Costi, benefici e criticità dello sviluppo dell’eolico in Italia

  • 12 Giugno 2015

CATEGORIE:

Nel 2014 l'eolico ha prodotto ricadute economiche per oltre 800 milioni di € in termini di valore aggiunto e indotto e 3.400 occupati. Benefici che al 2030 sarebbero anche più rilevanti, se il settore non fosse rallentato da provvedimenti penealizzanti. Se ne è parlato al convegno di ANEV in occasione della Giornata Mondiale del Vento.

ADV
image_pdfimage_print

Si è tenuto ieri, 11 giugno, il convegno organizzato da ANEV per la Giornata Mondiale del Vento “Eolico italiano: costi e benefici”, sullo stato dell’arte dell’eolico in Italia (8.665 MW di potenza installata per 6.230 aerogenerato, ma solo 107 MW nel 2014) dopo la chiusura del primo triennio di funzionamento dei meccanismi delle aste e dei registri.

Gli operatori hanno evidenziato con urgenza la necessità che siano definiti nuovi contingenti per l’eolico, se si vogliono cogliere le opportunità connesse alla realizzazione di nuovi impianti: riduzione del prezzo elettrico, gettito fiscale e benefici territoriali. Ed è stato sottolineato che questi benefici risultano significativamente superiori rispetto ai costi di incentivazione previsti.

Sono stati presentati dagli analisti economici Tommaso Barbetti e Andrea Marchisio di eLeMeNS e da Alessandro Marangoni, CEO di Althesys alcuni dati di settore ben spiegati in un breve video con una chiara infografica (vedi sotto).

Secondo eLeMeNS “gli economics del settore eolico descrivono una fase di passaggio: da costo, l’energia dal vento si sta gradualmente trasformando in beneficio netto per il sistema. Per il futuro immediato, l’uscita dall’incentivazione di diversi impianti può consentire un supporto più efficiente alla crescita della potenza eolica attraverso il meccanismo delle aste, con effetti sulla bolletta a saldo nullo in termini di oneri tariffari e – nel lungo termine – a saldo positivo dal punto di vista del consumatore in termini di componente energia”.

Marangoni ha spiegato che “le energie rinnovabili nascono per obiettivi ambientali, ma comportano una serie di effetti positivi. Il comparto eolico, in particolare, nel 2014 ha generato ricadute economiche per più di 800 milioni di euro in termini di valore aggiunto e indotto, 3.400 occupati e 7,7 milioni di ton di CO2 evitate. Al 2030, in uno scenario di crescita moderato, Althesys stima ricadute complessive per 24 miliardi di euro, con più di 4.300 occupati diretti e indiretti, 4,8 miliardi versati all’erario per imposte sui redditi e 221 milioni di ton di CO2 evitate.”

Simone Togni, Presidente dell’ANEV ha espresso le sue preoccupazioni per il settore eolico, già evidenziate alle istituzioni. “Un comparto come quello eolico – ha detto – che ha dimostrato a livello nazionale e mondiale di portare benefici notevoli in termini economici, occupazionali e ambientali, rischia in Italia di scomparire a causa di provvedimenti penalizzanti, come anche la bozza del nuovo Decreto, che risulta essere contraddittoria e lesiva degli interessi del Paese anche rispetto agli obiettivi assunti al 2020 e quelli in fase di definizione al 2030. Il testo propone infatti importanti tagli agli incentivi per l’eolico, che ne ridimensionano consistentemente le prospettive di crescita e sviluppo, contrariamente, per altro, a quanto preannunciato per il Green Act, che dovrebbe puntare a rilanciare le politiche ambientali”.

Nel corso del convegno si è anche parlato di alcune criticità per l’eolico nella bozza del decreto rinnovabili, come la scomparsa dell’eolico off-shore, che in Europa ha importantissime ricadute in termini di crescita tecnologica e occupazionali (58.000 unità), che con più di 5000 MW installati.

Gb Zorzoli, Presidente onorario di FREE ha voluto sfatare alcuni falsi miti come quella “secondo cui nel 2013 l’Italia ha già praticamente raggiunto l’obiettivo FER 2020, dimenticando che: a) il dato si riferisce ai consumi energetici lordi del 2013, cioè nel pieno della crisi economica, mentre nel 2020 saranno più alti; b) nessuno ha finora disconosciuto la SEN, che portava al 18-20% la percentuale dei consumi coperti da rinnovabili. Occorre quindi un impegno aggiuntivo, anche in vista degli obiettivi al 2030, che per l’eolico comporta l’innalzamento dei contingenti e la revoca delle norme che di fatto impediscono il revamping degli impianti di prima generazione”.

Alberto Biancardi Commissario dell’Autorità per l’Energia ha espresso la sua opinione sul tema degli sbilanciamenti: “L’intervento dell’Autorità in ordine alla disciplina degli sbilanciamenti per le fonti rinnovabili non programmabili, nel rispetto delle decisioni del giudice amministrativo, risponde alla finalità di operare per la piena integrazione delle medesime nel sistema elettrico. In tale scenario la fonte eolica è chiamata a giocare un ruolo strategico di dispiegamento ottimale delle sue rilevanti potenzialità in un’ottica di sicurezza e stabilità. Tale delicato equilibrio, di non immediata soluzione, può essere raggiunto proprio attraverso un’accurata analisi dei benefici e dei costi sul sistema”.

È intervenuta anche Terna Rete Italia con Pier Francesco Zanuzzi: “Le rinnovabili non sono più una risorsa marginale del sistema, ma contribuiscono in misura rilevante alla copertura del fabbisogno di energia del Paese. Per l’integrazione degli impianti eolici nel Sistema Elettrico Nazionale Terna ha investito importanti risorse, sviluppando la Rete e sperimentando tecnologie innovative. In un contesto di continua crescita delle rinnovabili, la prospettiva di una combinazione tra Smart Grid e Smart User, tra cui gli impianti eolici che hanno acquisito una buona maturità in termini di prestazione per la rete, può rappresentare la strada per una gestione efficace ed efficiente di tutte le risorse del sistema”.

Per Francesco Ferrante, Vice Presidente del Kyoto Club “siamo in presenza di un nuovo attacco alle rinnovabili, perché la proposta di decreto del Governo, non solo penalizza l’eolico, e in particolare quello mini, dove iniziava a svilupparsi una filiera interamente italiana, ma non risolve nessuno dei problemi connessi al mal funzionamento delle aste e dei registri.”

Ha partecipato all’incontro anche il Direttore della Divisione operativa del GSE, Francesco Sperandini.

ADV
×