Efficienza energetica, il rapporto Enea e quelle barriere non-economiche

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Le politiche per l'efficienza hanno prodotto buoni risultati, come un risparmio di oltre 2 miliardi di euro all'anno in import di fossili. Ma più che l'intensità energetica si sono ridotti consumi, complice la crisi. Gli ostacoli da rimuovere per sfruttare tutto il potenziale del risparmio energetico.

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Oltre 2 miliardi di euro di risparmio sulle importazioni di gas e petrolio, un taglio dei consumi di 7,55 Mtep all’anno e 18 milioni di tonnellate di CO2 in meno: le politiche nazionali sull’efficienza energetica di risultati ne hanno dati, ma resta molto da fare, tanto che l’intensità energetica, cioè il rapporto tra consumi e Pil, non sta calando.

Per cogliere a pieno il potenziale del risparmio energetico, visto da tutti come fondamentale, le barriere da superare sono soprattutto quelle non-economiche: in particolare la normativa va omogeneizzata e semplificata e l’accesso al credito va reso più agevole con strumenti che permettano che i finanziamenti vengano dati in base alla validità dei progetti e non al merito creditizio dei proponenti.

È questo quanto emerso oggi alla presentazione del “Rapporto sull’Efficienza Energetica” dell’Enea, che contiene dati aggiornati al 2013 (vedi executive summary allegato in basso, qui il video della presentazione).

Alcuni strumenti, emerge, sono stati particolarmente efficaci: ad esempio grazie al solo meccanismo delle detrazioni fiscali, i cosiddetti ‘ecobonus’, oltre 2 milioni di famiglie hanno investito 22 miliardi di euro per riqualificare energeticamente le proprie abitazioni dal 2007 al 2013, con un indotto di 40mila occupati in media l’anno.

Rispetto al PAEE 2014 (piano d’azione per l’efficienza energetica), il rapporto evidenzia che è già stato raggiunto oltre il 20% dell’obiettivo di efficienza previsto per il 2020. Tra gli incentivi più efficaci il meccanismo dei Certificati Bianchi, che ha dato 3,4 Mtep di risparmi sui 7,55 totali. Dall’introduzione di standard minimi di prestazione energetica sono venuti 2,4 Mtep, dagli incentivi nei trasporti 0,9 Mtep e dai citati ecobonus altri 0,9 Mtep.

Tra i settori che hanno maggiormente contribuito a questo risultato – spiega una nota Enea – il residenziale e l’industria, mentre forti risparmi “potrebbero derivare dall’agrifood, con la lotta agli sprechi alimentari, al cibo a km zero e tecnologie ad alta efficienza nella grande distribuzione (sistemi refrigeranti e illuminazione) e nella logistica”. Sfogliando il rapporto però è evidente che la crisi economica è stata determinante nel taglio dei consumi dei vari comparti industriali (vedi grafico sotto).

Mentre i consumi domestici sono aumentati (vedi sotto).

A livello generale, come si vede dal grafico sotto, se i consumi sono calati, l’intensità energetica non ha fatto altrettanto.

Dal rapporto insomma emerge chiaramente che c’è molta strada da fare e tra gli intervenuti alla presentazione tutti sembrano d’accordo sul fatto che le barriere da rimuovere non siano (solo) economiche: ad esempio i risultati di un’indagine ENEA/Confindustria tra le aziende mostra come il 90% del campione chieda meno burocrazia, semplificazione normativa e un quadro finanziario più stabile.

A tal proposito Sara Romano, direttrice generale per il mercato elettrico, le rinnovabili e l’efficienza energetica del MiSE, intervenuta alla presentazione del rapporto, ha annunciato l’arrivo imminente di un provvedimento per omogeneizzare le norme sugli attestati di prestazione energetica degli edifici.

Per far decollare il settore dell’efficienza, poi, un ruolo chiave spetta alle banche: secondo un’indagine dell’ABI contenuta nel rapporto, l’86% degli istituti di credito ha messo a punto prodotti dedicati all’efficienza. “Per sbloccare realmente i finanziamenti – ha spiegato il presidente del consorzio ABI Lab Pierfrancesco Gaggi – occorrono linee guida per la replicabilità dei progetti, nonché audit e rating per valutarne la qualità.”

Da questo punto di vista un supporto dovrebbe venire dall’Enea: per l’ente, ha spiegato il presidente Federico Testa, “la sfida è quella di diventare un soggetto terzo per la ‘bollinatura’ dei progetti: Enea si candida a svolgere un ruolo di riferimento e garanzia per l’intero settore.’’

Sul problema dell’accesso al credito aspettative ci sono rispetto al Fondo nazionale per l’efficienza energetica (vedi anche su QualEnergia.it, Le strategie del governo per sbloccare gli investimenti in efficienza energetica). In Italia, a differenza che in altri contesti, ha spiegato il responsabile dell’Unità tecnica per l’efficienza energetica Enea, Roberto Moneta (confermando quanto emerge dal nuovo report del Politecnico di Milano di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi), i finanziamenti vengono erogati valutando più il merito creditizio del richiedente, anziché la validità tecnico-economica degli interventi. Il Fondo nazionale, ha rassicurato a proposito Romano, “servirà proprio a separare il rischio del progetto dal merito creditizio.”

L’executive summary del rapporto (pdf)

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