FV e tempistiche pagamento incentivi, un giochetto contabile a spese dei piccoli impianti

Le modifiche normative conseguenti al DM 16/10/2014 fanno sì che agli impianti FV sotto i 20 kW gli incentivi vengano pagati ogni 2-4 mesi anziché ogni mese. Secondo un'interrogazione parlamentare questa procedura è in contrasto con la legge sul Taglia-bollette e va a danneggiare chi ha investito, solo per creare un effetto di riduzione della bolletta puramente illusorio.

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Un giochetto contabile per mettere in risalto gli effetti di alleggerimento delle fatture del “Taglia-bollette”, che però crea danni a circa 200mila proprietari di piccoli impianti fotovoltaici, che si ritrovano vittima di ritardi nei pagamenti degli incentivi che in alcuni casi possono sconvolgere i loro business plan. Potrebbe essere riassunto così l’effetto del decreto ministeriale 16 ottobre 2014 e delle relative regole applicative, denunciato in un’interrogazione parlamentare presentata dai senatori Gianni Girotto e Gianluca Castaldi del M5S (in allegato in basso).

Le misure in questione intervengono sulle modalità di pagamento degli incentivi definite dal cosiddetto “Taglia-bollette”. Quel pacchetto di misure (contenuto nel decreto-legge 91/2014, convertito, con modificazioni, nella legge 116 /2014), all’articolo 26, stabiliva che gli incentivi fossero erogati dal GSE con rate mensili costanti, in misura pari al 90% della producibilità media annua stimata di ciascun impianto e che poi fosse effettuato un conguaglio, in relazione alla produzione effettiva, entro il 30 giugno dell’anno successivo.

Il successivo DM 16 ottobre 2014 (adottato dal Ministro dello Sviluppo Economico) e le relative “istruzioni operative per gli interventi sulle tariffe incentivanti relative agli impianti fotovoltaici” hanno però stravolto la tempistica di pagamento prevista dalla citata legge.

In particolare le nuove norme stabiliscono che i pagamenti in acconto siano effettuati, qualora sia stata superata una soglia di importo pari a 100 €, con cadenza quadrimestrale per gli impianti di potenza fino a 3 kWp; trimestrale per gli impianti di potenza superiore a 3 kWp e fino a 6 kWp; bimestrale per gli impianti di potenza superiore a 6 kWp e fino a 20 kWp. I pagamenti restano mensili solo per gli impianti di potenza superiore a 20 kWp.

Per gli interroganti queste modifiche, che interessano circa 200.000 impianti, sono in contrasto con quelle indicate dalla legge 116/2014 che, come visto, dispone al GSE l’erogazione delle tariffe incentivanti “con rate mensili costanti” e determinano un rischio economico per il soggetto responsabile dell’impianto fotovoltaico, che spesso lo ha realizzato con un prestito da restituire tramite cessione degli stessi incentivi.

Per questo Girotto e Castaldi chiedono “di sapere quali iniziative di propria competenza intenda attuare il Ministro in indirizzo per rendere conforme il decreto ministeriale 16 ottobre 2014 e conseguentemente le regole operative del GSE SpA alla normativa vigente”.

In un comunicato i due senatori M5S spiegano che le modifiche alle modalità di pagamento degli incentivi “impediscono ai proprietari dei piccoli impianti di rientrare nell’investimento entro i tempi previsti. Si tratta – denunciano – di una scorrettezza a cui il Governo deve porre rimedio immediatamente oltre a simulare un effetto di riduzione della bolletta che non ci sarà. ”La nuova modalità di erogazione delle tariffe incentivanti infatti secondo i due “mostra un effetto di riduzione (della componente A3 in bolletta, ndr) una tantum per un solo anno considerato che la bolletta della luce tornerà ad aumentare dal 30 giugno dell’anno successivo.”

L’interrogazione (pdf)

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