Nuove tariffe elettriche. Perché l’Autorità va contro l’efficienza e il fotovoltaico?

Fine della progressività delle tariffe elettriche e spostamento degli oneri di rete e una quota di quelli di sistema dalla parte variabile a quella fissa della bolletta elettrica. Questa la riforma che intende portare avanti l'Aeegsi, ostacolando così la convenienza a fare efficienza energetica e l’autoconsumo da fotovoltaico. A breve un nuovo documento di consultazione.

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“Se riteniamo che si vada verso la completa decarbonizzazione del sistema elettrico, con tutta l’energia elettrica prodotta da rinnovabili, credo che non dovremmo porci il problema dello spreco di energia, perché si stratta di un’energia che arriva dal buon Dio. E’ ormai da cambiare il concetto che vanno evitati gli sprechi di energia e costringere il consumatore a non aumentare i propri consumi”. Più o meno è quanto ha affermato ieri il presidente dell’Autorità, Guido Bortoni, nel corso di una riunione ristretta con alcuni operatori e associazioni del settore e dei consumatori.

Non si tratta di una boutade, né di uno scherzo. Lo ha detto davvero. Ed è la base ‘teorica’ che vorrebbe giustificare quanto sta per normare il regolatore. La riforma delle tariffe elettriche dei clienti domestici alla quale l’Autorità sta lavorando e che, infatti, dovrebbe, attuare quanto in parte previsto dal decreto 102/2014, cioè porre fine alla progressività delle tariffe elettriche. A questo poi l’Autorità aggiunge un’altra modifica che come la fine della progressività penalizzerà autoproduzione e risparmio energetico: lo spostamento degli oneri di rete e una quota di quelli di sistema dalla parte variabile a quella fissa della bolletta elettrica.

Un approccio che scavalca l’attuale disciplina comunitaria che punta al risparmio dell’energia primaria di origine fossile, ancora una parte maggioritaria dell’energia immessa e prelevata dalla rete, ha spiegato il legale Emilio Sani presente alla riunione. Attuare la direttiva europea significa favorire l’autoconsumo in sito e l’efficienza energetica, ricordando che l’energia autoprodotta e consumata il più delle volte è rinnovabile, mentre quella prelevata dalla rete è più spesso di origine fossile.

Insomma, la posizione dell’Autorità per l’Energia la racconta in maniera esattamente opposta, inficiando di fatto la convenienza a realizzare interventi come quelli di efficienza energetica e per l’autoconsumo da fotovoltaico.

Come spiega un comunicato congiunto delle associazioni presenti ieri alla riunione (Greenpeace, Italia Solare, ISES Italia, Legambiente, Kyoto Club, WWF, CODICI, presente anche il senatore Girottto del M5S): “l’Autorità propone oggi una formula innovativa: più consumi, meno paghi.

Obiettivo della riforma è in sientesi agevolare la transizione verso uno sfruttamento sempre maggiore del vettore elettrico grazie a una riduzione del costo dei consumi e la possibilità per gli utenti di modulare con più libertà la potenza impegnata (annullando la spesa per l’aumento della potenza impegnata). Per l’Autorità la riforma (in vigore dal 1° gennaio 2016) avrà come conseguenza una maggiore diffusione delle pompe di calore e delle piastre a induzione, tecnologie che potrebbero essere favorite con altre soluzioni sicuramente più eque.

Secondo l’Autorità, che uscirà probabilmente domani o a giorni con un altro documento di consultazione sull’argomento, la strategia andrebbe incontro alle famiglie numerose (oggi in verità un’esigua parte della popolazione italiana secondo l’Istat) e avrà come strumento lo spostamento degli oneri di rete sulla quota fissa, in modo da aumentare (di molto, circa il triplo) i costi fissi degli utenti che consumano meno e parallelamente abbassare i prezzi dell’energia elettrica.

Secondo le associazioni presenti la conseguenza sarebbe un aumento inevitabile per la bolletta elettrica annuale per chi consuma meno di 2640 kWh/anno (l’81,5% delle famiglie italiane, pari a circa 24 milioni di  famiglie su 29,3 milioni). Oltre 13 milioni di utenze con consumi minori avranno gli aumenti maggiori, compresi tra 70 e 100 euro l’anno, che significa tra il 10 e il 30% su base annuale. Di contro, chi consuma di più avrà riduzioni delle bollette dal 20 al 40% su basse annuale.

In base a questo sistema quindi: chi consuma poco, perché per esempio non ha tanti elettrodomestici o ha fatto interventi per il risparmio energetico o ha installato un impianto FV, si troverà ad avere un aumento della bolletta. Chi consuma di più, invece, constatando un costo dell’energia elettrica tanto più basso, penserà che comunque converrà consumare, anche senza interventi di efficienza, visto che questi non daranno quei benefici economici che li possano rendere cost-effective.

Un approccio che dunque non sembra affatto rispettare, oltre al criterio dell’efficienza, anche quelli della gradualità e dell’allocazione dei costi presenti nella delega di legge. Da più parti si chiede allora all’Aeegsi di riflettere e modulare con attenzione questa riforma che, così com’è, incentiverebbe, in modo neanche troppo nascosto, l’energia da fonte fossile, rallentando la vera decarbonizzazione del sistema elettrico.

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