L’auto senza guidatore e il futuro della mobilità

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La diffusione delle driverless car appare più vicina di quanto si pensasse solo poco tempo fa. Nei prossimi 5-10 anni si vedranno i primi esemplari in circolazione e fra un paio di decenni le 'auto autonome' potrebbero essere la norma. Ma quali sarebbero le conseguenze di una diffusione su larga scala delle auto senza guidatore?

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Un‘idea che sembrava fantascientifica fino a poco tempo fa, ma che invece sta compiendo passi veloci verso la commercializzazione, è quella della “driverless car”, in via di sperimentazione da Google e da altre società, che  potrebbe essere presentata sul mercato già entro la fine del decennio. Ma quali sarebbero le conseguenze di una diffusione su larga scala delle auto senza guidatore?

Sebastian Thurn, che coordina le ricerche di Google sulla mobilità, non ha dubbi sulla potenziale e rivoluzionaria efficacia di una diffusione su larga scala di questa proposta:

  • riduzione del 90% degli incidenti
  • riduzione del 90% del tempo impiegato e dei consumi di energia
  • riduzione del 90% del numero delle auto.

Come vedremo, la realtà è più complessa, ma la sua introduzione è destinata a cambiare radicalmente le forme di mobilità che oggi conosciamo, con impatti sociali, ambientali ed economici non di poco conto.

Uno studio di Morgan Stanley ha valutato i potenziali vantaggi per gli Usa in 1,3 trilioni di dollari/anno (pari all’8% del Pil), di cui la metà legati alla riduzione della congestione e all’aumento della produttività, il 38% al drastico calo degli incidenti con 30.000 vite salvate e il 12% al risparmio di carburanti.

Interessante anche l’impatto che la diffusione di questo modello potrebbe avere sulla riduzione del numero delle auto circolanti.
Secondo uno studio del MIT riferito a Singapore, città di sei milioni di abitanti servita da un ottimo servizio di trasporto pubblico, le 800.000 auto utilizzate dal 12% della popolazione potrebbero essere sostituite da 300.000 veicoli autonomi in grado di garantire tempi di attesa massimi di un quarto d’ora nelle ore di punta. Ci troveremmo quindi di fronte ad un taglio di quasi due terzi delle auto in circolazione.

In un’altra ricerca è stata simulata la sostituzione con veicoli “autonomi” dei 13.000 taxi che a New York garantiscono mezzo milione di viaggi al giorno. Secondo le simulazioni basterebbero 9.000 auto robotizzate, un terzo in meno. In questo caso la riduzione delle auto sarebbe inferiore perché la sostituzione riguarda taxi tutto il giorno in movimento. Ma l’aspetto più interessante è quello dei tempi di attesa che passerebbero da 5 a 1 minuto, e dei costi di spostamento che si ridurrebbero di ben 7 volte.

Citiamo infine i risultati di uno studio sull’introduzione, in una città statunitense di medie dimensioni, Ann Arbor, di veicoli a guida automatica elettrici proposti come servizio pubblico altamente flessibile e personalizzato, un’evoluzione del servizio di car sharing. Richard Burns, già vicepresidente per la ricerca e sviluppo della General Motors, ha eseguito una modellizzazione verificando la possibilità di ridurre del 75% i costi del trasporto, con un calo notevole sia del numero delle auto in circolazione che dei consumi di energia.

Quelle analizzate sono tre situazioni con caratteristiche specifiche molto particolari. Ma quale potrebbe essere l’incidenza, sul totale delle auto in circolazione, della diffusione di auto autonome sull’intero territorio statunitense con percentuali del 10%, 50%, 90%? Il parco di autoveicoli si ridurrebbe rispettivamente del 5%, del 24% e del 43%. Dunque, si profilerebbe uno scenario con meno  auto, meno parcheggi e una forte riduzione della congestione.

La progettazione dei veicoli sarebbe diversa, con carrozzerie più leggere che favoriscono l’uso della trazione elettrica e quindi la riduzione dei consumi.

Considerato poi il rischio molto inferiore di incidenti, che per il 90% è dovuto a errori umani, si avrebbero ricadute significative anche nel settore delle assicurazioni: è stato calcolato che, negli Usa, i profitti di questo comparto, che vale 200 miliardi $,  potrebbero calare del 75%. Gli “insurers”, naturalmente, pensano e sperano che i tempi di introduzione di questa tecnologia siano molto lunghi.

Per quanto riguarda gli extracosti dei veicoli senza guidatore, si ritiene che possano essere pari a 10.000 $ nella fase iniziale, per poi scendere a 3.000 dollari in presenza di una diffusione su larga scala.

La soluzione dell’auto senza guidatore potrebbe avere un particolare successo in Cina dove le città, che già soffocano in un traffico paralizzante, vedranno nei prossimi anni una ulteriore forte crescita degli abitanti. Non stupisce dunque che anche la cinese Byd stia sperimentando le sue prime “driverless car”.

Dopo le centinaia di migliaia di chilometri di test su strada, con presenza del guidatore, stanno partendo le prime sperimentazioni “sul campo”, anche se in aree protette. Un primo caso riguarderà la città di Ann Arbor, dove il Michigan Department of Transportation proverà per otto anni 2.000 auto su un’area sperimentale di dodici ettari, che comprende 6,5 km di strade provviste di 13 differenti intersezioni.

Un altro test è previsto a Milton Keynes, una “New Town” fondata nel 1967 in Gran Bretagna che ha ormai raggiunto i 250.000 abitanti. La sperimentazione in questo caso riguarda anche una diversa tecnologia di controllo stradale rispetto al Lidar sistemato sul tetto delle auto di Google. Una soluzione dieci volte meno costosa, basata sul confronto tra le immagini captate da una telecamera ed un dettagliato database relativo ai luoghi attraversati.

Oltre gli aspetti tecnologici da mettere a punto ci sono anche quelli di carattere normativo. L’Autorità della sicurezza stradale in California ha rifiutato la possibilità di utilizzare come test sperimentale la guida simulata al computer, che consente di valutare le risposte del veicolo autonomo ad una infinita serie di criticità: i test si dovranno fare sulle strade vere e non su quelle simulate.

La diffusione di questo mezzo di trasporto appare dunque più vicina di quanto si pensasse solo poco tempo fa. Nei prossimi 5-10 anni si vedranno i primi esemplari in circolazione e fra un paio di decenni le auto autonome potrebbero essere la norma.

L’avvento della driveless car, in grado di coniugare più tecnologie potenzialmente “distruttive”, potrebbe avere conseguenze rilevanti: l’auto senza guidatore, la trazione elettrica, il modello del car sharing e la ricarica con il fotovoltaico lasciano infatti prefigurare modelli di mobilità totalmente innovativi.

Questo articolo è un estratto dal nuovo libro di Gianni Silvestrini, “2 °C. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia”, Edizioni Ambiente, febbraio 2015.

www.duegradi.it è il sito dedicato al libro. L’estratto è stato pubblicato con il consenso della casa editrice.

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