Efficienza energetica, è l’Italia il Paese UE con il più grande mercato potenziale

In Italia da qui al 2020 il target sull'efficienza energetica potrebbe muovere 10-12 miliardi all'anno di investimenti. La stima nell Energy Efficiency Report 2015 dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. Ma il mercato italiano è frenato da burocrazia e dall'accesso al credito.

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L’Italia è il Paese in Europa con il maggior potenziale di mercato legato al raggiungimento dell’obiettivo 2020 sull’efficienza energetica: si potrebbero muovere investimenti per 55-76 miliardi di euro. Il settore nel nostro Paese è anche tra i più maturi, ma il potenziale rimane frenato da burocrazia e difficoltà di accesso al credito. È questo uno dei molti highlight che emergono dal Energy Efficiency Report 2015 dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, il nuovo studio che sarà presentato il prossimo 18 giugno, che QualEnergia.it ha visionato in anticipo.

Nel lavoro, oltre a fornire una fotografia dettagliata del settore in Italia, si presenta un’indagine sullo stato dell’arte e sulle potenzialità dell’efficienza energetica in Europa, condotta a partire dalle informazioni contenute negli National Energy Efficiency Action Plans 2014. In generale, si scopre, gli Stati membri sono piuttosto indietro sui target: in media sono al 32% dell’obiettivo e la maggior parte (circa il 61%) si posiziona al di sotto di questa media.

La prima della classe, e unica ad aver superato il 50% del cammino, è la Germania che già a fine 2012 era a circa il 69% del target, fanalino di coda l’Irlanda, con solo il 9% di quota raggiunta.

Guardando a consumi e quota raggiunta del target 2020, lo studio ha stimato il potenziale di mercato dell’efficienza energetica dei differenti Paesi, inteso come l’ammontare degli investimenti potenzialmente necessari al raggiungimento dell’obiettivo prefissato dal Pacchetto 20-20-20 per ciascuno Stato. Il volume d’affari è notevole: fra i 352 e i 534 miliardi di euro, cioè 58-89 miliardi di euro all’anno tra il 2015 e il 2020 a livello di UE. Di questa cifra la maggior parte è ascrivibile a un gruppo di 4 Paesi – Francia, Regno Unito, Spagna e Italia – nei quali sono possibili investimenti per 166-264 miliardi di euro.

Come anticipato, è l’Italia il Paese con il maggior potenziale di mercato: fra i 55 e i 76 miliardi di euro, cioè tra 9,2 e 12,6 miliardi all’anno se l’obiettivo venisse raggiunto a fine 2020.

Oltre alla stima degli investimenti, il report valuta l’effettiva possibilità che questo potenziale di mercato si concretizzi, guardando alle caratteristiche dei diversi Paesi e in particolare alla maturità della filiera e al quadro regolatorio e finanziario.

In base a questi parametri il Belpaese va a finire – assieme a Spagna, Gran Bretagna, Portogallo e Francia e Italia – nel gruppo dei Paesi “frenati”: questi, si legge, “rappresentano i mercati più allettanti, grazie ai notevoli volumi d’affari potenziali in gioco, in media circa 7,8 mld €/anno. Tuttavia essi presentano da un lato una filiera piuttosto matura, caratterizzata da numerosi operatori specializzati che offrono un ampio ventaglio di soluzioni tecnologiche attraverso contratti basati sulla garanzia risparmio, e, dall’altro lato, un quadro finanziario inefficace, caratterizzato da iter onerosi e lunghi per l’ottenimento delle risorse e da istituti finanziari che molto spesso valutano il merito creditizio del richiedente e non quello del progetto”.

Una realtà che influenza il modo di agire degli operatori italiani, sul quale il rapporto compie un’analisi approfondita. Le aziende italiane dell’efficienza energetica, si spiega, in maniera analoga a quelle degli altri Paesi, “concentrano la propria offerta sui segmenti dell’industria e del terziario (mentre nel residenziale sono attivi molti operatori non specializzati, ndr), offrono ai propri clienti contratti basati sulla garanzia di raggiungimento di performance di risparmio energetico e sono generalmente molto integrati sulle attività caratteristiche dei progetti di efficienza energetica, ovvero realizzano internamente o si assumono la responsabilità di quasi tutto il processo che porta alla realizzazione degli interventi”.

“Tuttavia – spiegano i curatori del rapporto – unico elemento distintivo riguarda le modalità di finanziamento: gli operatori italiani, a differenza di quelli operanti nei Paesi europei considerati, preferiscono reperire le risorse finanziarie per i progetti di efficienza energetica dai tradizionali istituti di finanziamento (banche) a causa di una bassa capitalizzazione, notevolmente minore rispetto agli operatori spagnoli, francesi, britannici e portoghesi, che utilizzano anche il capitale proprio quale metodo di finanziamento.”

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