Elettricità pulita, biometano, idrogeno: i carburanti sostenibili che partono dal territorio

Nelle realtà locali laboratori della mobilità sostenibile. Progetti interessanti, come quello in trentino in cui l'idroelettrico fa muovere una flotta di mezzi elettrici, o quello della comunità di allevatori calabresi che muove i propri mezzi con il biometano dalle deiezioni dei loro animali.

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A Valli del Primiero e Vanoi, in provincia di Trento, le auto vanno a  idroelettrico. Grazie ad un progetto realizzato in collaborazione tra aziende pubbliche e Comuni, ora circolano 17 veicoli elettrici alimentati interamente da fonti rinnovabili e, in particolare, dagli impianti idroelettrici locali, evitando il consumo di circa 5.000 litri di gasolio l’anno. Le auto vengono ricaricate attraverso colonnine diffuse capillarmente su tutto il territorio, telecontrollate da remoto per poter gestire tutti gli aspetti commerciali del prelievo di energia, nonché le statistiche su consumi e utilizzo delle stazioni di ricarica.

È solo uno degli esempi raccolti nel report ‘Comuni Rinnovabili‘ di Legambiente che mostrano come Comuni e realtà locali siano spesso in prima fila nell’innovazione anche per quel che riguarda la mobilità sostenibile, oltre che per la produzione di calore o elettricità da fonti rinnovabili.

Per cambiare vettore energetico, interessante è l’esperienza sviluppata nel Comune di Pinerolo (TO) grazie all’Azienda Acea Pinerolese. Qui invece le auto vanno … a rifiuti organici. Infatti, si produce biometano dai rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata ottenuta in diverse città limitrofe, inclusa Torino, attraverso un innovativo sistema di upgrade o valorizzazione del biogas in biometano.

In questo caso il biogas è quello che proviene dallo smaltimento di circa un terzo dei rifiuti organici della Provincia torinese – oltre 50.000 tonnellate di rifiuti organici che corrispondono alla produzione di 800.000 individui – e oltre che essere trasformato in biometano viene usato per produrre, in cogenerazione, calore ed elettricità.

Altro esempio virtuoso nel campo del biogas è quello a filiera corta e integrata della Fattoria La Piana, nel Comune di Candidoni, in provincia di Reggio Calabria. Si tratta di una cooperativa di agricoltori che raccoglie e trasforma il latte dalle fattorie dei diversi soci e che, grazie alla valorizzazione degli scarti, si vedono riconoscere un 10% in più del costo di vendita del loro latte. La lavorazione dei prodotti caseari viene così legata all’uso delle risorse naturali, riducendo al minimo gli sprechi.

Il biometano utilizzato dai 15 mezzi adibiti al trasporto e alle consegne dei prodotti finiti e alle lavorazioni agricole proviene dall’eccedenza prodotta dall’impianto a biogas da 1 MW alimentato dalle deiezioni animali. Un impianto che oltre al biometano genera, dal biogas, anche oltre 8.000 MWh/anno di energia elettrica e 3.300 MWh/anno di energia termica, utilizzata per i processi produttivi del caseificio oltre che come fonte di riscaldamento, con un risparmio di oltre 2.038 tep. Anche il digestato, residuo della fermentazione, viene utilizzato, ovviamente come fertilizzante.

Tra le esperienze citate dal rapporto di Legambiente anche una che ha per protagonista l’idrogeno prodtto con energie rinnovabili: quella dell’Istituto per Innovazioni Tecnologiche di Bolzano e dall’Autostrada del Brennero Spa, che – grazie anche a 10 milioni di fondi europei – hanno inaugurato nel giugno 2014 il primo centro di produzione e distribuzione di idrogeno da energia rinnovabile in Italia e dato vita ai primi progetti di applicazione di questo vettore, in autobus e macchine a celle a combustibile.

A Bolzano l’idrogeno viene prodotto mediante elettrolisi da energia da rinnovabili, purificato, compresso e stoccato in serbatoi ad alta pressione, da cui è possibile alimentare autobus e autovetture a celle a combustibile. L’impianto è in grado di produrre carburante per rifornire 15-20 autobus oppure un centinaio di autovetture, sostituendo 525.000 litri di benzina o 440.000 litri di diesel, evitando l’immissione in atmosfera di 1.200 tonnellate di CO2 all’anno.  Da novembre 2013 sono operativi 5 autobus e da agosto 2014 sono state messe a disposizione presso il Centro Idrogeno le prime autovetture Hyundai ix35 a celle a combustibile destinate agli utenti aziendali e privati.

Nel poker di (possibili) combustibili del futuro non potevano poi mancare i biocarburanti di seconda generazione, quelli che non vanno a rubare terreno all’agricoltura a scopo alimentare. In Italia, si ricorda nel report, e per l’esattezza nel Comune di Crescentino (VC), c’è quella che è stata la prima bioraffineria al mondo di seconda generazione che a regime dovrebbe produrre 75 milioni di litri l’anno di bioetanolo grazie allo sfruttamento di prodotti agricoli residuali a filiera corta.

L’impianto, sostenuto anche dall’Unione Europea nell’ambito del VII Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo, rappresenta un’assoluta novità nel settore e ha richiesto un investimento di circa 150 milioni di euro e 5 anni di ricerca da parte di Beta Renewables. La sostenibilità di questa bioraffineria partirà già dal reperimento della biomassa utilizzata, che dovrà essere tutta da filiera corta: biomasse residuali disponibili a basso costo in un raggio di 70 km dallo stabilimento, principalmente paglia di riso, di cui l’area è ricca.

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