Trivelle offshore Sicilia: appello delle associazioni contro il rigetto del Tar del loro ricorso

  • 8 Giugno 2015

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Greenpeace, Legambiente e Wwf hanno deciso di appellarsi alla decisione del Tar del Lazio di respingere il loro ricorso contro il progetto di trivellazione in mare conosciuto come ''Off-shore Ibleo” di Eni ed Edison. Motivo? Due capisaldi del ricorso non sono stati presi in dovuta considerazione dal Tar.

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Greenpeace, Legambiente e Wwf hanno deciso di appellarsi alla decisione del Tar del Lazio di respingere il loro ricorso contro il progetto di trivellazione in mare conosciuto come ”Off-shore Ibleo” di Eni ed Edison. Il progetto prevede 8 pozzi, di cui due esplorativi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa delle province di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa. Associazioni ambientaliste e amministrazioni locali avevano presentato un ricorso al Tar contro il progetto, “di cui è stata sancita la compatibilità ambientale senza che venissero nemmeno definiti – e tanto meno valutati – gli scenari di rischio rilevante e le possibili conseguenze”.

La sentenza del Tar “conferma invece che nel nostro Paese attività pericolose come le trivellazioni in mare possono essere autorizzate senza alcuna valutazione dei rischi più rilevanti e dei conseguenti impatti ambientali”, spiegano le associazioni che ricordano come due capisaldi del ricorso non sono stati presi in dovuta considerazione. Con il primo si contestava il progetto di Eni ed Edison come non assentibile, per la presenza nell’area di habitat prioritari, dunque in violazione del Dm 184/07. Con il secondo si contestava la decisione presa nel 2010 dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, con la quale il progetto era stato sospeso anziché archiviato, essendo intervenuto nel frattempo un preciso divieto di legge relativo alla distanza di queste attività dalla costa: il limite delle 12 miglia fissato dal cosiddetto ‘decreto Prestigiacomo’”.

Il progetto originario, peraltro, non prevedeva la realizzazione di una piattaforma offshore ma le deroghe sopravvenute con il decreto Sviluppo dell’allora ministro Passera non possono applicarsi, anche secondo il parere del Consiglio di Stato, a una modifica così sostanziale: la piattaforma è infatti uno dei fattori di maggiore pressione e di rischio per l’ambiente marino circostante.

“Rispettiamo la sentenza del Tar, come ogni altra – dicono le associazioni- non entriamo nel merito delle valutazioni fatte, ma di quelle non fatte: il Tar omette infatti di pronunciarsi sulle questioni fondamentali del ricorso, come la presenza di habitat prioritari e il fatto che il progetto autorizzato differisca dal progetto originariamente presentato, prevedendo la costruzione di una piattaforma nel limite delle 12 miglia, in assoluta contrarietà al divieto introdotto dal ‘decreto Prestigiacomo’ del 2010”.

Come se non bastasse, nell’area del Golfo di Gela un altro progetto di Edison, quello della piattaforma VEGA B, che affiancherà l’esistente Vega A, ha da poco ricevuto parere positivo.

Per le associazioni “i progetti con cui si vorrebbe saccheggiare il nostro mare continueranno a essere puntualmente contestati, e troveranno ancora opposizione da parte di associazioni ambientaliste e, siamo certi, di istituzioni, governi locali e cittadini dei territori interessati”.

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