così, e che presto le spese energetiche e le emissioni al Giglio si dimezzino e l’isola diventi così la crepa nell’anacronistica diga che ha impedito finora l’uso massiccio delle energie rinnovabili, proprio dove sarebbero più utili e convenienti.

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