In Abruzzo un “comitatino” vince contro una compagnia americana degli idrocarburi

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Dopo più di cinque anni di battaglie, il 18 maggio una sentenza del Consiglio di Stato ha sancito l’insostenibilità del progetto della società americana Forest Oil Corporation per lo sfruttamento del giacimento di gas naturale nel Comune di Bomba. Troppi i rischi per la collettività locale. Una vittoria arrivata grazie soprattutto all'impegno civile e al rigore scientifico del comitato locale.

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L’interesse pubblico viene prima di tutto. Sicurezza e principio di precauzione sono i fattori chiave di una sentenza che ha portato un comitato di un piccolo paesino abruzzese di 800 abitanti a sconfiggere una grande società petrolifera americana. Scene da un film d’oltreoceano? No, un esempio concreto che va raccontato e che la dice lunga sul fatto che opporsi contro un attacco al territorio e ai suoi abitanti con convinzione e razionalità può essere una strategia vincente.

Il nome del paesino in questione è tutto un programma: si chiama Bomba, in provincia di Chieti. La forte motivazione e preparazione del suo comitato ha “deflagrato”, è il caso di dirlo, sulla società Forest Oil Corporation di Denver, che ha quasi cento anni di vita.

Gli americani dal 2009 hanno iniziato a interessarsi al sito: volevano trivellare cinque nuovi pozzi alla ricerca di gas naturale e costruire una centrale di desolforazione e raffinazione presso un piccolo lago azzurro, lago di Bomba, appunto. Il paesino è solo a poche centinaia di metri e le vasche per il contenimento di materiale di scarto, in un territorio geologicamente instabile, non sono lontano dalla diga sul fiume Sangro realizzata in terra battuta, e non in cemento, vista l’instabilità del territorio.

La popolazione ha reagito e guidata dal Massimo Colonna, un chimico, ha costituito il “Comitato Gestione Partecipata del Territorio”, che insieme ad altri esperti e professionisti che si sono attivati gratuitamente, ha potuto visionare tutti i documenti e scoprire che, al netto delle numerose compensazioni offerte dalla società petrolifera, il progetto era particolarmente impattante e inquinante. Alla battaglia hanno anche aderito i sindaci e i Consigli Comunali che hanno deliberato contro il progetto e la Provincia di Chieti.

Come ha scritto su ilfattoquotidiano.it Maria Rita D’Orsogna, che da tempo si batte contro la ricerca di idrocarburi in Italia e soprattutto sul territorio abruzzese: “…E se uno pensa che questo sia uno dei tanti comitatini, tanto fumo e niente arrosto, si sbaglia di grosso. Questo è stato un comitato che ha prodotto testi intelligenti, che ha dibattuto con i petrolieri, che ha convinto i politici ad agire, che si è letto le carte, ha rifatto i conti dei petrolieri, e che spesso ne sapeva di più dei petrolieri stessi. A ogni occasione hanno fatto vedere alla Forest Oil di che stoffa erano fatti”.

Dopo il riconoscimento delle istanze del comitato da parte del Comitato VIA, alla fine, il 18 maggio è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito l’insostenibilità del progetto di sfruttamento del giacimento di gas naturale nel Comune, in considerazione dei rischi di danni ingentissimi per la collettività locale, riconoscendo così molte delle motivazioni da sempre addotte per sostenere l’incompatibilità economica, ambientale e sociale del progetto.

Insomma una bella ventata di aria fresca che dimostra come con impegno civile e rigore scientifico, anche società e multinazionali delle fonti fossili posso essere affrontate e sconfitte.

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